CULTURA & SOCIETA'

Con la semina di primavera dell’umile ed antica “rapesta” si riusciva a sfamare gli ischitani poveri nei tempi magri del Dopoguerra: una tradizione che resiste.

La loro coltivazione era fra quelle che il contadino delle nostre parti seguiva con un certo interesse, perché riteneva la rapa praticamente commestibile, adatta per la cucina povera degli isolani e della propria, ma anche ingrediente di supporto per la cucina degli ischitani borghesi che ne facevano uso in particolari occasioni e per gli chef di alberghi e ristoranti. Il ruolo importante dei broccoletti di rape

Nel borsino dei tanti prodotti delle nostre campagne, passati in rassegna con descrizioni tecnico-scientifiche, ma soprattutto pratico-narrative di facile esposizione e lettura nei nostri “speciali” , resi più completi col corredo di immagini di riferimento a colori su Il Golfo, ci piace riproporre le rape, comunemente denominate dai contadini dell’ isola ”rapeste”. I nostri terreni, da Ischia a Sant’Angelo, collinari e a valle, in passato erano pieni zeppi di “rapeste”, l’umile ortaggio considerato verdura di basso ordine per i poveri.

La loro coltivazione era fra quelle che il contadino delle nostre parti seguiva con un certo interesse, perché riteneva la rapa praticamente commestibile, adatta per la cucina povera degli isolani e della propria, ma anche ingrediente di supporto per la cucina degli ischitani borghesi che ne facevano uso in particolari occasioni e per gli chef di alberghi e ristoranti. La loro semina è principalmente in questo periodo, sia a marzo-aprile, sia a fine estate a settembre–ottobre. Per gli isolani la semina di primavera era la preferita e la si realizzava con cura, a “regola d’arte” come usavano dire i contadini. In pratica si poneva il seme a una profondità di circa 2 cm a fila per ottenere la rapa germogliata a una distanza di 15 cm, dimodochè le foglie non corressero il rischio di incrociarsi, ma che potessero crescere in libertà. Ogni fila era distante l’una dall’altra di 30 cm per una lunghezza di svariati metri lungo il terreno coltivato. Il contadino ischitano di quella Ischia che in agricoltura, negli anni’40-50’60, deteneva le prime posizioni nella classifica delle località della Campania intensamente coltivate, per la semplicità del prodotto, nutriva un certo rispetto nei riguardi della rapa e delle cime di rapa, che insieme, prima e dopo il periodo bellico, riuscivano a sfamare molte famiglie, specie quelle dell’entroterra ischitana, che si sostenevano con i soli prodotti dei propri terreni lavorati. Per questo la rapa e le cime di rapa facevano la loro figura rispetto agli altri ortaggi di superiore considerazione. Per germogliare in fretta e con le foglie verdi al vento, le rape avevano bisogno di un clima ottimale di 15 – 18 gradi.

CIME DI RAPE APPENA SRADICATE
CIME DI RAPE APPENA SRADICATE

Quando ciò accadeva le rape e cime di rape germogliavano in 7 giorni. La rapa o rapesta in gergo contadinesco dell’entroterra dell’isola e non solo, può essere considerata cugina del sedano alla radice il cui sapore è a metà strada tra il sedano stesso e le nocciole, anche nella forma quando questa è gigante. Lo storico Giuseppe D’Ascia autore della monumentale opera sulla storia completa dell’isola d’ Ischia, quando parla dell’agricoltura, del mondo contadino e degli svariati prodotti agricoli che producono le campagne dell’isola, descrive, sia pur in breve, la rapa o cima di rapa, come umile ortaggio che con la sua crescita contribuisce anch’essa alla ricchezza naturale della propria terra, facendo riferimento a quanto sia utile alla genuina alimentazione di molte famiglie di contadini quando hanno poco o niente da mangiare. Infatti a tavola si consumano prevalentemente cotte e vengono utilizzate soprattutto nelle ricette di: contorni, primi piatti e antipasti. Le cime di rapa si presentano come dei mazzetti composti da coste, germogli, foglie e fiori color verde. Questi ultimi somigliano a dei broccoli in miniatura; non a caso vengono chiamati anche broccoletti di rapa. Il sapore è abbastanza caratteristico; i fiori ricordano il broccolo, mentre le foglie somigliano vagamente alla cicoria da taglio. Il gusto predominante è dolce, La rapa fa parte della famiglia delle Brassicaceae, la stessa del cavolo ed ha affinità con il ravanello. Si mangiano sia le radici che i fiori (le famose cime di rapa). La bellezza non è il suo forte, essendo un tubero per lo più tozzo, bianco e, in alcuni casi, con qualche sfumatura violacea.

LE FAMOSE ORECCHIETTE CON LE CIME DI RAPA
LE FAMOSE ORECCHIETTE CON LE CIME DI RAPA

Il suo sapore è molto connotato, prevale come abbiamo detto, il dolce, a volte anche con delle punte di piccante. Ma come si cucinano le rape? Servendole crude in insalata si va sul sicuro ma ci sono tanti altri modi per rendere accattivante questa verdura che si trova tutto l’anno, anche se la stagioni ideale per consumarla è la primavera. L’isola d’Ischia presenta una larga mappatura del suo terreno a terrazze o pianeggiante distinta per zone o località del territorio ove alligna, molto meno che nel passato, la coltivazione delle rape mediante inseminazione del terreno naturalmente. A Ischia andavano forte in passato i terreni silenziosi senza costruzioni di Casalauro, della Siena, di Piano Liguori e del Ciliento. A Barano le Chianole e i Maronti e l’entroterra di Buttavento, a Casamicciola e Laco Ameno, Montecito, le terrazze della Borbonica e Monte Vico. A Forio i terreni di via Bocca e l’entroterra di Monterone. A Serrara Fontana, quasi tutto il suo territorio

Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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