CRONACA

Coronavirus, scuole chiuse fino al 15 marzo

Ieri aperto solo l’IC “V. Mennella” a Lacco Ameno, ma gli studenti hanno disertato. Tutti pronti per una formazione a distanza

E’ stata l’unica scuola aperta sull’isola. Per un solo giorno. Aperta ma sostanzialmente vuota. Senza quel vociare di giovani studenti alle prese con una della avventure più belle della vita. Erano solo una ventina, gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Vincenzo Mennella” di Lacco Ameno, che ieri mattina si sono presentati puntuali in classe al suono della campanella: divisi tra scuola dell’infanzia, elementari (circa una dozzina) e medie. Hanno superato i timori che (anche comprensibilmente) vivono le famiglie isolane e hanno fatto regolarmente lezione. Quattro di loro sono anche andati in palestra. Per il resto aule vuote, cortili deserti, corridoi spopolati. Anche se dirigente scolastica, insegnanti e personale Ata sono rimasti tutti al loro posto.

Dopo la (tanto temuta) notizia ufficiale, arrivata nella tarda serata di martedì, sul primo contagiato di Coronavirus dell’isola (un turista di Brescia in vacanza a Forio e ricoverato al nosocomio di Lacco Ameni) i sindaci avevano deciso per una chiusura di tutte le scuole con ordinanze contingibili e urgenti, adottate in via precauzionale per contenere eventuali probabilità di contagio. Quella che doveva essere la giornata della ripresa delle lezioni su tutto il territorio isolano (con la riapertura delle scuole di Casamicciola), si è trasformata invece in una serrata pressoché totale. Una forzatura amministrativa, forse, che rispondeva all’interesse superiore della salute pubblica ma anche al clima di forte preoccupazione della comunità locale.

«Siamo rimasti aperti – ci ha spiegato la Dirigente scolastica Assunta Barbieri – perché ilCommissario Prefettizio del Comune di Lacco Ameno, la dott.ssa Calcaterra, viste le disposizioni governative, ha ritenuto di non poter prendere delle iniziative in merito alla chiusura del nostro Istituto. Quindi i nostri plessi sono rimasti regolarmente aperti. Naturalmente, alla luce delle notizie arrivate all’ultima ora, mi aspettavo questa defezione di massa. Avevo recepito l’agitazione e la paura delle famiglie, i genitori mi chiedevano: perché solo noi? Ieri mattina, perciò, non sono rimasta sorpresa. Malumori, del resto, mi erano stati espressi anche da qualche docente, soprattutto da chi viaggia quotidianamente dalla terraferma ed era preoccupato dalla diffusione del contagio.»

«Voglio però precisare – ha continuato la preside – che è nostro compito dare segnali positivi e rassicuranti, quindi tutti gli studenti che ieri mattina si sono presentati nei nostri plessi, sono stati accolti con serenità e calma, hanno svolto regolarmente lezione fino al termine dell’orario. I docenti, anche della primaria e della scuola dell’infanzia che non avevano alunni presenti in classe, hanno comunque lavorato per verificare ipotesi di formazione a distanza con la tecnologia di cui siamo forniti. Ipotesi studiate in vista di un periodo lungo di chiusura che adesso è diventato realtà.»

Già nella mattinata di ieri, in verità, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, sentito

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il parere della commissione scientifica, non aveva fatto mistero di essere favorevole alla chiusura delle scuole su tutto il territorio nazionale. Nelle prime ore del pomeriggio, il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina precisava che «nessuna decisione è stata ancora presa: al momento abbiamo chiesto al Comitato tecnico scientifico una valutazione, se lasciare o meno aperte le scuole, che sia proporzionale allo scenario epidemiologico del paese».

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Alle 18 arriva la decisione finale comunicata in conferenza stampa dal PdC e dal ministro Azzolina: in tutta Italia scuole chiuse e lezioni sospese fino al 15 marzo. Una scelta, quella intrapresa dal governo, che avrà ripercussioni enormi ma, dopo attente e articolate valutazioni, ha prevalso un prudente pragmatismo: non siamo alla pandemia, ma i numeri dei morti e dei nuovi contagi dicono che il Paese deve essere pronto. La priorità è limitare la diffusione del virus, potenziare gli ospedali e scongiurare il collasso del sistema sanitario nazionale. A questa decisione seguirà una serie di misure per salvare comunque l’anno scolastico. A cominciare dall’impiego del digitale per lezioni a distanza. Insomma, a scuola da casa. Insieme a professori, compagni, libri, appunti e tutto il resto. Per sicurezza o per necessità. Video su YouTube, compiti in cloud e lezioni in tempo reale su Skype: basta un pc, una connessione Wi-Fi e la scuola dell’emergenza Coronavirus prenderà forma.

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