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Dpcm, i sindaci non ci stanno: «Non facciamo da parafulmine»

Dall’isola Enzo Ferrandino si allinea all’ANCI: «Stiamo combattendo a mani nude contro l’epidemia e contro la crisi economica», Giacomo Pascale chiede «una norma quadro sulle nuove competenze dei sindaci»

Nell’ultima versione del Dpcm del 18 ottobre pubblicata sul sito del Governo, il ruolo dei sindaci sulla gestione della movida e il rispetto delle regole anti-contagio da Coronavirus è diventato più generico. Almeno rispetto a quanto lo stesso premier Giuseppe Conte ha detto in conferenza stampa domenica sera, quando ha affermato: «I sindaci potranno disporre la chiusura dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti». Tanto è bastato per infiammare lo scontro tra governo e l’Anci, a cominciare dal suo presidente, il sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha accusato il governo di scaricare la responsabilità della gestione sui Comuni. Mentre a stretto giro il Viminale è intervenuto per chiarire che i sindaci saranno coadiuvati dai Prefetti. «È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile», ha detto Decaro. «Si incontrano i ministri con i presidenti di regione e decidono in autonomia. Il governo decide senza tener conto delle esigenze locali». «Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci», ha aggiunto. «Non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare, per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del Dpcm la parola sindaco. Non ci piacciono le ordinanze-spot: se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso».

L’INTERVENTO SUL DPCM

Decaro si era chiesto ieri sera se «saranno le forze dell’ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l’ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? I cittadini non si sposteranno da una piazza a un’altra? Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso». Secondo quanto aveva riportato Repubblica, domenica sera c’era stata una telefonata di chiarimento (evidentemente non così risolutoria), nella quale il premier ha garantito nuove correzioni al testo definitivo del Dpcm. E in effetti la formula finale recita:

«Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private.”;»

Nella nuova formula quindi sparisce il riferimento esplicito ai sindaci, che già compariva nella prima bozza del Dpcm, ma non viene chiarito chi debba materialmente intervenire per disporre l’eventuale chiusura di zone delle città in cui «si possono creare situazioni di assembramento». Un dettaglio che fa la sostanza della rabbia dei sindaci, tutt’altro che esaurita.

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L’ACCUSA DEL GOVERNATORE DE LUCA

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Stoccata anche da parte del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. «Dalle anticipazioni che mi sono arrivate nel Dpcm del governo ci sono cose interessanti ma anche elementi di ambiguità, ha detto. Ad esempio c’è la vendita di cibo da asporto fino alle 24, tranne che per il consumo sul posto nelle adiacenze, chi può misurare le adiacenze?». E poi: «Vedo anche – ha detto – una cosa che non mi convince, i sindaci possono vietare la mobilità nei quartieri più frequentati, mi sembra che siamo ancora in elementi di non chiarezza».

ENZO FERRANDINO SULLE POSIZIONI DI DE CARO

«Compatibilmente con le situazioni che si verranno a generare sul territorio e con le esigue risorse che abbiamo a disposizione, continueremo a garantire la salute dei nostri concittadini». «Ma è anche vero – continua il sindaco di Ischia che è anche componente del comitato direttivo di Anci Campania – che bisogna condividere la posizione dell’Associazione nazionale Comuni d’Italia e del presidente Antonio De Caro che ha parlato di azione scaricabarile del Governo sui sindaci. In prima battuta il Decreto del Presidente del consiglio dei Ministri sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica». «Noi sindaci – incalza Enzo Ferrandino – stiamo fronteggiando a mani nude sia la situazione legata all’emergenza sanitaria che il momento di crisi economica. In una realtà come la nostra, strettamente legata al turismo, le difficoltà diventano doppie perché nella breve stagione estiva c’è stata una grave e drastica riduzione di presenze. E la crisi economica che stiamo vivendo ne rappresenta appieno il risultato».

PASCALE: «UNITA’ D’AZIONE CON GLI ALTRI SINDACI ISOLANI»

«Il Governo centrale deve rendere edotti tutti i sindaci sulle nuove competenze dei Comuni», così Giacomo Pascale esordisce invocando «una norma quadro». Ed ancora: «Con la mia amministrazione continueremo a porre in essere tutti gli atti necessari per combattere l’epidemia. Tutti ormai sappiamo che una delle poche armi che abbiamo a disposizione, se non l’unica, è il distanziamento. Qualora chiudere le strade possa servire, posso prendere in considerazione anche questa ipotesi». Chiosa, poi, Giacomo Pascale con un monito: «Certamente se tutti i sindaci dell’isola non agiamo insieme, ogni provvedimento potrebbe essere vano».

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