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Ego eco shock: un fallimento da 35 milioni di euro!

Questa è una storia tutta italiana, o se vogliamo una storia tutta ischitana. Magari, giacché da queste parti ci sono sei distinte municipalità con le loro peculiarità, possiamo anche asserire tranquillamente che è una storia tutta foriana. Tranquilli, nessuno verrà a smentirvi. Perché soltanto all’ombra del Torrione si può assistere alla permanenza, per così lungo tempo, di un’azienda che gestisce il settore della Nettezza Urbana contravvenendo ad una serie di elementari norme, quali ad esempio non versare il quinto dello stipendio a banche o società finanziarie con cui i dipendenti hanno contratto prestiti o cessioni, pagare gli stipendi in ritardo e chi più ne ha più ne metta. E questo sarebbe il minimo, parliamo di un’azienda capace di resistere ancora, sia pure con una denominazione diversa. Non più Ego Eco ma Super Eco: non è una questione di brand o di marketing, semplicemente siamo davanti al fallimento. Un fallimento che adesso emerge in tutta la sua drammaticità, la società che fu amministrata da Vittorio Ciummo ha un monte debiti di 35 milioni di euro. Avete capito bene, e parliamo soltanto delle somme che il giudice ha “ammesso”, altrimenti il buco finanziario sarebbe presumibilmente da guinness dei primati. Non ne parlerà, il resto del mondo mediatico, in questo caso (e non solo, ad onor del vero) l’imperativo categorico è quello di rimanere “allineati e coperti”.

Che la Ego Eco, dopo una serie di lunghi escamotage per evitare il fallimento, anche con il ricorso alla procedura concorsuale del concordato preventivo continuativo (che, detto per inciso, ha solo permesso di prendere tempo e dunque di prolungare l’agonia) fosse stata dichiarata fallita, era una notizia ormai risaputa. Ma l’entità del crac, le dimensioni del “vortice” debitorio fanno davvero impressione. Siamo davanti ad un record, l’ennesimo collezionato da questa azienda cacciata finanche (con il dovuto rispetto…) da Torre del Greco e tenuta in vita in quel di Forio. Record ovviamente tutti negativi, perché i 35 milioni riconosciuti dal curatore fallimentare non possono essere giudicati diversamente. Per fare un esempio, la sola agenzia delle entrate riscossione (ex Equitalia, per intenderci) avanza la bellezza di 31 milioni. Una notizia pessima anche per i creditori, che ve lo diciamo a fare. Non siamo a “Blu Notte” e i suoi misteri italiani e chi scrive non è Carlo Lucarelli: ma, a voler ripercorrere la tormentata storia di questo appalto – a parte la sua genesi che ha portato all’inchiesta giudiziaria riguardante la sua aggiudicazione, che ha riempito pagine di cronaca e portato diverse persone a processo – e a riavvolgere il nastro con attenzione, ci si accorge che in fondo l’epilogo era pressoché scontato. E così ritornano in mente i tanti consigli comunali con le infuocate battaglie tra maggioranza e opposizione che si contrapponevano su qualità del servizio, aumenti più o meno allegramente concessi all’azienda, sulle condizioni lavorative dei dipendenti e le reiterate “intenzioni” (per usare un eufemismo) di licenziamento di circa venti unità poi ridotte. E il Comune di Forio che in tutto questo ha forse commesso l’errore “campale”; acconsentire a tutta una serie di richieste del malato, che poi alla fine ha comunque esalato l’ultimo respiro. Strategia, evidentemente, non delle migliori.

In tanti avevano sollevato perplessità e dubbi, restando inascoltati: non soltanto l’opposizione originaria e quella aggregatasi strada facendo, ma anche chi – come quel “rompiscatole” di Augusto Coppola – era stato autore di una vera e propria crociata sui suoi profili social. Dopo le nefandezze e le manchevolezze compiute negli anni, i segnali chiari che la situazione era divenuta ormai disperata veniva costituita dal mancato pagamento totale finanche dei contributi e pure lo stato degli automezzi, che da capitolato avrebbero dovuto essere nuovi e invece risultavano vecchi e malandati. Il dettaglio, attenzione, non è trascurabile perché a scadenza contratto (2018) quei mezzi rimarranno proprietà del Comune di Forio, che non si ritroverà certo un capitale quanto piuttosto dei rottami. E siamo ai giorni nostri, passando a un’altra foriana “contraddizione”: il servizio è svolto dalla Super Eco, a seguito di fitto del ramo d’azienda del cantiere di Forio. Un contratto che ad oggi, per il curatore fallimentare, rappresenta in ogni caso una risorsa: siamo davanti a un canone corrisposto, del quale peraltro a tutt’oggi si ignora l’importo e che in ogni caso palesemente non può essere sufficiente a fronteggiare la massa debitoria della società fallita.  Un contratto che, secondo alcuni, costituirebbe un escamotage per continuare ad incassare dall’appalto all’ombra del Torrione. Fosse vero, oltre dal danno ci ritroveremmo anche la beffa.

 

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