CRONACAPRIMO PIANO

ENZO FERRANDINO: «Vi svelo il futuro dell’EVI»

Dopo l’aut aut di Alessandro Condurro che ha deciso di lasciare la carica di amministratore unico, è l’ora delle scelte per l’azienda che gestisce per il tramite dei Comuni isolani acquedotti e fognature sul territorio isolano. Il sindaco d’Ischia a Il Golfo indica le possibili strade da seguire partendo da un imperativo: evitare divisioni

Come un fulmine a ciel sereno ma non troppo, l’allarme è scattato. La spia rossa accesa da Condurro, che vuole lasciare l’Evi, è perentoria e non ammette repliche o discussioni. Impossibile per lui continuare a svolgere un incarico così delicato, il professionista ha espresso remore di carattere professionale e personale. Adesso che succede?

«Niente di particolare, troveremo una soluzione insieme agli altri sindaci. Non abbiamo perso tempo, era doveroso attendere l’insediamento delle due nuove amministrazioni di Casamicciola e Forio, Comuni dove si andava alle elezioni. Adesso andremo a tratteggiare quella che è la soluzione finale relative alla migliore gestione dei servizi di acquedotto e fognature che oggi viene gestita dal consorzio Cisi che è titolare delle condotte e delle infrastrutture e dell’Evi che è materialmente il soggetto gestore. Non è successo nulla di irreparabile né tantomeno di anomalo, tutti sapevamo che quello di Condurro era un incarico a termine. D’altronde questi erano i patti sin dall’inizio. Adesso siamo arrivati all’epilogo ed è giusto che si compia l’avvicendamento».

Già, ma a questo punto è lecito chiedersi in che modo e con quali modalità. Non ci vuole la sfera di cristallo per capire che opzioni e soluzioni tutto sommato sono limitate: o si fa ricorso a un nuovo amministratore unico, oppure ogni Comune esprime una figura o si chiude il cerchio magari con un CdA di tre soli elementi. Qual è a tuo avviso la strada più facilmente percorribile?

«Allora, partiamo col dire che la fase del liquidatore unico era frutto proprio del momento particolare dell’ente e che richiedeva e chiedeva la presenza di una figura unitaria. Prima di questo periodo, è doveroso ricordarlo, la gestione era affidata comunque a un collegio, a un consiglio di amministrazione. Ecco, rispetto a questa idea non c’è nessuna remora, decideremo insieme cercando di trovare la quadratura velocemente in modo da garantire il servizio e i suoi standard qualitativi. Dobbiamo individuare la migliore soluzione prospettabile alla comunità isolana, anche perché c’è da dover affermare un’autonomia gestionale rispetto al servizio idrico regionale che nella nostra agenda rimane una priorità: ma ritengo che sia già una cosa molto positiva essere riusciti a trovare un equilibrio di gestione economica che non depaupera il patrimonio della società. Questo è un grande successo: dunque, continuiamo a lavorare su questo solco e sono convinto che presto riusciremo a risolvere le problematiche».

Dal momento del ritorno in bonis, la società ha proseguito nel suo percorso virtuoso o sono sopraggiunte complicazioni di qualsivoglia natura?

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«No, personalmente non ho ravvisato accadimenti di natura gestionale che possano far pensare a degli squilibri e lo dico al netto delle chiacchiere da bar che purtroppo non mancano mai. Non c’è nulla che possa destare particolare preoccupazione. Su molti aspetti sindaci e Comuni cercano di andare d’accordo, è chiaro che quando c’è un consorzio dove ci sono quote assegnate in base a dei parametri chiari a ciascuna delle sei municipalità, viene facile pensare che ognuno possa provare a cercare di tirare l’acqua al proprio mulino. Ma vi assicuro che nella realtà le cose stanno diversamente».

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Nel caso in cui non si dovesse puntare su una scelta che veda ogni municipalità esprimere un soggetto all’interno di un potenziale, chiamiamolo così, consiglio di amministrazione, quanto è possibile un asse Ischia-Forio?

«Resto fermamente convinto del fatto che oggi per gestire bene un consorzio o comunque un ente collettivo come il CISI e di rimando come l’EVI (chiamato ad erogare una serie di servizi sul territorio), bisogna trovare l’accordo tra tutti i partecipanti. Non credo sia giusto muoversi o lavorare per creare delle maggioranze, a mio avviso non è assolutamente il momento: bisogna entrare in una logica e in un’ottica dove i problemi vanno risolti a prescindere dai confini geografici immaginando il comprensorio come un “unicum”. Ognuno si deve preoccupare di quello che accade nelle altre municipalità, la visione complessiva è partecipativa a 360 gradi deve essere un qualcosa di imprescindibile. Il Comune di Ischia, tanto per fare un esempio, non può non preoccuparsi di quanto ad esempio succede ipoteticamente alla condotta di Sant’Angelo e naturalmente lo stesso discorso vale a parti invertite. Questi sono gli ingredienti che bisogna tenere in considerazione se si intende fare un’azione positiva e virtuosa nei confronti della nostra comunità».

A proposito, manco a farlo apposta hai parlato di condotte. Ma adesso che l’Evi è uscito dalle secche della liquidazione e dunque può anche effettuare una serie di investimenti, ti chiedo quanto sono gli stessi necessari? Lo stato di salute di condotte, strutture e infrastrutture qual è?

«Sicuramente le infrastrutture che oggi insistono sul territorio sono vetuste, in alcuni tratti è ovvio che c’è bisogno di investimenti. Il primo passo era quello di rimettere in equilibrio finanziario la società, che oggi ha raggiunto una situazione di stabilità. Poi ci sono i passaggi successivi a cascata, che prevedono nel percorso che andiamo a svolgere anche quello di attingere a fondi per migliorare lo stato dell’arte e dunque la rete infrastrutturale».

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