CULTURA & SOCIETA'

Feste e buona tavola, Pasquetta tranquilla a Ischia

Ormai sono lontani i tempi in cui il giorno del Lunedì in Albis, ultimo del periodo pasquale, orde di giovinastri fra l’età adolescenziale e quella adulta di primo pelo,si riversavano sull’isola, mettendola a soqquadro con le loro intemperanze e comportamento disordinato. Tutto quanto per arrecare danno a tutti i luoghi calpestati, spiagge e pinete comprese.

Sbarcavano nel porto di Ischia ed a Casamicciola con traghetti e motonavi provenienti dal Molo Beverello di Napoli e da Pozzuoli, già alla partenza di mattina presto, non di certo con le migliori intenzioni, muniti fra l’altro di quegli storici palloni leggeri della Superflex e strane colazioni avvolte in pezzi di giornali e in zainetti di fortuna. Al Loro arrivo sull’isola, in men che non si dica, invadevano le strade del centro, scagliando senza un minimo di coscienza i loro palloni contro vetrine dei negozi e persone, seminando panico e fughe. Su spiagge e pinete, come si deceva, un…mare di cartacce intrise d’olio e di altri tipi di grasso, calzini e canottiere smesse, carcasse di palloni Super Santos andati distrutti ed il loro vociare scomposto, erano il risultato raccapricciante di una giornata festiva che doveva essere vissuta in sana allegria, col vero spirito della gita, per così dire, fuori porta, ma che invece si trasformava da subito a Ischia, per veri turisti presenti e per gli ischitani stessi in un Lunedì in Albis da incubo. Un Lunedì in Albis, che non si chiamava ancora Pasquetta, almeno qui ad Ischia. Certo, sono tempi passati, di cui però, per chi li ha vissuti,suo malgrado, è rimasto vivo il ricordo.

Per fortuna, ma anche e direi soprattutto,per decisa presa di coscienza che un simile passato mai sarebbe più potuto continuare, oggi stiamo qui a parlare di tempi decisamente più nobili, per una Ischia che allo stato attuale, anche se non seleziona con maniacale disciplina i suoi ospiti, almeno li sa guardare in faccia e ne capisce  la positività. Il Lunedì in Albis di ieri o meglio il giorno di Pasquetta di ieri, come già avviene da diversi anni precedenti, è filato liscio come l’olio, senza incidenti di rilievo e con le resse sulle banchine all’arrivo ed alla partenza dei gitanti, abbastanza contenute con il contributo, in questi casi, determinate delle forze dell’ordine presenti sul posto. Ma il picnic della Pasquetta ha anche altri connotati che riguardano in particolare quegli ischitani che da sempre preferiscono trascorrere quelle liete ore del primo pomeriggio, o addirittura in pieno orario di pranzo, in luoghi adatti per la tradizionale scampagnata del Lunedi in Albis o Pasquetta che dir si voglia.

Cosi si prendono di mira, come del resto si è fatto, località agresti dell’isola come alcuni spazi della pineta comunale, l’altura con vista mare di Piano Liguori, la vecchia pagoda sul porto d’Ischia (negli anni ’40 e ’50 era esclusiva meta degli ischitani del Lunedì In Albis dove mangiarsi il casatiello, la pastiera e l’uovo sodo tinto di rosso con le tradizionali e naturali radici di rovera), la pineta di Fiaiano, Monte Vico, Santa Maria al Monte con la vicina Falanga ed infine l’Epomeo. Per essere un tantino più romantici c’è chi si imbosca tra i filari di viti, tra ciclamini ancora fiorenti e fiori selvatici di pinete e boschi alla portata dei più esperti “esploratori”. Basta che si abbia un cestino ricolmo di cose gustose pasquali ed una bella tovaglia da picnic, per godere della natura e del giorno festivo del Pasquetta tanto atteso.

I vecchi contadini ischitani, capostipiti di famiglie numerose, poco lontani dalle proprie case di campagna, festeggiavano la Pasquetta nel modo tramandato ai figli, nipoti e pronipoti dei  giorni d’oggi. Essi stendevano sull’erba  le tovaglie di grosso cotone profumate di sapone di Marsiglia, creando cosi una grandissima tavola, in grado di ospitare  la straordinaria abbondanza di cibi e vini della casa. Infatti a quella bellissima ed invitante tavola primaverile, sedevano tutti i componenti della famiglia, grandi e piccini, fino al tramonto con un non stop di chiacchiere, risate ed allegria. Su quella bella, ricca e profumata tavola campestre, c’era tutto il ben di dio, ossia cibi freschi e colorati: insalate di verdura e pomodoro, salumi,formaggi e soprattutto le uova  che non potevano mancare, frittata di pasta e di patate, punte di asparagi selvatici, ventreschella, piselli e fave fresche e fra i dolci, il casatiello, il tortano e la pastiera con il classico liquore della nonna,il rosolio dai vari colori e gusto, e tanto, tanto vino della cantina propria a due passi dalla tavola che nessuno Smartphone ha mai potuto immortalare. Perchè non esistevano.

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano

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                                                              antoniolubrano1941@gmail.com

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