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Barano: restauro del complesso di San Sebastiano

Finalmente! L’impegno del Parroco don Pasquale Trani ha sortito l’effetto tanto atteso, nonostante la crisi economica, perché effettivamente la Fede è in grado, secondo le parole del Maestro divino Gesù Cristo di Maria, di spostare le montagne. E così nei giorni scorsi sono iniziati gli imponenti lavori di ponteggio e poi di complessivo restauro esterno affidato alla “Maspit Costruzioni srl” di via Nino Bixio a Piedimonte del comune di Barano d’Ischia col responsabile tecnico ing. Igino Cianciarelli: l’ammontare dei lavori è di circa 200mila euro e il completamento è previsto per il prossimo novembre. Lavori necessari perché da tempo lungo le pareti erano attecchite erbacce con gli intonaci ormai precari e lo stesso Simulacro del Redentore posto sulla sommità dell’ardito e affascinante campanile presentava crepe cui si era solo rimediato con una “fasciatura” della statua, che agli inizi degli anni ’60 fu danneggiata dallo sparo di fuochi pirotecnici e l’intervento del compianto scultore Giovanni Di Costanzo che rifece alla meglio il braccio dell’Icona.

Adesso l’impegno del buon parroco don Pasquale Trani, supportato anche dalla generosità dei fedeli, ha finalmente portato all’avvio degli attesi lavori di restauro dello storico complesso, che all’interno presenta pregevoli opere pittoriche e scultoree. Il vescovo Innico D’Avalos nel 1598, parlando di Barano, dice che “nel casale di Barano vi è la cappella di San Sebastiano, è governata dalli mastri laici, ci sono tre messe lette la settimana, rende ducati 30”. Il primo aprile 1607, in presenza del capitano Giovanni Battista Gancia, il Parlamento venne radunato pubblicamente davanti a San Sebastiano, per concludere con l’agostiniano frate Onofrio la fondazione di un convento da costruirsi a fianco alla suddetta chiesa.

Tuttavia, in seguito alla chiusura delle piccole comunità religiose voluta da Papa Innocenzo X, il convento di San Sebastiano fu abolito nel 1653. Intanto nel 1883 il terremoto aveva lesionato gravemente la parte culminante del campanile (che il filosofo Giorgio Berkeley, ospite a Testaccio nel 1717, scrive di ammirare nelle sue lettere) che, per motivi di spesa, venne abbattuta e la torre campanaria è quella attuale. Il campanile, quindi, era più alto. Sulla nostra isola il culto a San Sebastiano è molto antico e diffuso non solo a Barano d’Ischia (ove c’è anche la Chiesa di San Rocco e una terza dedicata alla Madonna del Carmine), ma anche a Forio.

DIES  DOMINICA – 13a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-MARIA SS. DISPENSATRICE UNIVERSALE DI TUTTE LE GRAZIE (ANNO A)

Oggi primo sabato del mese tradizionale CENACOLO MENSILE MARIANO dalle ore 18,15 presso la Parrocchia di San Rocco a Barano centro.

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Nella prima Lettura (2Re 4,8-11. 14-16) l’ospitalità generosamente offerta al profeta viene ricambiata con il dono più desiderato, cioè la fecondità, la figliolanza: “L’anno prossimo in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”. Dio sa vincere la sterilità, poiché è Lui la sorgente della vita. Nella seconda Lettura di San Paolo ai Romani (6, 3-4. 8-11) il battesimo non è un gesto esteriore, vagamente sacro: per San Paolo con il primo Sacramento diventiamo realmente partecipi dell’amore e della risurrezione di Gesù: muore in noi il peccato e inizia una vita nuova, quella stessa di Cristo che ci viene comunicata: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. Infine nel Vangelo di San Matteo (10, 37-42) Gesù Cristo va amato più di tutti e di tutto; anche i legami naturali più intimi passano in secondo ordine: questo vale per tutti quelli che vogliono essere suoi seguaci. Ma questa sequela, se vuol essere fedele e concreta, non può evitare la Croce: “chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me… chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”. Ci viene anche detto che nel “piccolo”, nel discepolo di Gesù, noi serviamo Gesù stesso: “Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

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SCARRUPATA

Fu chiamata “Scarrupata”

tra Capo Grosso e San Pancrazio

ciborio fecondo di terra al mare diruta

in macigni levigata da spuma gorgoglio

di suoni e profumi e botti di pesca di frodo.

 

Era ’56 e ’57 stagione d’autunno,

ma i miei nonni del Piano la dicevano “Montagna”,

ed io fanciullo tornato emigrante dalle Ande

seguivo le orme sagge e scalze e callose

della mia nonna ardita Maria Giovanna

sul sommesso sentiero selvatico.

 

Copia d’ulivi a macina raccoglievo

chinato sulla gleba zappata a “Montella”

con grotta a riparo e ancora più giù timido

alla ripa “Ercole” con grotta di pietra e pozzo,

ove eroico e mutilato di guerra nonno Andrea

sapiente irretiva stormi di quaglie e sale su massi

al sole della ghiaia e ciocco poi a fiamma braciere.

 

Un tempo si coltivava e allevava sulla “Pietra crespa”

e il bagno a “Succellaro” tiepido gorgoglio della Bellezza.

Mi trascino dietro a questi ricordi belati d’infanzia,

svanita terra e mai più veduta.

 

Rubrica a cura del prof. Pasquale Baldino, responsabile diocesano Cenacoli Mariani, docente Liceo, poeta (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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