LE OPINIONI

IL COMMENTO Allarme prezzi, stiamo ballando sul Titanic

Cerchiamo di non cadere in un errore turistico e sociale madornale: un rialzo ingiustificato dei prezzi di beni e servizi essenziali e di prima necessità. So bene che non è un fenomeno che si registra solo a Ischia. Non per nulla c’è in corso una denuncia nazionale del Codacons, che sta monitorando i listini di tutta Italia. Aumentano i trasporti, gli alberghi, i ristoranti, i bar, i prodotti dei supermercati. Il rischio più grande che corre l’Italia, in presenza del Next Genration EU, è quello che si innesti una spirale inflazionistica. Allora sì che il debito nazionale diventa una bomba non più disinnescabile. Si sta verificando, nel post Covid (ammesso che possiamo considerarci nella fase “post”) quello che si verificò nella fase di passaggio dalla lira all’euro. Commercianti ed esercenti tramutarono ogni “ mille lire” dei loro listini direttamente in “un euro”. Si trattò di un raddoppio, mentre dipendenti e pensionati dimezzavano la loro capacità di spesa. Il Codacons parla di un incremento medio in Italia dell’11% (più 16% benzina e gasolio, più 5% spiagge ed ombrelloni, più 10% bar e ristoranti). L’impressione, per Ischia, è che questi aumenti medi, stimati dal Codacons sul piano nazionale, nella nostra isola siano sottostimati. In questa maniera stiamo correndo un rischio grandissimo: mentre balliamo sul ponte del Titanic, non ci accorgiamo che la nave Ischia va a sbattere contro l’iceberg del fallimento turistico. Il rischio è che la potenziale clientela vada a cercare, grazie alle esplorazioni in internet, mete (anche all’estero e nonostante la circolazione della variante Delta del Covid) o borghi minori in Italia che risultino più convenienti.

Quando, da queste colonne, caldeggiamo un innalzamento della qualità complessiva del nostro sistema ricettivo, non intendiamo certamente dire che la selezione dei clienti debba avvenire solo sulla base di un innalzamento di prezzi e tariffe, non giustificate da miglioramenti qualitativi dell’offerta. Va bene una rinfrescata delle nostre fatiscenti strutture ricettive e commerciali, ma questo rientra nella normale e doverosa ordinaria manutenzione, non siamo ancora all’innalzamento qualitativo. Se innalziamo i prezzi, non lamentiamoci poi che i turisti abbandonano gli alberghi per i sempre più numerosi B&B. Per contro si è scatenata una caccia contro le case vacanza, su pressione di alcuni albergatori e per volontà degli Enti Locali. Anche la ordinanze dei Sindaci sono concentrate sul contrasto a questa formula moderna di ricezione. Attenzione, però, che una cosa è (come sembra fare l’ordinanza sindacale del Comune d’Ischia) pretendere un’abitabilità decente e proporzionata alla dimensione della casa, anche se non si capisce dove sia la novità dell’ordinanza di Ischia, atteso che il modello di denuncia al Comune, prevede già da anni la superficie minima di 28 mq e di almeno 10 mq per ogni occupante (Decreto Sindacale n.70 del 19/6/2015); altro è considerare la ricezione extralberghiera concorrente sleale della ricezione alberghiera. Dimenticate come, in passato, si è diffusa la ricchezza ad Ischia? Dando in fitto estivo la “propria” casa e rifugiandosi in casette di emergenza. Lo so che adesso capita spesso il contrario e cioè che i proprietari continuano a vivere nella loro casa principale e danno in fitto strutture secondarie e a volte arrangiate alla bella e meglio. Ma è anche vero che gli ischitani svegli stanno attrezzando B&B e case vacanza molto meglio di molte camere d’albergo.

E’ vero che ancora troppi sfuggono completamente al fisco, però va sottolineato che la burocrazia (asfissiante anche per alberghi e ristoranti) è addirittura inconcepibile per la ricezione extra alberghiera, Ma lo sapete che il cittadino che vuole dare in fitto una casa per l’estate, deve fare separatamente denuncia al Comune, passaggio al Commissariato di Pubblica Sicurezza per iscriversi al portale “Alloggiati Web” della Questura di Napoli (e per fare ciò ha bisogno di pagare un’agenzia abilitata alla PEC) e trasmettere separatamente gli stessi dati al Comune e alla Questura di Napoli? E poi deve versare alla tesoreria comunale la tassa di soggiorno pagata dagli inquilini? Le imprese alberghiere e della ristorazione sono la spina dorsale della nostra economia turistica ma contribuiscono solo in parte alla distribuzione della ricchezza sull’isola. Solo in parte perché purtroppo i trattamenti del personale dipendente sono ancora, in molti casi, a livelli ricattatori e, per quanto riguarda gli approvvigionamenti, troppo spesso avvengono presso fornitori, estranei all’isola, ritenuti più convenienti. Equilibrio, ci vuole molto equilibrio. E controllo. Facciamo l’esempio delle 4 ordinanze del Sindaco del Comune d’Ischia.

E’ stato già detto e lo ripetiamo, ciò che è stabilito dalle ordinanze, dovrebbe più correttamente far parte di veri e propri Regolamenti comunali, per evitare che ogni anno si abbia la tentazione di fare ordinanze nuove e diverse. Per esempio, ricordo che l’ordinanza sindacale di Enzo Ferrandino contro la petulanza, aveva già un precedente in un’ordinanza emessa da Carmine Barile, facente funzione di Sindaco (impossibilitato Giosi Ferrandino). E già all’epoca, dissi che è da paese del terzo mondo accalappiare i clienti con “banchi prova” in mezzo alla strada, ma aggiunsi che bisognerebbe regolamentare anche la vendita di prodotti “patacca”, finte produzioni locali (liquori, caramelle, dolci, paste, prodotti assolutamente fuori dall’isola). Se adesso, a tutte queste contraddizioni, aggiungiamo un ingiustificabile e generalizzato aumento dei prezzi, provochiamo un doppio danno: all’economia turistica e alla società ischitana. I turisti si spaventano e, ammesso che tornino a Ischia, contrarranno di molto i loro consumi per bilanciare l’aumento dei prezzi e i cittadini residenti vedranno decurtata la loro capacità di spesa e diminuirà la capacità di distribuzione della ricchezza. Non citiamo, per carità di Patria, i locali “cattivi” ma segnaliamo quelli virtuosi che praticano prezzi più che ragionevoli. E’ il caso, ad esempio, dei bar Monzù ad Ischia Ponte o Buono a via Antonio Sogliuzzo che, per caffè e cornetto, praticano – a tavolino – il prezzo di due euro, senza alcuna maggiorazione, a fronte anche di 2,5 euro per il solo caffè di altri bar. Signori Sindaci delle amministrazioni comunali isolane, avete tutti i poteri (D.Lgs 114/98 art.22) per controllare l’andamento dei prezzi, a cominciare dall’esposizione chiara ed analitica di essi e delle tariffe praticate per servizi. Spesso vi vantate di avere un ottimo rapporto con le Forze dell’ordine sull’isola; instaurate con loro (in particolare con la Guardia di Finanza) la giusta collaborazione. Fatelo e stroncate ogni abuso che appanni ulteriormente la credibilità turistica di quest’isola, che potrebbe continuare ad alimentare la propria economia, senza ricorrere a “mezzucci” da località turistica improvvisata.

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Corry54

Gli Ischitani si contentano dell’uovo oggi, e non della gallina domani, tutti stanno attuando un rincaro dei prezzi, A NERO indiscriminato, per esempio si è passato dai ( in media) 10 euro per ombrellone ai 30 euro, senza nessun servizio agiiuntivo, per poi passare ad una doccia 2 euro, ma cosaè acqua della Madonna? e poi i ristoratori gli alimentari ecc. si sta celebrando l’ultimo atto della morte dell’isola.

Filippo

Articolo formalmente corretto ma poco ( o per nulla ) centrato sul territorio ischitano. I prezzi ( solo nel week end ) sono aumentati in maniera esponenziale per evitare di ospitare la cosiddetta monnezza napoletana. Le strutture alberghiere ( a mio avviso veramente poche ) che adottano questo criterio sono da premiare poichè si accollano un elevato rischio di impresa. La maggior parte degli ” alberghi ” invece, sta preferendo ridurre notevolmente le tariffe ed i risultati sono evidenti: il primo furto sulla spiaggia di San Pietro ad esempio, è il primo campanello di allarme all’insegna di un’estate più torrida di quella precedente. Ben vengano rincari sui servizi, purchè vi sia una giusta proporzione in termini di servizio.

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