LE OPINIONI

IL COMMENTO Che pena quel degrado in prima pagina

Le prime pagine dei giornali di tutta Italia e quelle dei siti online, hanno riportato in grande evidenza le cronache di differenti episodi, tutti di estrema gravità, qualcuno addirittura drammatico, che si sono verificati a Napoli nelle ultime settimane. Il panorama è vasto e caratterizzato, purtroppo, da un velo di vergogna e degrado. Si va dalle immagini delle due donne che viaggiano in scooter senza casco, con un neonato di pochi giorni tra le braccia, a quelle paradossali di due ragazzi che si portano a spasso, sulla moto, una vespa presumibilmente rubata. Fino allo sconcio delle risse in riva al mare, con gli accoltellamenti di due giovani sugli scogli di Marechiaro e le botte da orbi, a colpi di casco, sulla spiaggia di Posillipo, davanti a bagnanti attoniti e spaventati, tra i quali anche alcuni bambini.

Non è solo un fenomeno cittadino, purtroppo. Anche il Golfo, più volte, è costretto a dedicare aperture di giornale ed editoriali ad eventi legati alla criminalità spicciola, all’inciviltà dilagante alla mancanza di rispetto e al rifiuto delle regole. Ci affanniamo ad elaborare tesi e opinioni ma la sensazione, deprimente a dire il vero, è che il fiume di parole, dette e scritte, serva veramente a poco. Che un luogo deputato al divertimento e allo svago, come una discoteca o una spiaggia, possa trasformarsi in occasione di morte e sangue, lascia esterrefatti, sgomenti. Non è accettabile in un contesto di normalità. Eppure si tratta di episodi che si ripetono puntualmente ad ogni fine settimana, durante la movida notturna ed ora anche nelle ore diurne, in una giornata di sole da trascorrere in riva al mare. Una sequela di fatti da far rabbrividire, che fanno rabbia soprattutto nei giorni in cui Napoli cerca di riemergere dalle sue antiche ceneri, grazie ad eventi importanti e sublimi, come la tappa del Giro d’Italia di ciclismo, la Notte dei Musei, il Maggio dei monumenti, tanto per citare solo alcuni casi. Una città che continua a vivere di ossimori e contraddizioni, di tentativi di rinascita e pugni nello stomaco, di picchi di cultura e passi indietro verso l’abisso profondo dell’ignoranza e la cattiveria. 

La città abbandonata al proprio destino fa tristezza e pone gli interrogativi di sempre. Quale sia il ruolo delle istituzioni, chiamate in causa spesso per creare un alibi alle proprie manchevolezze, quale sia quello della scuola, accartocciata su se stessa e incapace di incidere, profondamente sulla crescita dei ragazzi e quale sia il compito delle famiglie, disgregate, ridotte in frantumi, senza punti di riferimento, seconde a social network e vita virtuale, quella che rende i figli più vulnerabili, fragili e condizionabili. Fatti che tuonano come moniti, per tutti, in vista di una stagione estiva ormai alle porte. A Napoli, come a Ischia, attesa nei prossimi giorni da scelte elettorali importanti, i controlli non bastano. E la severità delle pene non sempre è un deterrente. Serve qualcosa di diverso, che parta da lontano. Lo ha detto anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, parlando a Nisida di lotta alla dispersione scolastica, aggregazione, sviluppo, crescita e recupero sociale. In uno dei luoghi simbolo della voglia di rinascita della città e in particolare dei giovani, a due passi dall’istituto di pena minorile, è stato presentato un progetto per cercare di invertire la tendenza e lavorare dalle fondamenta per una nuova strategia educativa, che coinvolga tutti i soggetti interessati. Una risposta all’appello dell’Arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia, che quotidianamente ascolta i drammi e le esigenze dei bambini, dei ragazzi e dei giovani. Appello raccolto dal governo e condiviso dal vescovo di Pozzuoli, mons. Gennaro Pascarella, nella cui giurisdizione ecclesiastica ricadono quattro municipalità della città. L’obiettivo è riuscire a leggere la complessità della realtà sociale cittadina nel suo insieme, evitando semplificazioni, banalizzazione e luoghi comuni, con l’obiettivo di definire le opportune priorità nell’azione. Se tutto questo sarà sufficiente sarà solo il tempo a dirlo. Per ora c’è lo sconforto di una città che non riesce a sfuggire ai suoi antichi stereotipi e la pena infinita delle prime pagine dei giornali.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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