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Processo Cpl, sulla testimonianza di Lancia l’accusa prende tempo

Doveva essere il giorno della testimonianza di Giulio Lancia, dirigente della Cpl Concordia, nel processo sulla presunta corruzione relativa alla metanizzazione dell’isola d’Ischia. Il presidente della prima sezione, collegio B, del Tribunale di Napoli, dottor Pellecchia ha invece dovuto rinviare al prossimo 28 febbraio l’audizione del dirigente, presente in aula insieme al suo difensore di fiducia, l’avvocato Carmine Gatto. È proprio la natura della testimonianza il punto focale su cui si è giocata la breve udienza, tenutasi col consueto di ritardo di un paio d’ore intorno alle 13.30. La pubblica accusa (in aula si è visto anche il sostituto procuratore dottor Henry John Woodcock) aveva citato il Lancia come testimone assistito ai sensi dell’articolo  210 del codice di procedura penale, in quanto coinvolto in un procedimento connesso, quello riguardante la metanizzazione nell’agro aversano, in cui Lancia risulta accusato insieme a Casari (presidente della Cpl) di concorso esterno in associazione camorristica. Tuttavia, in apertura del suo intervento, il pubblico ministero ha affermato di considerare Giulio Lancia non più come teste assistito, bensì come teste puro e quindi di volerlo interrogare in questa veste. Il collegio difensivo del sindaco d’Ischia Giosi Ferrandino e dell’architetto Arcamone (anch’essi presenti) ha ribadito la propria piena disponibilità a collaborare con l’accusa, anche se comunque veniva sottolineata la condizione di imputato dell’ingegner Lancia nell’altro processo. Una condizione che formalmente impedisce al Tribunale di far deporre un teste col pericolo che egli renda dichiarazioni potenzialmente in grado di metterlo in una condizione “peggiorativa”. Di qui la necessità di fare chiarezza sulla posizione di Lancia, che deve essere garantito nell’atto di rendere la sua deposizione. Da parte sua, il presidente Pellecchia ha concesso al pubblico ministero un termine non troppo lungo per produrre la documentazione e le relative argomentazioni a supporto dell’ipotesi di ascoltare Giulio Lancia come testimone “puro”. L’accusa ha inoltre fatto presente la necessità di acquisire ed esaminare il decreto di rinvio a giudizio nei confronti dell’ingegnere: il difensore di quest’ultimo, l’avvocato Gatto, aveva una copia del documento, che il p.m. ha acquisito ai fini della propria valutazione. Dopo un rapido consulto tra le parti, è stato infine fissato il rinvio fra due settimane esatte, uno slittamento che, secondo il collegio giudicante, non ha comunque sostanziale incidenza sul dibattimento in corso. Appuntamento dunque a fine mese per sciogliere questa sorta di “riserva”, prima di procedere all’ascolto del dirigente della società cooperativa, che appare in molte delle intercettazioni ambientali e telefoniche compiute dalle forze dell’ordine in fase d’indagine. Tuttavia, dopo il ripensamento del pubblico ministero circa la veste del testimone, la futura deposizione potrebbe essere meno decisiva di quanto ci si aspettava. L’episodio di ieri è comunque indicativo della complessità procedurale di una vicenda segmentata su più ambiti territoriali, con relativa diversità di procedimenti in corso: un frammentarietà che più volte si è riverberata anche all’interno dei singoli processi.

Francesco Ferrandino

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