LE OPINIONI

IL COMMENTO Il gasdotto della fratellanza

A partire dal 1993 mi sono occupato in SNAM, all’epoca ancora parte integrante del gruppo Eni, per alcuni anni, della gestione commerciale dei gasdotti di importazione di gas in Italia attraverso l’Austria;la Germania;la Svizzera e la Tunisia; dello sviluppo all’estero di nuove infrastrutture energetiche in Turchia, Egitto e Balcani e dei progetti comunitari di assistenza tecnologica ai paesi della ex URSS (Programma TACIS). Ho quindi avuto modo di conoscere direttamente sia le principali infrastrutture energetiche,che servono il nostro paese, sia le società che gestiscono tali infrastrutture.Una di queste, al centro dell’attuale terribile conflitto,è il “Gasdotto della fratellanza” (BROTHERHOOD PIPELINE).

Questa importante infrastruttura, lunga 4500 km, collega i campi di Urengoy nella Siberia occidentale all’Ucraina e,attraverso questa,all’Europa occidentale, fornendo circa 140 miliardi di mc di gas all’anno.Questo gasdotto, costruito in piena guerra fredda, dal 1974 fornisce ininterrottamente gas anche all’Italia attraverso l’Austria (gasdotto TAG). È opportuno sottolineare che, nonostante i tragici eventi di queste ultime settimane, il gas continua a fluire attraverso il gasdotto, come è possibile controllare sul sito della SNAM, che offre, in tempo reale, la situazione di tutte le fonti di approvvigionamento gas della rete italiana. Qui di seguito si vedono i flussi attuali, sia orari che cumulativi, dalle 6 del mattino fino alle 18 di ieri pomeriggio in milioni di mc/h ed il prelievo dagli stoccaggi. Raddoppiando questi valori cumulativi si può avere una buona approssimazione dei flussi giornalieri: https://www.snam.it/it/trasporto/dati-operativi-business/0_mappa_interattiva/1

L’auspicio di tutti è che si recuperi quanto prima quello spirito di FRATELLANZA, che ispirò originariamente il nome di questo gasdotto e che, per circa cinquant’anni, ha garantito la positiva collaborazione tra russi e ucraini. Naturalmente in questo momento sono solidale con il popolo ucraino e con tutte le vittime di questa guerra atroce, che, per il bene di tutti, speriamo cessi immediatamente con la ripresa dei negoziati per il raggiungimento di un accordo di pace. L’approvvigionamento di gas del mercato italiano, seppur dipendente per quasi un 40% dal gas russo, vede una situazione di diversificazione delle fonti via gasdotto anche da sud (Algeria, Libia); da est (Azerbaijan) e dai produttori del Nord Europa attraverso la Svizzera. L’Italia, sotto questo profilo, ha una situazione migliore di tanti altri paesi europei. Il vero limite, purtroppo, è rappresentato dalla insufficienza degli impianti di rigassificazione, la cui realizzazione è stata sempre fortemente contestata dalle popolazioni interessate ai potenziali insediamenti dei terminali e ciò rende problematica una sostanziale riduzione della dipendenza dal gas russo a breve termine.

Vorrei qui ricordare il progetto di un terminale a Monfalcone, destinato a rigassificare 12 miliardi di mc/anno di GNL prodotto in Qatar da una JV tra QGPC e SNAM, bocciato nel 1996 da un referendum locale, che compromise anche il progetto dell’impianto di liquefazione in Qatar, che seguivo direttamente per conto della SNAM. Venti anni fa, inoltre,la British Gas aveva promosso la realizzazione a Brindisi di un rigassificatore da otto miliardi di metri cubi/anno.Il progetto di Brindisi, approvato nel 2002, fu fermato dalla burocrazia per volontà dei politici locali,fortemente condizionati dalle associazioni ambientaliste.

Altri progetti di rigassificatori non hanno conosciuto finora migliore sorte tranne il rigassificatore di Adriatic LNG da 8 miliardi di mc/anno, costruito nel Nord Adriatico a 15 km dalla costa, costituito da un enorme cassone di cemento armato,appoggiato sul fondo marino ad una profondità di circa 29 metri, lungo complessivamente 375 metri e largo 115. Il ponte principale è a 18 metri sopra il livello del maree ospita due serbatoi per il gas naturale liquefatto (GNL) ed il terminale offshore di Livorno da circa 4 miliardi di mc/anno installato su una nave. Il terminale di Panigaglia, che risale agli anni 70, pur avendo una capacità di rigassificazione di circa 3,5 miliardi di mc/anno, può ricevere solo navi piccole ed ha una ridotta capacità di stoccaggio e questo ne limita la capacità sia tecnica che commerciale. Per migliorare quindi l’affidabilità dei nostri approvvigionamenti di LNG in tempi brevi l’opzione più praticabile è quindi quella delle Unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (Floating Storage and RegasificationUnits = FSRU) che potrebbero ricevere anche il GNL, prodotto da Eni in Egitto nell’impianto di Damietta, al quale sono particolarmente legato professionalmente.

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