LE OPINIONI

IL COMMENTO Il turismo liquido

Gli ischitani si stanno entusiasmando per questa storia di Ischia “isola più bella al mondo”, decretata dal settimanale turistico americano Travel+Leisure e questo può determinare un pericoloso effetto “cloroformio” nel nostro tessuto politico-sociale. Possiamo cioè illuderci e cullarci sugli allori di una graduatoria che, a dire il vero, non ha molto senso. Che Ischia sia bella è una verità incontrovertibile. Ma, da un punto di vista turistico, la sola bellezza naturale (a cui la rivista turistica avrebbe fatto bene ad aggiungere almeno quella archeologica, storica, geologica) non basta più a catalogare un luogo come preferenziale meta turistica. Il prof. Edoardo Malagoli, nel suo volume “La tradizione culturale ed artistica dell’isola d’Ischia” scrisse in merito: “La natura di un luogo non è mai estranea all’uomo. Ogni paesaggio è dunque collegato alla storia, si muove con la società, rispecchiandone le vicende e la cultura nel loro evolversi, ed è perciò tanto più capace di parlare al cuore e alla mente quanto maggiore è il cumulo di esperienze storiche che esso può testimoniare”. Poi Malagoli ,nel finale della sua introduzione, constata che “l’ischitano moderno, piuttosto che figlio della sua gente, appare figlio di una vita anonima; piuttosto che < filius loci> è < filius tempori>, figlio di un tempo immemore”. Dunque, non ha molto senso stilare graduatorie sul solo parametro della bellezza, ma il tutto va coniugato col grado di civiltà dei residenti, con i servizi che siamo capaci di offrire, con le infrastrutture, la vivibilità, la mobilità sostenibile. E se non ci lasciamo “anestetizzare” dal primato di isola più bella al mondo, dedurremo che quello che sta avvenendo nel mondo, in campo turistico, è sconvolgente ed Ischia rischia di non comprendere il fenomeno e di restare stravolta per il fatto di essere pressoché monopolizzata da un turismo massificato, ad impronta campana, cosa che finisce col dare una falsa rappresentazione di come e a chi si indirizza la domanda turistica. L’immagine fuorviante che si prospetta è, perciò, di un turismo sempre uguale a se stesso. E non è così!

Siamo in un’epoca di profonde trasformazioni della domanda turistica. Per esempio, la classe imprenditoriale ischitana è ancora ferma a reclamare contro l’invasività di moderne piattaforme dell’ospitalità come Airbnb. Ora, fin quando se ne fa una questione di giustizia fiscale, va bene perché le grandi società globali devono pagare il giusto in proporzione degli enormi profitti. Ma se, invece, si vuole persistere in una lotta retrograda contro i fenomeni globali, come Booking Holding o Airbnb, significa che rinunciamo alla modernità e restiamo irrimediabilmente tagliati fuori dai circuiti mondiali. E resteremo sempre e solo col turismo campano che, attenzione, non è nemmeno vero che è sempre lo stesso. Mi spiego: man mano che il benessere si diffonde, accedono alla soglia del turismo nuove fasce sociali prima escluse. A Ischia succede questo: che gradualmente si allontanano le fasce sociali che migliorano negli anni il proprio tenore di vita e il proprio livello civile e comportamentale e accedono, al loro posto, neofiti del turismo, alle prime esperienze vacanziere. Il risultato è che nonostante il turismo sia fenomeno per migliorare ed affinare il grado di civiltà e di interscambio tra luoghi e persone, Ischia rimane costantemente sul gradino basso del livello qualitativo turistico. I grandi maker del turismo hanno una capacità che i singoli imprenditori non hanno: quella cioè di saper immediatamente interpretare le trasformazioni del turismo e adeguare nuovamente l’offerta .Questo spiega perché Booking Holding fattura 91 miliardi di euro/anno, Marriot International 56 miliardi, Airbnb 76 miliardi di euro. Nel momento in cui pandemie, guerre, catastrofi climatiche sconvolgono il panorama mondiale, gli imprenditori della ricettività, non attrezzati, rimangono spiazzati e disorientati, mentre i colossi della globalizzazione,anche grazie all’uso dei big data, sanno ridisegnare con immediatezza gli obiettivi di mercato.

Edoardo Malagoli

Facciamo alcuni esempi: Airbnb si è accorta che c’è una tendenza a prenotazioni più lunghe, grazie alla possibilità di poter lavorare in smart working. Ma chi sceglie una vacanza lunga per lavorare in una location gradevole, vuole il comfort a portata di mano. Vuole poter mangiare sul posto, usare la piscina, avere una mobilità senza intralci e difficoltà. Se, al contrario, gli alberghi eliminano la prima colazione, facendo convenzioni all’esterno, se riducono i servizi e gli spazi vitali delle stanze, balconi, terrazzine, la clientela della vacanza prolungata dirotta verso altre mete o, se rimane nell’isola, sceglie un B&B dotato di quelle caratteristiche che molti alberghi vanno sacrificando sull’altare della “quantità” di stanze. E’ finita l’epoca nella quale anche il piccolo-medio albergo veniva considerato un’oasi nella quale il turista si rifugiava dimenticando i problemi complessivi del paese ospitante. Questo può rimanere valido ancora per alcune eccellenze a 5 stelle, super panoramiche, che offrono veramente di tutto. Ma, per il resto, il turista pretende giustamente che oltre ad avere un buon trattamento nella struttura alberghiera, ci sia una “agibilità turistica” in tutto il contesto circostante. Il turista deve potersi spostare con facilità ed economicità, deve poter agevolmente accedere ai principali servizi ed infrastrutture che offre la località ospitante, deve essere aiutato a capire e conoscere il luogo che visita, deve essere informato di tutte le opportunità, eventi, spettacoli che la località offre. Il vecchio turismo germanico, che tanti benefici ci apportò qualche decennio fa, ci ha abituato male. I tedeschi erano talmente desiderosi dei nostri valori ambientali, storici, archeologici, che li trovavamo, senza che nessuno li avesse indirizzati, nelle zone più impervie, selvagge, incontaminate dell’isola, come nemmeno noi isolani sapevamo fare. Oggi non è più così. La globalizzazione ci ha messo a confronto con altre località mondiali di pregio per cui nulla più è scontato, nulla più è “rendita di posizione”. Alla mobilità del turismo, alla liquidità del turismo si deve rispondere con un’offerta turistica altrettanto mobile e liquida.

Dunque va messa in piedi una Pianificazione strategica capace di auto aggiornarsi rapidamente. Amalfi, ad esempio, affidandosi ad un esperto di turismo, Josep Ejarrque, ha elaborato un “Piano di sviluppo turistico post Covid, per il quadriennio 2022-2025”. I canoni fondanti di questo Piano sono: la sinergia tra l’Amministrazione comunale e la rete dei privati; il contingentamento dei mezzi pesanti, con l’eliminazione delle soste dei grandi bus turistici e, in prospettiva, la creazione di una grande zona Ztl su tutta la fascia costiera amalfitana. Amalfi ambisce, insomma, a diventare città-smart, sostenibile, digital, innovativa. Faccio un altro esempio: a Procida, da qualche anno, una società napoletano-veneta sta sperimentando un nuovo modello di ricettività con il Procida Camp & Resort, ovvero il cosiddetto “glambing”, una tipologia di accoglienza in campeggi di lusso, che coniugano “natura” e “comodità”. Ischia ha minimamente sentore di questo piccolo ma interessante nuovo segmento turistico? Terzo ed ultimo esempio: Salvatore Majorana, Presidente della IASP (Associazione degli Science Parks) sostiene che i Parchi scientifici tematici hanno un brillante futuro, dal punto di vista scientifico ma anche turistico. “I quadri attirano i quadri” diceva il prof. Francesco Compagna, che insegnava Geografia Economica all’Università di Napoli. Gli scienziati attirano altri scienziati e si crea un movimento turistico di lungo periodo dei migliori cervelli in circolazione, Vale la pena ricordare che da anni, il vulcanologo prof. Giuseppe Luongo insiste nel proporre che nell’area epicentrale del terremoto di Casamicciola, anziché ricostruire le case, si lasci spazio ad un Parco Naturale e Scientifico Internazionale per la Ricerca sui terremoti di moderata energia ma di elevata intensità, dovuta alla superficialità delle scosse, come è avvenuto a Casamicciola. Siamo pronti ad una svolta del genere? Siamo pronti ad un turismo liquido? O restiamo abbarbicati ad un modello obsoleto di turismo e di società immobile? E non si contrapponga, per favore, “l’identità dell’isola” al “cambiamento”. Anche il concetto di identità, il genius loci, è dinamico, evolve nel tempo, assimilando, intorno ad un nucleo storico-culturale ineliminabile, gli inevitabili aggiornamenti. Diceva bene Malagoli: “Ogni paesaggio si muove con la società, rispecchiandone le vicende”.

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