LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia di una volta e l’incontro al cimitero

DI ANTIMO PUCA

Un pomeriggio di metà autunno. Il sole scalda la giornata nebbiosa e il vento calmo spira. Gli alberi sono secchi. Il paesaggio è molto bigio. Il cielo già comincia ad imbrunire. Mi trovo per visitare un parente morto. Alberi fitti coprono i luoghi. Il vento, che fuori dal cimitero è tiepidamente gradevole, è gelido e ulula fischiando i dolori di coloro che vi sono seppelliti. In mezzo a tutto questo vi sono dei rumori indistinti, voci o richiami di gente. Fatto sta che il cimitero è deserto e nella sua desolazione fa pensare a cose che in quel momento si avrebbe fatto a meno di pensare. Sento su di me una strana sensazione. Vago senza meta alla ricerca della tomba, ma ricordo proprio dove si trova. È strano mi sembrava fosse qui…Ah Eccola! Dopo esser stato davanti alla tomba per alcuni minuti, decido di avviarmi all’uscita e, lasciati li i fiori acquistati all’entrata, mi avvio all’uscita. Cammino per le tombe col cuore in gola consapevole dell’ora di chiusura per il cimitero… Arrivo all’uscita col cuore in gola ma con mia sorpresa trovo il cancello chiuso. Vi è un lucchetto che non può essere frantumato neppure con la magia come anche le mura stesse, protette come da un incantesimo. Non resta che la speranza di trovare un’uscita secondaria, anche se in cuor mio so che probabilmente avrei passato la notte li, in cimitero, prigioniero di me stesso. Vago alla ricerca di un’uscita anche se inutilmente. Meglio se cerco un posto adatto a passare la notte e l’indomani potrò uscire appena aprono. 

Cammino a lungo fra le lapidi. Il cimitero sembra non finire mai. All’improvviso scorgo un buco in un muro che porta evidentemente una grotta… Vi entro. È buia e umida. Sul fondo si sente uno scorrere di acqua. Qua e là vi sono delle stalattiti dalle quali fuoriesce dell’acqua a gocce che finisce per terra formando delle pozzanghere… vi è anche un altarino votivo con diversI crani umani con candele che sono accese sopra. D’improvviso, da un sadice dalla folta chioma due ombre si distinguono parlando tra loro. Io, nascosto, le ascolto:- -“Dove sono finiti i giovani di belle speranze ? Sono stato pioniere del turismo dell’isola. L’Ufficio del Forestiero, da me istituito e diretto, diede ottimi risultati e fu considerato il primo passo verso il radioso avvenire della nostra Isola. Il mio slogan? Il Sole trascorre l’inverno a Ischia”. “Si, commendatore! Condivido tristezze ed amarezze. Le nostre pinete, totalmente dimezzate. Il Pino, simbolo identitario nostrano, è ormai ridotto a lontano ricordo. Strade intasate, turisti ammassati alle fermate. Strade e piazze irriconoscibili. Dove è finita la bellezza?”. “Siamo stati giganti. Avevamo coraggio. Coraggio delle idee. Avevo progettato un moderno avamporto per Ischia, un progetto che avrebbe stravolto e migliorato il lato sinistro della vecchia Pagoda e la zona delle fornaci vicine fino a creare un novo e funzionale assetto della location con relativo sbocco stradale di congiungimento con la statale 270 che porta ai centri degli altri comuni isolani. Avevo ideato un nuovo banchinaggio protetto da un lungo molo frangiflutti al fine di incrementare e distinguere gli approdi in previsione anche di nuove navi, aliscafi e natanti da diporto in arrivo”. “Si! Hai coltivato nobili ideali. Anche se Ischia non Ti ha ringraziato mai abbastanza. Penso a quanto era bello passeggiare tra i viali alberati di Corso Vittoria Colonna, Cristoforo Colombo e Francesco Sogliuzzo. I turisti ne traevano benefici e serenità. Mi sono impegnato a camminare sulle orme da Te solcate. Ischia nel mondo era la continuità della Tua veduta nelle mie idee” “Quante illustre genti! Marzotto, Rizzoli! Quanta élite! Adesso cosa vedo? Piazze ridotte a conigliere, luoghi strappati all’originale splendore. San pietrini e basolati che tanto sono costati alla cittadinanza, chissà dove sono finiti! Strade denudate della propria originaria utilità. Viali spogli. E pensare che tra non molto si sarebbe potuto celebrare insieme il centenario di alcuni luoghi, di alcune opere”. “Consegnammo il cuore al Massimo Fattore. A Lui chiediamo di custodire la nostra Ischia e di far rifiorire nelle coscienze l’esigenza di ritorno allo splendore”. “Ma, si sa, il coraggio è dei pochi, per il resto, è tutta ‘na livella”!

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