LE OPINIONI

IL COMMENTO L’autonomia differenziata, opportunità o sciagura?

DI LUIGI DELLA MONICA

Il titolo V della Costituzione dopo vent’anni approda alla riforma strutturale definitiva.

Le Regioni italiane a Statuto ordinario si avviano progressivamente alla trasformazione in Regioni Speciali, come le altre 5 (Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia). Non è propriamente così, ma l’attribuzione di competenze via, via sempre più massicce nei settori dei servizi pubblici essenziali, avvicina questi Enti Territoriali alla facies istituzionale delle preesistenti deroghe costituzionali. Onestamente non leggo allarmismi, complottismi di settori deviati dello Stato e del ceto intellettuale, né pericoli di infiltrazioni malavitose. La realtà è semplice, elementare e disarmante nella sua puerile intelligibilità: l’Italia deve evolversi nel senso della meritocrazia anglosassone, del self made man, o se vogliamo del metodo produttivo calvinista. Non è più tollerabile la fuga dei cervelli eccellenti in USA, in Australia oppure da ultimo in Cina. La posizione geopolitica ed economica dell’Italia ci chiama a miglioramenti strutturali ed epocali. Non serve dolersi dello scippo del Sud ricco 150 anni or sono dal truffaldino Nord industrializzatosi sulle spalle dell’Unità d’Italia. Non c’è bisogno di scomodare la dottrina economica protestante per evocare un cambiamento culturale, ma abbiamo la soluzione nel Nuovo Testamento nella parabola del “servo infingardo”.

Con l’autonomia differenziata si trasformeranno le Regioni in strutture di management pubblico, dove le assunzioni clientelari non avranno più spazio, pena la devastazione del territorio e delle risorse finanziarie. Ho letto di teorie su egoismi nazionali, su pianificazioni globali di consegne delle Regioni del Sud alla malavita. Niente di tutto questo. Gli antichi alchimisti, mischiando sacro e profano, si scervellavano come ottenere l’oro dalla nuda ed insignificante pietra. Gentili lettori, ma spiegate a questo miope opinionista cosa manca al Sud per diventare l’Emirato Arabo Unito d’Italia? Cosa manca ad Ischia? Ci si scandalizza per l’autonomia differenziata, quando proprio sul nostro territorio insulare esiste una levata di scudi impenetrabile ed invalicabile per il no incondizionato al Comune Unico. Vorrei ribadire che non sono ideologo di questo progetto, ma ho più volte auspicato il coordinamento e l’amicizia istituzionale fra tutti e sei i Sindaci dell’isola. Non è più possibile ritenere che il turismo, proprio alla luce dell’autonomia differenziata che è prossima ventura, possa gestirsi con l’attesa dei dati del traffico passeggeri resi noti dalla Capitaneria di Porto. Devono moltiplicarsi i charter, i noleggi dedicati per ospiti d’elite che provenendo dagli hub aeroportuali e ferroviari di Napoli e da quest’anno di Salerno-Costa d’Amalfi si dirigano ad Ischia con flussi contingentati e predeterminati, coordinati fra i singoli Comuni e strutture alberghiere. Si dovrebbe creare una banca dati dei flussi turistici da interscambiare fra tutti i comandi di Polizia Municipale per pianificare la vivibilità del territorio. Si deve finire una volta e per tutte quell’arrembaggio improvvisato che porta il turista a non sapere ancora oggi, che per raggiungere dalla stazione treni alta velocità “Garibaldi” al terminal aliscafi “Beverello” bastano 3 fermate di metropolitana senza patire grossi fastidi nel trasporto bagagli.

Ancora i turisti non sanno che nelle aree adiacenti al porto di Pozzuoli, preziosissimo per decongestionare l’isola soprattutto dalle persone che provengono da territori fuori della Campania, nei ponti di primavera, offre opportunità di sosta a medio termine a prezzi di parcheggio inferiori a Porta di Massa Napoli. L’autonomia differenziata impedisce che tutto venga destinato all’improvvisazione ed all’attesa della novità dei forestieri con l’avvento della bella stagione; impone agli isolani di rivendicare il proprio ruolo attivo e protagonista nelle sedi regionali, pensandoci mille e più volte prima di conferire un voto di scambio al consigliere, amico dell’amico, dell’amico. Ho più volte ribadito che il cuore dell’ospitalità ischitana non si può spiegare a parole, ma bisogna viverlo per capirlo. Ora è giunto il tempo che il cuore vada a braccetto con il cervello e che questo sia traghettato permanentemente su di un mare di cultura. Procida con un anno di eventi ha dimostrato che un’isola bellissima ma non votata al turismo, può trasformarsi economicamente e dare impulsi a cambiamenti epocali. Cosa manca all’isola verde che ha dato la sua testimonianza come prima prova fisica e materiale nel 900 a.c. della scrittura; nell’epoca romana alla creazione della prima SPA e della coltivazione del vino, della lavorazione del ferro proveniente dalle miniere dell’Elba.

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Ad Ischia, come in tutto il Sud, si deve combattere una lotta ideologica al mantenimento delle opportunità di lavoro per i giovani, ma non a “chiacchere e distintivo”.

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Le istituzioni non devono più chiudere le porte al dialogo che è la prima cosa che i bambini anche della scuola elementare imparano; si deve valorizzare la giovane mente, il suo intelletto per indurli dolcemente a capire che il mondo si cambia a partire dall’uscio di casa propria, non in aree aliene per avere una sorta di riscatto che nella terra natia non si è avuto. Conosco giovani brillanti anche del profondo Sud che sono in grado di rimanere in loco, ma non vogliono farlo per partito preso. La conseguenza sarà che certi territori, i quali saranno abbandonati da questa mentalità di alcuni giovani moralmente già sconfitti dalla mala disposizione ad impegnarsi per il cambiamento, saranno presi di mira da interessi malavitosi, oppure da grossi capitali esteri, orientati soltanto a rendere servile l’Italia, non a migliorarla.

Vi spiego una chicca della grande distribuzione che ha portato a far allineare i prezzi dell’olio d’oliva sugli scaffali dei nostri punti di acquisto. L’Italia e la Grecia per l’eccessivo caldo, oltre che per le mancate politiche regionali e nazionali negli anni precedenti (ma al Governo non mi sembra ci fossero gli attuali politici, bensì gli ambientalisti sfegatati) di prevenzione della xilella, hanno incrementato del 150% il costo al consumatore. Ebbene, sembrerebbero essere fondati rumors, secondo cui la grande distribuzione si sia rifornita in Turchia e Tunisia a prezzi di produzione ben più bassi, ma comunque fatti allineare ai circa 10 euro per litro, quale è quello disponibile attualmente. Ciò vuol dire che l’autonomia differenziata pretende che un territorio produca in maniera ecosostenibile il massimo possibile delle sue potenzialità autoctone e geologiche, senza rivolgersi al sistema delle importazioni, che rischia di diventare un fattore di squilibrio finanziario.

Ecco che l’imperativo categorico diventa valorizzare le tipiche risorse agricole, le fonti energetiche rinnovabili, la implementazione dei trasporti veloci e confortevoli della terra e del mare, investimenti preventivi e repressivi dell’inquinamento delle aree balneabili, il primato della cultura ad ogni costo. La cultura offre presenze turistiche, ma anche linee di servizi essenziali LEP, perché la sanità e la giustizia, ad esempio, riescono ad allevare cervelli e giovani menti locali, non di domandarli altrove. Pertanto, l’autonomia differenziata non deve essere guardata come un pericolo, ma come un’opportunità.

* AVVOCATO

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