LE OPINIONI

IL COMMENTO Le elezioni? Tiemp bell ‘e na vot…

La giostra si è fermata, la campagna elettorale è finita. Nello scrivere questa “intro”, già immagino qualche nostro affezionato lettore di mezza età, più o meno della generazione di chi sta buttando giù queste quattro righe. Il quesito che ci si pone non può che essere uno: scusate, ma quando è cominciata la sfida in quel di Casamicciola e Forio? Beh, tranquilli, non vi siete persi nulla: la risposta è “mai”, o quasi. E’ l’effetto dei tempi che cambiano, di una lenta e inesorabile deriva che ha avuto inizio con la fine della Prima Repubblica – quando Tangentopoli di fatto ha azzerato un sistema che con tutti i suoi difetti regalava ancora al cittadino quel senso di appartenenza che oggi è praticamente (più o meno) scomparso e che è andato via via acuendosi con il passare degli anni e addirittura dei decenni. L’avvento delle moderne tecnologie ha fatto il resto, i social hanno cominciato a imperversare e così le strategie comunicative si sono trovate ad essere radicalmente mutate. Vi sembrerà incredibile, ma vi giuriamo che è vero, oggi il termometro non è rappresentato più dall’umore dei cittadini e dalla loro simpatia verso questo o quel candidato, l’indice di gradimento pare non essere più valutato girando per le strade, le piazze o meglio ancora nelle case. No, signori, il vento è cambiato: oggi veleggi a gonfie vele se pubblichi un post e fai un carico di “mi piace” e fa niente se sei residente a Casamicciola o Forio e magari i like arrivino da Ischia o Serrara Fontana. Anzi va bene pure se provengono da Bolzano, Canicattì e finanche dal Pakistan. Tutto fa brodo, qualità e quantità e denominazione di provenienza sembrano quasi non avere più alcun elemento di differenziazione.

La nostalgia di quei comizi in cui spesso alla stessa ora c’erano avversari che se le suonavano di santa ragione sono il passato. Per giunta sepolto. Così come gli scongiuri e le preghiere che si facevano quando la piazza principale del paese doveva essere assegnata a questo o quello schieramento con sorteggio: pensate, chi si vedeva assegnato il palco dalle 23 alla mezzanotte beccava il terno al lotto, nel senso che prendeva l’ultima fascia oraria utile e di conseguenza l’ultima parola. Oggi questo tipo di approccio viene limitato al minimo, anche perché come recita un adagio molto in voga tra i politici (locali e non) “un comizio fatto bene non ti porta un voto in più, ma uno fatto male può farti perdere consensi”. Infine, consentiteci un’ultima chiosa sulle attuali normative, ormai obsolete ed anacronistiche: per noi giornalisti alla mezzanotte di oggi scatta il silenzio, sui precitati social gli appelli al voto con tutti gli annessi e i connessi continueranno fino a domenica. Anzi, fino a lunedì alle 15. Poi per qualcuno sarà ora di fare festa. Ecco, forse almeno quei momenti avranno il profumo di un ritorno al passato.

gaetanoferrandino@gmail.com

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