LE OPINIONI

IL COMMENTO Le sei isole d’Ischia

DI RAFFAELE MIRELLI

Si moltiplicano, giorno dopo giorno, frenetiche ognuno di noi vive un’isola diversa! E non si smette mai di pensarsi diversi, migliori rispetto o a discapito dell’altro. Siamo così, abitanti di un’isola. Ma le isole in questo momento storico stanno diventando sei. Eppure, il Natale è qui, alle porte. Questa sera saremo tutti “uniti” per motivi religiosi, ideologici, per affetto, per rispetto. Mangeremo assieme, discuteremo, ci abbracceremo, litigheremo. La famiglia ci costituisce, ci libera e ci rinchiude nel nostro essere. Ti accorgi del Natale quando entri nel supermercato, dove i tormentoni musicali lanciati a raffica dispongono a una frenesia di acquisti, di tempo che passa e finisce in una frittura, in una vongola verace. Si “sfogliano” i social, si discute per abitudine, osserviamo e ci lasciamo condizionare: oggi si parla del Natale, degli influencer che fanno beneficenza a sé stessi, si discute di inezie volte ad addomesticarci all’ebetismo sociale.

E a Ischia? L’isola d’Ischia (per isola si intende tutto il territorio) è divenuta un arcipelago di mentalità, di concorrenti, intrisi di un agonismo sfrenato, feroce e mordace.L’isola si sta frantumando, sgretolando, dividendoci sempre più. È una lotta continua a chi fa meglio, di più, a chi può sedere sul trono del momento. Sei comuni, sei isole, l’uno accanto all’altra. Natale è stato il teatro di una lotta, di una vera e propria corsa. Non si parla d’altro che di eventi, cibo, “turismo”, presenze in calo, lande desolate. Il comune d’Ischia non riesce a risollevarsi, le pretese di un cambiamento non sono arrivate e le aspettative sono state disattese. Non abbiamo voglia di cambiare le cose, è troppo impegnativo e faticoso risollevare un territorio che insé contiene ferite di grandi dimensioni. Dal Porto a Ischia Ponte, il comune capofila ha perso la sua verve. Tutti rinchiusi in casa, vecchi e giovani. Alle sei di sera vige una sorta di coprifuoco, dettato da una condizione esistenziale economicamente depressa. L’Italia. Gli eventi lanciati come un motore per risollevare la situazione non bastano. Si parla solo di questo. Eventi. La discussione è stata polarizzata da novembre. Ce lo aspettavamo! Forio ha lanciato la sfida. Fiduciosi e poi ammaliati da sé stessi, i cittadini si riversano nei luoghi di festa, desiderosi di un salvatore, di un momento che li ristori. Si vuole dimenticare qualcosa, le faccende quotidiane, gli affanni, le difficoltà cui siamo stati sottoposti nella transizione economica delle ultime decadi, che ci ha lasciati indietro, divisi e privi di una visione sostanziale, di ciò che conta, di una comunità che manca a sé stessa e si anestetizza. Idolatriamo il vitello d’oro – spero renda bene la metafora -, dimenticando, in una frenesia bacchica, le cose essenziali.

Non riusciamo a comprendere quali siano le priorità, ma la realtà è dietro l’angolo, oltre l’epifania, in quei mesi diclausura che ci attendono. E non esistono concerti, manifestazioni, luci che ci preservino dal buio reale, dalla paura di questo grande vuoto dei prossimi mesi. Sei isole. Sei! A Natale possiamo vestirci di buoni intenti e dichiarare il vero. Allora bisogna essere sinceri!

Posso permettermi di vedere le cose in modo diverso? Posso discutere di altro e non di cibo, di un Natale che sta per divenire l’ennesima giostra caduca e foriera di equivoci. Questo Natale mi sembra una piccola estate, ma senza sole. Quando abbiamo dimenticato di vivere su un’isola, unica, piccola, che dovrebbe metterciinsieme? Sono felice degli eventi, dell’intrattenimento, ma posso avere il diritto di chiedere dove sia la politica, la visione? Tra le sei isole c’è poi Casamicciola, quella terra discussa in ogni dove, ma abbandonata a un’azione di ripresa solitaria che fa difficoltà a realizzarsi. Si è sempre detto: “l’unione fa la forza!”. Eppure, accanto a essa ci siamo noi tutti, che banchettiamo e discutiamo senza invitare i nostri concittadini a festeggiare insieme un Natale “unico” nello spirito e solidale. E ancora: Forio ormai è meglio di Ischia. Così l’ischitano si incattivisce e segnala su ogni canale social possibile la situazione del comune “capofila”. Denuncia. La riva destra è divenuta preda di assalti e di lamentele che trovano giustamente un loro diritto di essere. Acqua alta. La gente va a Forio. Come se andassero chissà dove, su un altro pianeta. Ischia è deserta.

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L’isola d’Ischia vive una depolarizzazione da esta ovest. I due porti simboli dell’accoglienza sono in antitesi.L’uno vuoto e denutrito, l’altro in festa e pieno di luci, di gente. Questo alimenta il malessere di tanti. Ma ha motivo d’essere? La cosa positiva di questa disarticolata pianificazione e lotta di eventi è che, se giova realmente alla vita dell’isolano, allora è lodevole. Questo è il momento giusto per imparare a viversi l’isola nei mesi in cui possiamo. Dobbiamo cambiare la prospettiva. Siamo ossessionati dalla vendita del nostro territorio e non sappiamo nemmeno godercelo quando dovremmo. C’è chi parla di Parco Naturale dell’Epomeo, chi a Natale vuole credere in qualcosa di sostanziale, rilanciando l’isola verso un futuro condivisibile per le generazioni future, per i propri figli.Ed ha ragione di farlo. A queste persone dobbiamo tendere la mano! Eppure, no! Si continua a intensificarela lotta tra le sei isole.Forio contro Ischia, Ischia contro Forio,addirittura Forio contro Forio, chi rivendica il prima e il dopo, meglio io e meglio tu.

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No!Per me non ci siamo!Siamo fuori onda, siamo impelagati in un “arcipelago di egocentrismi” umani e ben venga l’intrattenimento e la gloria del minuto, ma dove è finita la politica? Dove sono i programmi per un’isola che cammina insieme, che affronta i problemi reali. Quelli della povertà, del caos veicolare, delle solite questioni, ma soprattuttodi un territorio fragile bisognoso di veri e propri amanti, appassionati della comunità.

Siamo abitanti di sei isole diverse, di sei speculazioni egocentriche che portano alla sterilitàdel territorio. Siamo sei commensali seduti allo stesso tavolo, ma che mangiano pietanze diverse e chepagano il conto “separatamente”. Si mangia, si beve. Domani qualcuno deciderà per me di cosa parlare, come vestire, come pensare mentre le faccende improntanti vengono lasciate nell’ombra.

E allora buon Natale, sei volte!Perché avremo bisogno di sei Babbi Natale, di sei “bambini Gesù”, di sei alberi,di sei presepi, di seiBefane. E dopo? No, preferisco mantenere salda la rotta del mio pensiero e augurarvi una sola volta:“Buon Natale!” Non mi interessano le chiacchiere anacronistiche. I pettegolezzi del momento. Abbiamo bisogno di amanti del territorio, di costruire alternative. Dobbiamo rimboccarci le maniche e scendere in campo. I tempi sono maturi!

Divertiamoci, ma focalizziamo le nostre azioni sulle priorità.

* FILOSOFO

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C’è chi sale e chi scende, ma in un movimento continuo però…
Inutili allarmismi, è meglio che ogni isolano si viva il Natale come preferisce!
Buone Feste

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex