LE OPINIONI

IL COMMENTO «Mamma, vieni a prendermi: non mi diverto»: c’era una volta il Ferragosto 

DI ERMINIA TURCO

“Mamma, vieni a prendermi io così non mi diverto”. Sono circa le tre di notte, mi metto in macchina, da Ischia Porto verso Citara, incontro poche macchine e in prossimità delle spiagge nugoli di ragazzi. Nessun posto di blocco, incrocio dei Carabinieri all’altezza del porto di Forio. Arrivo a Citara e avviso mia figlia che sono arrivata, nel piazzale di Citara osservo una sfilata di zombie maschi e femmine compresi mezzi svestiti, senza contegno e molti dei quali incapaci intendere e di volere. Chissà cosa avranno lasciato sulle spiagge, bottiglie di alcol vuote, spazzatura, vomito e quant’altro e mi chiedo ma il divertimento dov’è? Bere fino a diventare degli imbecilli che barcollano, che puzzano, biascicano nel parlare, gli parli non sanno nemmeno dove stanno. Scene somiglianti a quelle descritte nell’Inferno dantesco, ragazzi che vagano nel vuoto, hanno dimenticato persino dove hanno nascosto le borse con le bottiglie di alcolici. Insomma, ragazzi talmente incoscienti e storditi dall’alcol che possono tuffarsi a mare ed annegare, che possono rompere le bottiglie e farsi male, in quello stato ci vuole poco per accendere una scintilla e chi c’era? Le poche mamme come me che non possono dormire in notti come queste sapendo che i figli non stanno a casa.

E non mi parlate di “sono giovani, sono esperienze che devono fare”, potrebbe essere troppo tardi e ci sono cose a cui i rimedi non esistono. Ricordo ancora il 16 agosto di qualche anno fa, mia madre era ricoverata in ospedale, stava su di una barella come tanti in corridoio per le troppe urgenze, andai di buon ora e accanto a mia madre, notai una ragazza con una chioma di riccioli foltissima che dormiva: la madre accanto a lei era talmente affranta da avere uno sguardo perso. Chiesi a mia madre che con un filo di voce mi disse: “coma etilico“. I Carabinieri erano presenti fortunatamente nel momento giusto, prima che potesse succedere l’irreparabile, la ragazza svenne nel momento che entrò in acqua, sotto gli occhi di chi era nel suo stesso stato e rischiava di annegare, se non fosse stato per un angelo della notte che oltre a svolgere il suo lavoro, con la rabbia di un genitore tiro fuori dall’acqua la ragazza cercando di rianimarla e facendo in modo di portarla subito in ospedale. Passarono tre giorni e la ragazza dormiva sempre, ricordo la mamma e il papà accanto alla figlia, la guardavano con tenerezza, con lo sguardo amorevole con cui si guarda un dono prezioso, e ricordo ancora quando si svegliò, ero presente e la mamma le chiese come stava, lei rispose con noncuranza, che era un’ esperienza da ripetere, la ragazza allora aveva 15 anni, l’età di mia figlia, non posso giudicare la mamma perché le hanno restituito una figlia da una fine certa, ma a quella risposta, dopo aver visto le pene di un genitore, fui mossa da talmente tanta rabbia che non so quale forza occulta mi mantenne da non rifilarle una faccia di schiaffi! Questo non è divertimento, è giocare ad alterare la propria coscienza non vivendo le emozioni del momento. Ma non era meglio quando ancora guardavamo le stelle cadenti e giocavamo al gioco della bottiglia? Eppure sono ragazzi che hanno tanto da dare, non sono scatole vuote, ma si perdono, sono fragili steli, che un vento leggero può spezzare.

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Lamberto Mengucci

Io sono un nonno ottantanove ne, quando eravamo adolescenti giuocavano allegramente, ingenuamente. Avevamo anche noi problemi, povertà anche nei giuochi, giocavamo a calcio con una palla da tennis, eravamo molto di, niente diversi, niente TV, cellulari ma anche niente droga, niente alcool, eravamo amici sincero nel nostro niente. Un mondo molto diverso da questo, nonostante la guerra! Dio ci salvi!

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