LE OPINIONI

IL COMMENTO Nel 2024 ci sia la ripresa del Patto per l’isola d’Ischia

di Mimmo Barra

Il mio pensiero in questo anno che è arrivato alla fine è inevitabilmente la presa d’atto che l’isola d’Ischia ha bisogno di un nuovo inizio. Focalizzarsi sulla crisi ischitana, significa riflettere su possibilità e opportunità che, attraverso azioni univoche, Amministrazioni comprese, si possono iniziare per fare bene al territorio, al turismo e, non ultima, alla comunità isolana. I Comuni, insomma, hanno l’obbligo di assumersi l’onere di rifondare il “Sistema Ischia”, eliminando alla base le cause che non permettono un‘attività in grado di opporsi ai problemi di un territorio che, al contrario purtroppo, dimostra ancora di essere cristallizzato in inutili campanilismi. Il Patto per lo Sviluppo – detto anche “Piano Strategico di Sviluppo per l’Isola d’Ischia – che ho ideato e promosso nel 2015 quando ricoprivo il ruolo di Commissario dell’Azienda di Cura e Soggiorno di Ischia e Procida, firmato nello stesso anno dalle sei Amministrazioni, porta in sé questo principio fondamentale. A sua volta si riproduce in una serie di punti che se realizzati porterebbero a un percorso di rinascita utile per riavviare snodi di poteri e competenze, renderli migliori e funzionali al progresso. La realizzazione di una zona ZES (Zona Economica Speciale) per favorire una nuova politica di coesione, attraverso agevolazioni e semplificazioni amministrative alle imprese che decidessero di stabilire la propria sede sull’isola d’Ischia, fornirebbe un’adeguata serie di vantaggi fiscali. Addirittura si potrebbe anche lanciare il progetto pilota di una Zona Economica del Turismo, proprio dall’isola per cogliere ulteriori profitti e opportunità. Queste ipotesi insieme alla costituzione di un osservatorio unico (per Ischia) a cui attribuire il compito di assicurare gli strumenti di misurazione come il monitoraggio dei flussi economici all’interno dell’isola e viceversa, creerebbero i presupposti di uno scenario moderno, in grado di garantire la ripresa economica in speciali condizioni e un superiore sviluppo per il benessere dei cittadini.

Tutto ciò, è chiaro, necessita di un lavoro certosino di collaborazione e cooperazione tra gli Enti locali, e riprogrammare la progettazione ( da singola a collettiva) per avere accesso ai fondi – regionali, nazionali ed europei – in chiave “isolana”, non più e soltanto indirizzati ai singoli Comuni. Forio ha l’onere maggiore in una tale operazione di salvataggio delle risorse, essendosi assunto il ruolo di capofila in questo piano di rinascita. Sebbene il Sindaco Stani Verde abbia già dimostrato di voler procedere sulla strada di una aggregazione più attiva e fattiva considerando la destagionalizzazione uno dei suoi obbiettivi primari, il mio augurio, per il nuovo anno alle porte, è che non si fermi e non ci si lasci imbrigliare da quelle forze oppositive che premono per non realizzare una sinergia permanente tra Sindaci e Amministrazioni. Non si tratterebbe, in buona sostanza, soltanto di un tavolo di concertazione tra Enti, come erroneamente lo ha definito qualcuno, ma di un nuovo modello concettuale e di sviluppo, da metter in moto per non perdere i fondi relativi al ciclo di finanziamenti 2021/2027. Al contrario di come è accaduto per i milioni di euro del ciclo 2015/2020, perduti totalmente per non aver dato esecuzione operativa al Patto per lo Sviluppo, confido nella forza propositiva dell’Amministrazione di Forio come nella lungimiranza e consapevolezza dell’Ente governato dal Sindaco Verde di convocare, quanto prima, il tavolo di dialogo con i restanti cinque Comuni sottoponendogli le occasioni e le porte che si aprirebbero davanti ad una cooperazione armonica dell’isola d’Ischia di cui si sente parlare spesso. Insomma, è solo attraverso la costituzione di un centro propulsivo che si può stimolare il progresso armonico e organizzato del “Sistema Ischia”, la sua economia, il benessere sociale come la tutela del territorio in ogni declinazione. Questo è l’augurio che voglio rivolgere all’isola e agli amici Sindaci. Dobbiamo entrare nell’ottica che dal 2029 i fondi che l’Europa invierà alla Regioni saranno notevolmente ridimensionati e sei anni, diciamocelo pure, passano velocemente. Se a ciò si aggiunge l’attuale ed embrionale humus progettuale, i tempi spesso lunghissimi per trovare una soluzione univoca anche a causa di una burocrazia che non agevola ma, anzi, blocca le Amministrazioni (ad esempio nel dissesto idrogeologico o nella tutela del territorio come della sua messa in sicurezza), il tutto fortificato da una programmazione lenta che stenta a partire se non dopo anni su opere infrastrutturali come scuole, scogliere, traffico, rifiuti, sanità e ospedale, indispensabili per misurare lo stato di progresso dell’isola, ci troviamo di fronte a un tempo e uno spazio di manovra limitati. Il mio rinnovato augurio per il 2024, perciò, è che nei primi due o tre mesi del nuovo anno, si possa raccogliere i frutti di un Piano di Sviluppo condiviso, oltre che nelle parole anche nella dimensione amministrativa, reale, che ha il dovere di promuovere il benessere collettivo della comunità isolana.

* A.RE.TUR CAMPANIA

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