LE OPINIONI

IL COMMENTO Noi, la Polonia e le donne

Non possiamo dimenticare di esserci serviti, nei primi anni del 2000, di numerosi immigrati polacchi (al 31 dicembre 2005 erano poco meno di 100.000 in Italia). Le donne polacche hanno assistito i nostri anziani, i diversamente abili. Hanno svolto ogni incombenza domestica, hanno mangiato e dormito nelle nostre case, anche qui ad Ischia. “Polacco” era diventato sinonimo di “immigrato e assistente sociale”. Adesso non più, da alcuni anni, perché hanno fatto rientro nella loro patria, dove le condizioni economiche sono migliorate, soprattutto grazie agli aiuti dell’Europa. Quell’Europa che oggi il loro paese ostacola, così come ostacola un affrancamento delle donne (proprio quelle che ci hanno assistito per anni). Ma l’allontanamento della Polonia dai valori occidentali non può lasciarci indifferenti e non può lasciarci indifferenti l’arretramento culturale sul piano della parità dei sessi. Cosa c’entra Ischia con questi discorsi? Proverò a dimostrare, in maniera sintetica, l’anello di congiunzione, attraverso la storia di due donne eccezionali che, per vicende storiche o esperienze scientifiche, hanno interessato sia la Polonia che Ischia. Le due donne sono: Beatrice d’Aragona e Marie Curie Sklodowski. Stiamo parlando di due persone molto diverse: l’una Regina d’Ungheria, l’altra scienziata ,due volte premio Nobel; vissute in epoche diverse, l’una nel 1400, l’altra a cavallo tra il 1800 e il 1900.

Marie Curie Sklodowski

Mi aiuterò, in questo veloce excursus, di due testi: “Marie Curie” di Stefania Podda e “Storia di donne, armi e amori sul Castello Aragonese d’Ischia” dello storico ischitano Giovanni Di Meglio. Due donne forti, che hanno duramente combattuto per affermare i diritti femminili. L’una nacque in Polonia, l’altra ha regnato a Cracovia ed entrambe hanno vissuto momenti importanti qui ad Ischia. Incominciamo da Beatrice d’Aragona. Figlia di Ferrante il Vecchio e Isabella di Chiaromonte, ricevette a Napoli un’educazione consona al suo rango. All’età di 18 anni, Beatrice fu data in sposa, nel 1475, a Mattia Corvino, re d’Ungheria. In Ungheria, Beatrice portò tutti gli aspetti migliori del Rinascimento italiano e chiamò a corte molti intellettuali e artisti italiani. Ma Beatrice non ebbe figli dal matrimonio con Mattia Corvino, che morì nel 1490 a Vienna. Per evitare che salisse al trono il figlio naturale di Mattia, Giovanni, e per conservare il comando del Regno, Beatrice sposò, in seconde nozze, Ladislao II Jagellone, re di Boemia. E di questo periodo, la bellissima città di Cracovia conserva importanti evidenze storiche. Ma Jagellone chiese ed ottenne poi l’annullamento del matrimonio e ne approfittò per proclamarsi re di Boemia e d’Ungheria, beffando le aspettative di Beatrice che fu, così,costretta a far rientro a Napoli. Lo fece in un momento difficilissimo degli Aragonesi per cui, col fratello Don Federico ed uno stuolo di personaggi illustri, dovette rifugiarsi sul Castello Aragonese d’Ischia, ospite di Costanza d’Avalos. Qui Beatrice restò circa due anni e mezzo, circondata da poeti e letterati. In particolare, il poeta Benedetto Cariteo le dedicò alcuni versi del poema “Endimione”. Donna sfortunata e per due volte beffata da regnanti maschi. Ancora per anni combatté affinché Ladislao II (che nel frattempo si era risposato) le riconoscesse la dovuta dote. Morì nel 1508. L’altra donna, di cui parlavamo, è la scienziata Marie Curie. Fin da ragazza, Marie risultava prima in tutto. La studentessa più brava, laurea col massimo dei voti, seconda laurea. Prima donna a vincere un Nobel ( Fisica) e poi un secondo (Chimica). La prima donna ad insegnare alla Sorbona. Polacca vissuta nel secolo in cui Austria, Prussia e Russia si erano spartiti la Polonia in tre province. Lei era nata a Varsavia, nella parte toccata alla Russia, che mirava a cancellare ogni identità polacca. E’ costretta a frequentare la scuola ove vigeva l’acculturazione russa.

A quindici anni si diploma e riceve la medaglia d’oro quale prima della classe. Attraversa un periodo psicologicamente difficile, stressata dalla corsa a fare sempre meglio. Il padre la manda in campagna per un periodo di riposo e qui Marie ha una sferzata di vitalità, tra balli, musiche e spensieratezza. A 16 anni, rientra a Varsavia e qui matura un pensiero filosofico positivista, sul modello di Augusto Comte. Non basta – secondo Marie – il romanticismo nazionale che assiste impotente alla resa del Paese, ci vuole azione e decisione e crede molto nel progresso sociale che arriva da un’istruzione diffusa per tutti. Ambisce, da maggiorenne, ad arrivare all’Università La Sorbona di Parigi, ma le condizioni economiche della famiglia non lo consentono. Decide che a studiare all’Università (Medicina) tocchi prima alla sorella Bronia. Lei, intanto, lavorerà per aiutare Bronia al mantenimento agli studi. Durate il lavoro di istitutrice presso famiglie, studia fisica, anatomia, scienze, sociologia, chimica. Ha una prima amara esperienza amorosa con Kasimierz, rampollo studente di matematica della famiglia presso cui faceva da istitutrice. Prima delusione nel rapporto con un maschio: Kasimierz si piega facilmente all’opposizione della famiglia al matrimonio con Marie. Intanto Bronia la invita ad andare a Parigi nella sua casa. Si iscrive alla Facoltà di Scienze a La Sorbona. Finalmente si sente libera dall’oppressione del regime zarista. Ma Parigi, in questo tempo, non è certamente all’avanguardia in fatto di libertà delle donne e di parità di genere: l’adulterio è considerato reato, la donna non può testimoniare nelle cause civili, per spendere soldi deve avere il consenso del marito. Ancora una volta Marie primeggia, laureandosi e risultando la prima in assoluto. Poi arriva una seconda laurea, in matematica e Marie si arrabbia perché arriva “seconda”. Dopodiché incontra Pierre Curie, scienziato anche lui. Marie si divide tra lavoro, studio e maternità (ha una prima figlia). Consegue il dottorato di Ricerca studiando i Raggi X e i Raggi Becquerel. Pierre e Marie lavorano insieme allo studio prima dell’uranio e poi del radio, che ha una radioattività 900 volte superiore all’uranio.

Isabella d’Aragona

Nel 1903 l’Accademia di Stoccolma vuole assegnare l’ambito riconoscimento del premio Nobel a Pierre Curie ed Henri Becquerel, perché le donne vengono ancora considerate ancelle intellettuali dell’uomo. Nonostante tutti sapessero che chi aveva isolato il “radio” era Marie. Ma Pierre si oppone e si oppone anche un illustre matematico dell’Accademia e, alla fine, il Premio va al trio degli scienziati Pierre e Marie più Becquerel. Nel 1906 Pierre muore i un incidente stradale, schiacciato dalla ruota di un carro. Dopo essersi ripresa dal trauma psicologico della morte del marito, Marie accetta la cattedra di Fisica all’Università di La Sorbona ed è la prima volta per una donna. A distanza di 4 anni dalla morte del marito, Marie si innamora di un altro uomo: Paul Laugevin, più giovane di lei. Anche Paul è fisico e matematico, ma è sposato con una donna che lo maltratta. La storia sentimentale suscita una reazione violenta della stampa e dell’opinione pubblica che gridano allo scandalo. Poi arriva il secondo Nobel, stavolta per la Chimica. L’11 novembre del 1918, la guerra si conclude. La Polonia torna ad essere uno Stato libero ed indipendente. Marie Curie Sklodowski muore il 4 luglio del 1934, per anemia aplastica ovvero per consunzione ossea causata proprio dall’eccessiva esposizione alle radiazioni. Nel 1918, Marie era stata a Lacco Ameno, con una Commissione di scienziati, per un sopralluogo alle sorgenti radioattive dell’isola d’Ischia, accompagnata dal prof. Camillo Porlezza, direttore dell’Istituto di Chimica Generale dell’Università di Pisa. Una lapide sulla facciata esterna delle Terme Regina Isabella ne ricorda l’evento. Ma nessuno, nonostante avessi lanciato un pubblico invito da queste colonne, nel 2018 si è ricordato di celebrare l’evento a 100 anni di distanza. E oggi nessuno si ricorda di mettere in risalto la tenacia, il valore, l’orgoglio femminile di Isabella d’Aragona e di Marie Curie, una regina e una scienziata, di cui le donne, polacche, ischitane, di tutta l’Europa ( ma anche gli uomini) devono andare fieri. Nel tratteggiare la storia di queste due donne, abbiamo voluto – in realtà – sintetizzare la storia di tutte le donne, nella speranza che il corso storico successivo segua un percorso più lineare e più rispettoso della parità dei sessi e del valore femminile.

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