LE OPINIONI

IL COMMENTO Omaggio a W.H. Auden a 50 anni dalla morte

Non credo di violare il silenzio elettorale se dico che l’idea di Vito Iacono di rendere un pubblico omaggio al grande poeta W.H.Auden , a settembre, in occasione dei 50 anni dalla sua morte, è un fatto culturale di grande portata e che, chiunque sarà il Sindaco di Forio, farà bene a tenere in considerazione. Per l’occasione sarà promosso anche il gemellaggio con la cittadina austriaca di Kirchestetten, dove Auden decise di ritirarsi dopo il soggiorno a Forio. C’è di più, l’omaggio al grande poeta non rimarrebbe – nelle intenzioni di Vito Iacono – un fatto isolato ma sarebbe seguito, negli anni, da celebrazioni dei più importanti personaggi del mondo artistico e intellettuale transitati per il Bar Internazionale da Maria. Inoltre, queste celebrazioni verrebbero accoppiate ad eventi legati alla produzione e valorizzazione dei prodotti tipici della nostra agricoltura. Per finanziare tutto ciò, Vito Iacono conta sulla presentazione di progetti per bandi europei, a partire dai Fondi CERV, che vanno a finanziare tutto ciò che contribuisce a promuovere diritti e valori europei. Dunque, il 29 settembre del 1973 moriva a Vienna (Austria) W.H. Auden Si è scritto molto sul poeta inglese, considerato uno dei massimi poeti del Novecento. Belle pagine di giornalismo locale scrisse Giuseppe Castiglione, per Il Golfo, nel febbraio del 2000, riportando – tra l’altro – la bellissima poesia “Blues in memoria”, immortalata nel bel film “4 matrimoni e un funerale”. Ricordate: “fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,/ fate tacere il cane con un osso succulento…” e ricordate la bella poesia dedicata a Ischia: “Che disegno potrebbe aver levato/ con tali delicati gialli/ e rosa e verdi i tuoi porti peschieri/ contro l’ampio Epomeo, aggrappati/ alle rigide pieghe della sua gonna“? 

W.H. Auden

Un altro libricino indimenticabile su Auden, nel 1984, in occasione dell’undicesimo anniversario della morte, fu stampato a cura del Circolo Sadoul, dell’Amministrazione Provinciale (Presidente Franco Iacono) e del Comune di Forio. Il titolo era “W.H.Auden a Forio”, con la presentazione del prof. Edoardo Malagoli (allora Presidente del Circolo Sadoul). E poi Tekla Clark, scrittrice americana, sbarcata a Forio nel 1951, che scrisse il libro “Mio due, mio doppio” sul complicato rapporto tra Auden e Chester Kallman e la frequentazione con tutti gli amici che ruotavano intorno al Bar Internazionale da Maria. E ancora il libro “ Bar Maria-Storia della < cafettera> che inventò il mitico bar-università di Forio” scritto dal giornalista Nino Masiello e pubblicato grazie all’Associazione Culturale Terra, fondata dalla famiglia Iacono. Iosif Brodskij, altro grande poeta amico di Ischia, definì Auden “la più grande mente del ventesimo secolo”. Dei tanti ricordi legati alla frequentazione del Bar Internazionale da Maria e del circolo di intellettuali che ruotavano intorno al Bar, come dimenticare che “La carriera di un libertino” musicata da Igor Strawinskj, fu scritta da Auden a Forio in collaborazione con il compagno di vita Chester Kallman e la prima dell’opera fu rappresentata nel 1951 a La Fenice di Venezia? E chi poteva aver ispirato Auden per Babà la Turca, personaggio importante dell’opera, se non la mitica Maria Senese? Scrisse nel citato libro “W.H.Auden a Forio “l’avvocato Nino D’Ambra: “Gli anni 50 a Forio determinarono una svolta storica nel modo di essere e di pensare dell’intera isola d’Ischia .Nel bene e nel male. Negli anni 50 trova la radice il culto del denaro e del potere che si consoliderà in futuro al di sopra di qualsiasi valore morale (la distruzione del paesaggio, barattato in benessere, ne è la dimostrazione più evidente ed emblematica”. E’ vero che l’arrivo di illustri intellettuali: Bargheer, Auden, Moravia, Elsa Morante, Pasolini, Henze, Truman Capote e tanti altri fu uno stimolo eccezionale per una generazione di giovani dotati di voglia di sapere e di progredire. Ma è vero anche che proprio Auden metteva già in guardia i giovani dalla voglia di arrivismo, di arricchimento improvviso senza valori e detestava le banche come simbolo dell’avidità e della ricchezza. E non fu dunque un caso che la maggior parte di quegli intellettuali, alla fine degli anni 50, avendo visto con acume la svolta verso un turismo massificato e depredatore, decise di andarsene dall’isola. Ciò non toglie che quel magnifico cenacolo avesse gettato un seme indelebile nella coscienza degli isolani più sensibili. Ma qual era stato il primo illustre ospite del Bar Da Maria? 

Senza dubbio, scrive Nino Masiello, Eduardo Bargheer, pittore amburghese, che proveniva a Forio da Sant’Angelo, dove c’era la padrona tedesca della pensione Miramare, Linda Penzel, donna colta e ospitale. Già dal 1925, Bargheer era sbarcato ad Ischia, grazie ad una borsa di studio. Poi tornò nel 1935, dopo essere passato per la pensione Bandini di Firenze, percorso che poi sarà fatto ugualmente da Auden e Kallman. Ma i grandi forestieri incominciarono ad arrivare nel tardo dopoguerra: Colombai, Michelini, Barra Caracciolo, Nonno, Russo, Romano Mussolini. E poi l’incontro di Auden col grande compositore inglese William Walton e la bella moglie Susana Gil Paso, che acquistarono un terreno edificabile su cui costruirono ( in circa 10 anni) il paradiso La Mortella, altro luogo di ricevimento di illustri personaggi ( Laurence Olivier, Vivian Leigh, Richard Burton e Liz Taylor). Ma da Zaro, da altre ville, arrivarono al bar Da Maria i Casati Stampa, il maestro Frank Mannino (cognato di Visconti), Peppino Patroni Griffi, i registi Franco Rosi e Franco Zeffirelli. E come non ricordare l’arrivo a Forio dello storico dell’arte Bernard Berenson che decantò le bellezze del paese fino a definirle “spettacolo numenale”? Ma l’elenco conterrebbe tanti altri nomi illustri. Nel 1958 Auden lasciò Forio per il villaggio viennese di Kirchestetten. Certamente, come per altri, uno dei motivi che lo indusse a tale scelta era la trasformazione dell’isola da luogo incontaminato a luogo molto frequentato e in procinto di andare verso l’overtourism. Ma in “Addio al Mezzogiorno” Auden dimostra di restare eternamente grato alle bellezze di cui aveva goduto: “Sebbene non sempre si possa ricordare perché si è stati felici, non ci si dimentica di esserlo stati”. Dopo questa carrellata su Auden e il bar Da Maria, certamente fatta a volo d’uccello ed incompleta, tocca al redattore sperare ed invogliare Vito Iacono ( o chi per lui) a perseguire l’ottimo disegno dell’istituzione di un duraturo “Settembre foriano” nel quale mischiare passato e futuro, fasti antichi e prospettive future, senza nostalgia ma con la consapevolezza che quegli intellettuali avevano previsto i pericoli di un arricchimento improvviso e ci avevano messo in guardia da un modello turistico depredatore delle bellezze e dei valori autentici della nostra isola. Settembre è il mese per celebrare gli anni 50 perché ricorda la vendemmia e il vino ( uno dei prodotti tipici dell’isola) e – come si narra – Maria Senese annacquava un po’ il suo vino, come i Greci. Il vino, in quantità modiche, fa bene, come la diffusione del benessere economico, ma il vino assoluto e abbondante può “ubriacare”, proprio come la ricchezza improvvisa .

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