LE OPINIONI

IL COMMENTO Riflessivi si nasce

DI ELENA WHITEHEAD

Ho sempre saputo che per la completa formazione del carattere occorrono tempi lunghi, ma credo che già nell’infanzia, se c’è il terreno adatto, le nostre inclinazioni cominciano ad apparire con sufficiente chiarezza. Fin da bambina, sono stata poco interessata ai paesaggi che mi sembravano piuttosto simili tra loro. Desideravo, invece, conoscere usi e costumi di coloro che come conoscenti, turisti ed amici frequentavano la casa ospitale delle mie zie Teresa e Giuseppina; quindi, molto tempo prima che la vita mi offrisse la possibilità di approfondire l’argomento in modo sistematico. Spesso, sentivo parlare di ragazze che in mancanza di una condizione economica adeguata, restavano “zitelle” o di giovani che aspiravano a farsi una posizione per accrescere il proprio valore. Sentivo anche frasi del tipo: “bisogna darsi da fare, se si vuole andare avanti”. Ma, “avanti”, dove?

Già, in quegli anni, avevo visto tante persone invecchiare, indebolirsi e morire. Dunque, mi chiedevo: andare avanti per raggiungere il traguardo finale? E a che pro accumulare quando tutto deve essere lasciato? Ben venga poter donare i propri cespiti ai discendenti diretti, ma in loro mancanza, si doveva ricorrere a disposizioni testamentarie di più vasto raggio che vedevo oggetto di discussioni e di ripensamenti. Un giorno, nonostante l’avvocato di famiglia, Aniello Allocca, ce la mettesse tutta, non si riusciva a sedare un alterco tra le parti convenute. Si fece, perciò, avanti zia Teresa che in modo autoritario,dichiarò di volersi comportare come il Prete di… che aveva lasciato scritto: “Ai miei ingrati parenti, nulla, nulla, nulla!”. Aggiunse, poi, che a quel punto avrebbe preferito disporre a favore di amici carissimi che le sembravano, di gran lunga, più meritevoli. Naturalmente, fu solo una minaccia, dato che non si era ancora giunti ad un testamento vero e proprio. Avendo più volte assistito a simili scene, mi era, purtroppo, facile immaginare il disappunto degli esclusi e degli svantaggiati, per cui invidiavo chi poteva morire da povero, senza preoccupazioni di questo tipo, anche perché tombe fastose o epitaffi rimati non mi interessavano. Diceva, infatti, mia nonna Giulia che una volta morti, per quanti terreni potevamo vantare saremmo stati tutti sepolti sotto pochi palmi di pietrisco.

Successivamente, lo stesso Totò ha magnificato, alla maniera sua, le mie osservazioni di bambina. Sentivo anche parlare di chi non voleva morire pensando di dover lasciare il patrimonio accumulato e di una persona, conosciuta in paese, che espresse la volontà di essere sepolta con i suoi gioielli. Questi eventi mi facevano vedere la vita dell’arricchito come una corsa contro il tempo, usurpatore delle sue proprietà. Zia Mazella, intanto, mi insegnava preghiere e modi di vita edificanti. Mi diceva che c’erano degli eremitiche vivevano in grotte e case abbandonate per sottrarsi alle tante futilità che la vita associata imponeva, rifugiandosi con lodi e preghiere nelle braccia del Signore. Essi erano liberi, ma non soli, anche perché avevano la compagnia delle creature dei boschi, come uccelli, conigli, lupi, lucertole etc. che a loro modo, glorificano Dio.

Crescendo, mi sentivo attratta dai ragazzi che valutavo per la loro bellezza e simpatia, senza dar peso all’appartenenza sociale ed anzi, ritenevo impossibile pensare ad una convivenza che durasse tutta la vita, con chi avesse dato importanza alle cose più che alle persone. Ed è così che ancora oggi, non vorrei emulare coloro che fanno del possesso di beni il motivo centrale del vivere. Anzi, provo per essi un sentimento di malcelata pietà, dal momento che pur potendo volare più in alto, restano ancorati al pedestre bisogno di accumulare per ostentare. Ne consegue che i ricchi, i potenti, i blasonati e gli arrivisti non sono, per me oggetto di invidia, ma li guardo come i forzati dell’apparire e mi chiudo in un imbarazzato silenzio. Non saprei cosa dire, ma capisco le discusse evasioni che per quanto sembrano ardite, sono soltanto uno sfogo per non morire, schiacciati dall’impegno costante di “andare avanti”.

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