LE OPINIONI

IL COMMENTO Sindaci, non è più tempo di civismo ma di identità politica

Dei cinque attuali Sindaci dell’isola d’Ischia (Casamicciola, come è noto, è commissariata) credo di poter affermare che gli unici a ritenersi ancora appartenenti al Partito Democratico siano i Sindaci di Ischia (Enzo Ferrandino) e di Barano (Dionigi Gaudioso). Francesco Del Deo (peraltro al termine dei due mandati) credo che guardi a destra, Pascale mi sembra che strizzi l’occhio ai Cinque Stelle e di Irene Iacono non conosco, onestamente, l’orientamento politico. Tutti e cinque comunque, negli ultimi anni, hanno cercato, per ragioni di equilibrio politico all’interno delle rispettive maggioranze di governo, di scolorire le proprie compagini amministrative, di sbiadire ogni riferimento di partito. E ci poteva stare: Adesso non più, per i seguenti motivi: a livello governativo, Giorgia Meloni ha lanciato il guanto di sfida agli oppositori (per la verità anche ai suoi stessi alleati) sul piano di una forte identità. Ha fatto un ragionamento di questo genere: è vero che sul tappeto ci sono problemi gravi che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini, come il caro energia e il caro vita, la guerra, la persistenza della pandemia, i cambiamenti climatici con tutto ciò che ne consegue, gli aspetti deteriori della globalizzazione, ma Fratelli d’Italia vuole far discendere le proposte di risoluzione di tali problemi concreti da una visione complessiva di società che ha in mente. Dunque, sarebbe sterile opporre, a questa impostazione, una strategia basata sulle proposte di soluzione pratica, passo dopo passo, problema per problema, giorno per giorno.

Enzo Ferrrandino e Dionigi Gaudioso

Non è più tempo di “Agende”. L’Agenda, dal latino “agere” ,è un elenco quotidiano o settimanale di cose da fare. Un elenco non necessariamente guidato da un filo conduttore. Nei governi di emergenza e di unità nazionale tale agenda può essere giustificata ma, per maggioranze formatesi preventivamente alle elezioni e democraticamente elette, non ha più senso. Questo vale a livello di Governo centrale ma anche a livello di enti locali. Ha ragione la Meloni: nel tempo della complessità del mondo, bisogna indicare al popolo una strada maestra, un fil rouge politico entro cui incasellare un programma di risoluzione dei problemi. Quindi si può naturalmente non condividere (come personalmente non condivido) la visione dell’attuale Governo, ma si ha l’obbligo di contrapporle una “vision” di diverso tenore. In tal senso, mi sento di affermare che Meloni ha fatto un favore al PD, costringendolo a ripensare il proprio orizzonte di senso politico. I Sindaci devono fuoriuscire dal limbo politico entro cui si sono da anni rifugiati, forti di un sistema elettorale che li fatti assurgere a demiurghi locali e devono fortemente radicarsi ad una politica nazionale, ad una visione d’insieme dei problemi. Basta col civismo! E su questo si dovrà giocare anche il prossimo Congresso del PD, che sarebbe del tutto inutile se si limitasse a scegliere un ennesimo capo politico, senza avere scelto una “tesi congressuale”, una nuova, moderna, aggiornata visione di Paese. Chi si occuperà, nell’isola d’Ischia, di convocare le assemblee degli iscritti (meglio se allargate a semplici simpatizzanti)? Enzo e Dionigi, il primo dei quali può legittimamente aspirare a obiettivi regionali, il secondo che già occupa un importante ruolo nella Città metropolitana, avranno la voglia e l’entusiasmo per far decollare il Partito democratico, dopo che Giosi Ferrandino, approdato sull’arida sponda di Renzi, ha tradito tutti i democratici isolani?

Giorgia Meloni

Ha detto bene Lello Montuori, in suo accorato post: “Ma come è potuto accadere che Matteo Renzi sia stato, a suo tempo, osannato Segretario del PD? Lui, liberista, simpatizzante dei poteri forti, amico senza scrupoli di paesi e personaggi internazionali illiberali? A Ischia, Enzo Ferrandino sarà supportato da Gianluca Trani, che non sembra affatto avere smarrito il legame con la gente? E chi, a Barano, supporterà eventualmente Dionigi Gaudioso? Certo, i Sindaci ischitani hanno un problema col PD napoletano, che è tuttora un guazzabuglio: indeciso tra rinnovamento dei quadri e affidamento sulle virtù populistiche e clientelari di De Luca. Però è vero anche che Enzo Ferrandino e Dionigi Gaudioso non sono gli ultimi arrivati e sono due importanti Sindaci di un’isola che conta, economicamente e culturalmente. Loro due, amministratori locali a largo suffragio, insieme ad altri amministratori dell’area metropolitana e della Regione Campania, avrebbero tutte le carte in regola per determinare un cambio di passo del Partito Democratico che parta dalle realtà locali .E quali potrebbero essere gli assi portanti di una “visione” democratica da contrapporre alla visione della destra governativa, tutta fondata su un ambiguo concetto di libertà, che è da un lato un “liberi tutti da tutto” (dalla prudenza sanitaria alla tutela dei più deboli, in nome del “merito”) e d’altro lato invece viene invocato il massimo rigore contro i rave party giovanili, la contestazione degli studenti universitari e gli immigrati. A fronte di ciò, un moderno Partito Democratico dovrebbe riaffermare la necessità di coniugare sempre “meriti e bisogni”, come fu affermato in un lontano Congresso del Partito Socialista Italiano, di cui si farebbe bene a tener conto. Giorgia Meloni, con abilità, ha disegnato un progetto ideologico della destra italiana, sapendo interpretare un sentire che emergeva dalle viscere di una storia che una frangia significativa del popolo italiano non aveva mai digerito, la premier ha ridato forza e dignità politica a un sotterraneo revanscismo, che ha voglia di ribaltare alcuni canoni culturali che sono stati prevalenti per molti anni. Il desiderio di sostituire l’egemonia culturale gramsciana con un’egemonia di destra (ispirata a Edmund Burke e Roger Scruton). Però, attenzione, lo ha fatto comunque verticisticamente, non è esattamente il risultato di esiti congressuali che abbiano delineato una precisa nuova linea ideologica e programmatica. Certo, vi sono temi affrontati per esempio negli incontri di Atreiu, praticati e predicati da Meloni nei vari passaggi dal PDL a Fini, a FDI, ma non v’è dubbio che le cose dette da Meloni al Parlamento, nell’insediamento del nuovo Governo, per la loro novità hanno sorpreso e preso in contropiede gli stessi alleati e perfino i militanti di FDI. Siamo sostanzialmente ancora alla logica del “Capo”, del leader forte che traccia e impone la linea al suo partito. Io credo che se la sinistra in genere, ma più specificamente il Partito Democratico vuole avere speranze di riconquistare l’anima del popolo, debba seguire una strada diversa, l’unica strada possibile per un partito democratico: deve ripartire dal rammendo nei territori, nei Comuni e da tutte le forme di Comunità intraprendenti, di Cittadinanza attiva.

Bisogna abbandonare le “catene di comando”, dove ducetti locali e capi bastone manovrano tesseramenti, liste, priorità di interventi. Bisogna fare un bagno di umiltà e democrazia, non perché “uno equivale a uno” ma perché il merito non si autoproclama e non viene sancito da una cricca. Il merito politico viene riconosciuto nel tempo e da una larga platea democratica, scevra da interessi particolaristici. C’è un libro uscito di recente che la sinistra democratica dovrebbe leggere: “Si vince solo insieme”, in cui Claudia Panzani (Presidente della Borsa) conversa con Sandro Catani (docente di management e modelli organizzativi). E’ una vera e propria guida spirituale per un modello organizzativo fondato sulla qualità dei rapporti umani e dei valori condivisi. Insomma il contrario delle correnti dell’attuale PD. Bisognerebbe riscoprire che “competizione” deriva dal latino cum-petere (andare insieme in un luogo, in una direzione politica). Ci sono teoricamente ancora praterie per una nuova classe dirigente di sinistra, che non si limiti a “odiare” la destra, che non si limiti a paventare pericoli di deriva fascista, ma sappia puntellare ogni locale roccaforte della democrazia. Dalla destra è stata lanciata una grande sfida: a proposito di Atreiu, ci sono storie ( fascismo) che finiscono e Storie infinite. Giorgia punta a una storia che continui. La sinistra, il PD, riparta dai Comuni, dai Sindaci, da una nuova democrazia di Comunità.

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