LE OPINIONI

IL COMMENTO Una diciottenne in Paradiso

DI LUIGI DELLA MONICA

Il garbatissimo film datato 1962 e che vede la bellissima Catherine Spaak protagonista irriverente e scapricciata nella cornice paradisiaca dell’isola del tempo. Ormai la signora francese, di origine belga, non è più tra noi. Non è un caso il gioco di parole che adopero fra il film di Pieraccioni ed “il diciottenni al sole” di Castellano e Pipolo, per la regia di Camillo Mastrocinque (già direttore di Totò) e le musiche di ENNIO MORICONE! Su youtube è disponibile in forma di visione libera e confesso la mia ignoranza ero fermo con “Vacanze ad Ischia”, “Appuntamento ad Ischia” ed “Ischia operazione amore”. Ma vi dico un’altra cosa. A vedere prove storiche cinematografiche, una vera e propria macchina del tempo, che certifica la bellezza mozzafiato di tutta l’isola nell’era dorata degli anni 50\60 del secolo scorso viene letteralmente da piangere.

L’attrice che esordiva nello stesso anno con il film “Scandalo al sole” con la sua aria spensierata e sbarazzina e sulla scia di un dolce equivoco sul nome francesizzato Nicola\e Molino\ò, quale trasposizione maschile interpretata dall’attore Gianni Garko. Ci lascia una donna straordinaria in un momento storico che dista in maniera siderale da quell’atmosfera serena e malinconica della lieta giovinezza che sembra non voler tornare. La comunità isolana si ostina nel voler vivere su di una illusione che la bellezza sarà compensativa di tutto il malessere odierno che prima o poi dall’orizzonte del porto una torma di turisti condurrà alla panacea di tutti i problemi, perché essi porteranno reddito, ricchezza. Ma davvero credete che tornerà Catherine Spaak con il suo ammaliante sorriso a far correre dietro di lei tanti spasimanti gaudenti e scanzonati? Io ringrazio la Sua persona e la Sua dolce memoria iconografica che restituirà alla storia dell’isola per sempre un segno di dolcezza della vita, inserita in una cornice azzurra mozzafiato. Sì, l’azzurro è il motivo dominante delle scenografie, se ammirate il film, dalla spiaggia del bagno Antonio in zona Punta Molina, ai piedi del “Rancio Fellone”, sul belvedere sovrastante l’attuale ristorante “Alberto a mare”, il bagno “Dai Tu” ed alcuni stralci dell’hotel “Ischia Lido” e del “Moresco”, per arrivare alla spiaggia di Cava Grado a Sant’Angelo e tutta la spiaggia di Citara.

Ma tutto questo non tornerà più. Mi dispiace affrontare con crudele pessimismo l’evento della morte della compianta attrice internazionale, della star che ha trovato in Italia la culla del suo benessere e del suo successo, che proprio Ischia ha battezzato artisticamente nel 1962, della donna femminista ed emancipata che per prima affronta sulla televisione di Stato temi scabrosi e sconvenienti, con professionalità e preciso intento di scuotere le coscienze culturalmente. Volevo affrontare con maggiore leggerezza l’argomento e stigmatizzare i successi della meravigliosa Signora che ci ha lasciati per transitare in Paradiso, quello vero, per chi è credente, che in un mio precedente articolo individuai come scheggia caduta in terra, proprio ad Ischia. Qui dove una diciottenne francese, oltre 50 anni fa, conosceva la bellezza della nostra isola, scambiandola per un anticipo di lunga vita e di eternità. Il mio umore si è profondamente inabissato nell’oscurità, leggendo l’editoriale del coordinatore Gaetano Ferrandino, il quale analizza il degrado culturale in cui ci siamo distinti nell’osservare il fatto di cronaca dell’accoltellamento al “Blanco”. Non mi produco in giudizi valutativi della morale pubblica e privata, ma esorto a riflettere sull’egoismo socio ambientale che sta imperversando fra noi isolani, definiti giustamente da G.F. abitanti di una città con le sue aporìe, determinate dalla coesistenza fra diverse fazioni che si ignorano fra loro, pur occupando lo stesso territorio di piccole dimensioni e perfino situato in mezzo al mare.

Possono queste realtà ambientali basare tutto soltanto sulla indiscussa bellezza del territorio? Il Ministro Franceschini, intervistato dal direttore di Rai 2 ha definito il turismo, rispondendo a domanda sulla opportunità storica di “Procida 2022”, non come viaggio, ma come evento “esperienziale”: un luogo si assapora con i suoi profumi, con le sue luci, con la sua cultura, con i suoi simboli. Io leggo nel ventennio d’oro dell’isola 50\60 come simboli il verde delle pinete, l’azzurro del mare ed i profumi dei giardini lussureggianti uniti a quelle scie di ormoni femminili di tutte le nazionalità del Mondo, cullati dalla musica napoletana ed italiana piena di autori esordienti affamati di arte e divertimento puro. Oggi possiamo dire che, a parte la coltellata inferta nel locale sul lungomare di Casamicciola, ne abbiamo un’altra simbologia derivante dalla recente notizia che alcuni siti di Sant’Angelo non sono stati dichiarati provvisoriamente balneabili dall’ARPAC. Come si vuole reagire a questa notizia? Con le solite spallucce ed il compiacimento che trattasi di un problema localizzato, ovvero trovando il pretesto, quando il fenomeno si manifesta, ad esempio sul versante del comune di Ischia, che sono le correnti provenienti dalla area costiera della Terra dei Fuochi (Castelvolturno, Mondragone, Torre Gaveta…etc..)?

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Povera anima candida della giovane diciottenne in Paradiso di Catherine Spaak, l’isola che hai lasciato tanti anni fa è morta con Te. Non conosco il motivo per cui sono stato tanto duro in queste mie parole, ma è ora di finirla con il violentare la bellezza dell’isola per lucrare ossessivamente ed in maniera difforme dalla eco sostenibilità. Con questo non voglio allinearmi a nessuna posizione ecologista, perché il troppo storpia, vedasi l’abiura del nucleare a cui non è conseguita la sistematica implementazione delle energie rinnovabili, ma è troppo tempo, molto tempo, che non sento e non vedo gli isolani indignarsi per l’inquinamento delle coste e delle spiagge, per le costruzioni invasive del territorio interno, per i flussi discriminati dei turisti e per il controllo dei “nuovi” cittadini stanziali. Condivido quanto asserisce Gaetano Ferrandino, bisogna ritrovare energicamente la identità di Ischia, ma non come bella isola, ma come isola della cultura, che da sé riesce a generare bellezza elevata alla n potenza. Ce lo insegnano i greci 2.900 anni fa: “Chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d’amore per Afrodite dalla bella corona”.

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* AVVOCATO

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