LE OPINIONI

IL COMMENTO Venti di crisi e scenari di guerra

La decisione di Donald Trump di uccidere Qasem Soleimani ha determinato uno stravolgimento in un’area di crisi già dagli equilibri difficilissimi. Indagare sul perché della iniziativa, su quale strategia nascondesse una tale decisione è difficile. Che sia stata un diversivo per distrarre la pubblica opinione USA dal procedimento dell’impeachment o una scelta propagandistica facendo memoria e “tesoro” delle sorti elettorali di Illary Clinton per la gestione dell’attentato del consolato Usa di Bengasi del 2012 importa poco sugli effetti che ne derivano da quest’altra parte del mondo, anche nella nostra quotidianità. Un senso di paura domina le nostre giornate. Ci sentiamo tutti più deboli, vulnerabili, esposti ad un qualcosa più grande di noi. Poi sentire i media che definiscono di natura cosmetica gli attacchi missilistici che rischiano di colpire anche nostri soldati è da brividi . Non entro nel merito della politica estera o di difesa del nostro governo, regna il silenzio, forse è meglio, o la indecisione.

Non una posizione chiara, distinta, netta. Non una posizione! Piuttosto giochiamo a nascondino dietro una Europa che sembra essersi dissolta. Eppure è evidente di quanto il mondo abbia bisogno di una Europa diversa, o questa Europa avrebbe bisogno dell’Italia, di un Paese forte che sappia decidere, che abbia la forza e la determinazione di indicare una rotta. Nulla di tutto questo. Dopotutto non sono loro che non ci ascoltano, siamo noi che diciamo poco o niente. Ed intanto venti di crisi e scenari di guerra condizionano la nostra vita, la nostra quotidianità, la nostra economia. Un mondo meno sicuro non favorisce gli scambi, gli spostamenti ed allontana la nostra meta, ci rende più deboli e meno competitivi.

Penso sia utile e necessario che anche ad Ischia, nelle nostre case, nelle scuole, nelle chiese, nei luoghi di incontro, il nostro tessuto economico, politico e sociale si interessi alla guerra e pratichi la pace. Lo chiedono i nostri figli, che vogliono capirci di più, ma vogliono sentirsi più sicuri, del futuro del mondo, il loro futuro.

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