CRONACAPRIMO PIANO

«Il condono di Gaudì la strada da seguire»

L’avvocato Molinaro promuove la proposta fornulata a “Il Golfo” dal professor Rispoli per risolvere l’impasse delle istanze di sanatoria edilizia e avverte: «Ora o mai più: l’attuale momento storico rende indifferibile ed in ogni caso possibile la soluzione al problema, senza falsi ideologismi». Il parallelo con la vicenda della famosa “Sagrada Familia” di Barcellona

Avvocato, ha letto l’intervista rilasciata a questo giornale dal Professor Rispoli? Crede che esistano spazi di manovra sufficienti per risolvere l’annoso problema del condono edilizio?

«Certo che sì! Ho letto e apprezzato molto quell’intervista. Delle dichiarazioni del Prof. Rispoli e della sua visione “anglosassone” del problema, basata sulla esigenza, ormai improcrastinabile, di ricercare una soluzione senza ricorrere ai soliti bizantinismi, abbattendo il muro della odiosa ipocrisia di certi partiti e associazioni, condivido praticamente tutto. Ovviamente, nel prevedere e disciplinare la procedura semplificata, occorrerebbe tener conto anche del ruolo della Soprintendenza. L’idea potrebbe essere quella di vietare a quest’ultima il diniego fondato su valutazioni di merito, riducendo, altresì, da 45 a 20 giorni il termine per la formulazione del parere e stabilendo, infine, una penale per il funzionario in caso di diniego illegittimo o tardivo, salvo il silenzio assenso già eventualmente formatosi. Con una soluzione del genere sono convinto che si uscirebbe definitivamente dal guado».

Come alcuni lettori ricorderanno, la proposta di procedura semplificata si baserebbe sostanzialmente su una doppia autocertificazione.

«È così, salvo il correttivo dell’intervento della Soprintendenza alle condizioni indicate. La proposta formulata è, in buona sostanza, una proposta di legge eccezionale e, in questo periodo di grave emergenza, sono sicuro che potrebbe trovare terreno fertile, nonostante gli annosi tabù. Ora o mai più! Non solo i nostri Sindaci ma tutti i Sindaci d’Italia con il supporto dell’ANCI e dell’ANCIM dovrebbero farne il loro cavallo di battaglia per sostenere il rilancio, economico e sociale, dei territori amministrati. Aggiungo che anche la Chiesa dovrebbe fare la sua parte perché le demolizioni che avvengono con il contagocce e a macchia di leopardo e, per giunta, senza nessun criterio logico, quasi sempre a danno della povera gente e mai della grande speculazione, generando, di conseguenza, laceranti discriminazioni, ingiustizie e traumi inenarrabili principalmente per persone anziane e bambini, sono una grave offesa all’umanità e alla stessa morale cristiana. O la legge è uguale per tutti anche nei fatti o è abuso di potere mascherato. Una terza via non esiste!»

La parola condono – mi pare, quindi, di capire – potrebbe non essere più considerata una bestemmia se la politica decidesse di legiferare in materia?

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«Il legislatore farebbe solo il suo dovere se si decidesse finalmente ad afferrare il toro per le corna, varando una legge costituzionalmente orientata, magari facendo leva sul “ravvedimento operoso” del contravventore, con l’obiettivo di chiudere i conti, una volta per tutte, con un passato fatto di illegalità diffuse e di responsabilità equamente distribuite tra i cittadini e i custodi, a vari livelli, della “res publica”, nella migliore delle ipotesi incapaci – questi ultimi – di garantire il diritto di uguaglianza e la effettività della tutela sanzionatoria e nella peggiore, invece, consapevoli “utilizzatori finali” del voto di scambio. La verità, poi, è anche un’altra! Nessuno può continuare a far finta di non sapere che lo Stato non ha sufficienti risorse finanziarie per realizzare quella che, nella realtà, finirebbe per diventare un’operazione di distruzione di interi paesi, che verrebbero rasi al suolo per il solo fatto di essere stati costruiti numerosi anni or sono senza i dovuti permessi, nonostante l’affidamento ingenerato nei loro abitanti da omissioni perpetuatesi nel tempo sotto gli occhi di tutti e nonostante l’esistenza di importanti presidi di legalità, comprese le Procure, preposti ai controlli e alla esecuzione delle sanzioni. Per realizzare questa “catarsi tragica”, mutuando l’espressione dalla Poetica di Aristotele, i Comuni dovrebbero, comunque, indebitarsi a più non posso, cosa che peraltro è anche vietata agli enti in dissesto. Lo ha detto la Corte dei Conti in varie e recenti sentenze. Si consideri, poi, che la Cassa Depositi e Prestiti non è un pozzo senza fondo, soprattutto oggi».

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Ma allora perché chi gestisce le leve del potere permette questo stato di cose?

«La risposta a questa domanda è abbastanza semplice, dal mio punto di vista. In occasione di un convegno di qualche anno fa al Regina Isabella sul tema del condono nelle zone terremotate, mi sono soffermato su un editoriale pubblicato sull’importante quotidiano britannico The Guardian. In questo editoriale, il giornalista John Hooper ha spiegato che la risposta alla domanda sul perché la tangenziale di Genova non è mai stata costruita è radicata nella storia dell’Italia del XX secolo. Dopo la caduta della dittatura fascista di Mussolini – ha scritto Hooper – “gli italiani hanno creato un ordine democratico in cui nessuna persona può esercitare il potere assoluto. Il risultato è stato un sistema bizantino di controlli e contrappesi che rende quasi impossibile eseguire le cose rapidamente o in modo decisivo”. La spiegazione è da condividere. Ora, io non dico che dobbiamo guardare alla Spagna dell’edilizia facile e monetizzata per dare soluzione ai nostri problemi perché noi siamo “il bel paese” e la bellezza non ha prezzo. Tuttavia, in Spagna nessuno si è scandalizzato per il maxi condono della Sagrada Familia, costruita senza i necessari permessi. A centotrentasei anni dalla posa della prima pietra, la cattedrale di Gaudì è stata sanata con un vero e proprio condono tombale mediante pagamento di una sanzione di 36 milioni di euro al comune di Barcellona per la regolarizzazione retroattiva del progetto. Emblematica e paradossale la dichiarazione rilasciata alla stampa dal presidente dell’ente responsabile dei lavori, Joan Rigol, per giustificare il condono: “Non si può dire che la Sagrada Familia sia stata costruita clandestinamente poiché il silenzio amministrativo ha lasciato intendere che i permessi esistessero”. Qualcuno dirà che la famosa cattedrale era un’opera d’arte e che l’arte tutto giustifica. Tuttavia, non la pensava così il grande scrittore inglese George Orwell che definì la Sagrada Familia come “uno dei più orribili edifici del mondo” e sperò che venisse distrutto durante la Guerra Civile Spagnola”».

Avvocato, Lei ritiene che l’emergenza COVID possa aiutare nella soluzione del problema: perché?

«L’attuale momento storico rende indifferibile ed in ogni caso possibile la soluzione al problema. In tale ottica, non bisogna farsi condizionare da falsi ideologismi ed è necessario guardare anche alla giurisprudenza europea per trovare gli opportuni rimedi, realizzando, con pochi tratti di penna, il giusto contemperamento tra attività repressiva, valori da salvaguardare e diritto alla inviolabilità del domicilio.

Qualcuno ha sostenuto che le istituzioni debbono trovare risposte, in un periodo difficile come questo, alla “nuda vita” che reclama il suo diritto alla sopravvivenza.

In tale situazione – ci si chiede – può davvero avere ancora un senso discutere di certa produzione normativa in termini di principio di legalità e di riserva di legge, di riparto di competenze statali e regionali, di interpretazioni più o meno sofisticate di complessi istituti giuridici?

Non si rischia forse di far la fine del Don Ferrante manzoniano che, tentando arguti sillogismi basati su presunti influssi astrali, muore di peste convinto di non dover prendere alcuna misura per evitare il contagio, andando a letto “a morire prendendosela con le stelle”, mentre la sua famosa libreria è dispersa “su per i muriccioli”?»

La legge eccezionale ha una base legale?

«Secondo quanto previsto dall’art. 14 delle Preleggi, sono eccezionali le leggi che si definiscono tali in quanto adottate in situazioni eccezionali, quali, ad es., guerre, epidemie, terremoti, etc., e che per questo contengono disposizioni da non confondere con le leggi speciali che si applicano a materie specifiche (si pensi alla legge sulla caccia).

Le norme eccezionali sono norme che rappresentano, dunque, un’eccezione rispetto ai principi generali dell’ordinamento giuridico per il soddisfacimento di esigenze lecite (va ricordata come esempio la legge “annonaria” che in Italia ha regolamentato la distribuzione ed il prezzo delle derrate alimentari durante la seconda guerra mondiale).

Parlare di legge eccezionale in materia edilizia, per far fronte alle attuali contingenze e alla drammatica congiuntura sanitaria ed economica, sta anche a significare che tutto si può fare, se davvero lo si vuole, senza violare il principio di legalità e la stessa Costituzione.

Una volta tanto, lo strumento giuridico per liberarsi dai lacciuoli della più ottusa burocrazia che spesso paralizza l’attività amministrativa, complice la politica, rendendo difficile la vita ai cittadini, esiste e se ne può fare legittimo uso”».

Se non fosse stata stralciata dalla bozza alla quale sta lavorando il Governo in questi giorni la norma sul condono, si può dire che la questione sarebbe stata risolta?

«Assolutamente no. Intanto bisogna fare subito chiarezza sul punto. Questa cosa del condono stralciato è una gigantesca bufala ed è strano che nessuno, giornalisti compresi, se ne sia accorto. Nessun condono, infatti, è mai stato proposto da chicchessia. Era stata inserita nella bozza del decreto “semplificazioni” soltanto la proposta di sostituire al requisito della “doppia conformità” urbanistica di cui all’art. 36 del d.P.R. n. 380/01 quello della “conformità”, ovvero la possibilità di sanare gli abusi c.d. formali “a condizione che gli stessi risultino conformi agli strumenti urbanistici vigenti all’atto della presentazione della istanza di sanatoria e non anche all’atto della realizzazione delle opere”.

Senonché, anche questa “novità”, che, peraltro, è una piccola “novità” e non un nuovo condono, è saltata dopo il grido di allarme dei soliti talebani della politica alimentato da demagogia frammista ad ignoranza dei principi e delle norme.

In verità, già qualche tempo fa il senatore Urraro del movimento 5 stelle aveva protocollato in  Commissione Ambiente  un  D.D.L.  di modifica dell’art. 36 del d.P.R. n. 380/01, ma dopo gli attacchi rivolti nei suoi confronti dalle associazioni ambientaliste il senatore aveva ritirato la proposta, che, tuttavia, non era affatto campata in aria.

Quel disegno di legge, se approvato, avrebbe, comunque, consentito di accedere alla sanatoria a chi aveva costruito senza permesso in zone una volta non edificabili, ma rese tali in seguito da nuovi piani regolatori, che oggi si chiamano P.U.C.

Niente di speciale ma era pur sempre qualcosa di utile quantomeno per i Comuni non assoggettati a vincolo paesaggistico.

Non può sfuggire, in proposito, quanto sia surreale quello che accade oggi: in queste fattispecie, l’autore di un abuso è costretto prima ad abbattere il manufatto, poi a chiedere e ad ottenere il permesso a costruire, che gli è dovuto in quanto il luogo è diventato edificabile, ed infine a ricostruire lo stesso manufatto così come si presentava prima della demolizione.

Roba da pazzi in un paese che alle pazzie è abituato da tempo immemore.

Diciamocelo francamente. È ora di smetterla con i falsi proclami. Non si può continuare ad illudere la gente.

È grave, fra l’altro, che nel pacchetto “semplificazioni” sia stata anche inserita una norma che dice che la realizzazione delle c.d. opere minori per le quali non è richiesto il permesso di costruire non costituisce reato e fa scattare una semplice sanzione pecuniaria.

Questa cosa o è l’ennesima presa in giro o è una trovata di qualche anonimo burocrate che evidentemente non sa o non ricorda che una disposizione simile già esisteva nella legge n. 457/78 ed esiste tuttora nel Testo Unico dell’edilizia, il quale, all’art. 37, prevede, appunto, che la abusiva esecuzione di opere per le quali è richiesta la la S.C.I.A. è assoggettata soltanto a sanzione amministrativa».

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Zorro

E si premiamoli pure questi delinquenti del territorio e poi semplifichiamo pure gli altri reati in premio!

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