CULTURA & SOCIETA'

Il giorno della memoria e il caso di Livorno

Proprio alla vigilia di un appuntamento importante come quello del 27 gennaio arriva un caso incredibile di intolleranza razziale ad opera di un ragazzino di appena 12 anni. Ecco perché bisogna davvero fermarsi a riflettere…

DI LUIGI DELLA MONICA

Avevo chiesto al gentile Coordinatore del nostro quotidiano se interessava un mio commento sulla giornata della memoria. Neanche ho fatto in tempo a scrivere le prime battute che i media nazionali hanno diffuso la notizia di un episodio di intolleranza razziale in Provincia di Livorno. Nello specifico due adolescenti ad insulti verbali e sputi perseguivano un ragazzino di dodici anni, “colpevole” di essere ebreo e di dover bruciare nei forni. Una analisi antropologica e criminologica sarebbe doverosa, sulle motivazioni che hanno addotto queste persone, non ancora maggiorenni, ad imitare qualche atteggiamento puerile e subumano visto altrove. In quella fase delicatissima dello sviluppo si cerca disperatamente una identità e si farebbe qualsiasi cosa per compiacere un adulto, che magari ha richiesto loro un comportamento fuori dalle righe, per dare modo di ricevere l’appellativo di speciali e\o coraggiosi. In questo non ci trovo nulla di male se, ad esempio, si tira una scommessa a chi arriva più veloce in un certo posto di ritrovo, per disputare una gara di corsa a piedi, oppure a chi salta più in altro degli altri, oppure ancora per chi riesce a fare un certo numero di palleggi con i piedi o con le mani, per eccellere in uno piuttosto che in un altro sport. Ma augurare la morte nei forni crematori, dopo oltre 75 anni dalla certezza storica inconfutabile che almeno in quei siti (non li definisco neppure campi, perché questo sostantivo si riferisce a sedi di lavoro onesto e rispettoso della natura) l’umanità ha cessato di esistere per circa due anni (dal 1943 al 1945) significa osservare un nichilismo assoluto e decerebrato.

Sono stato privilegiato, come uomo di Croce Rossa, nell’avere approfondito alcuni profili di violazione del diritto internazionale umanitario: ebbene, sappiate che gli ufficiali delle S.S., che erano uomini altamente istruiti e dotati di un quoziente intellettivo superiore alla media, parlavano almeno due lingue, erano titolari di una laurea universitaria, cultori della musica e dell’arte figurativa, ma in occasione delle visite concordate con i Delegati di Croce Rossa Internazionale occultavano sistematicamente le prove della barbarie in atto. Ho udito molti “no vax”, riempiendosi la bocca di perbenismo e di costituzionalismo, discorrere di deportazione delle loro libertà come quelle degli internati in campi di concentramento. Mi perdonino coloro i quali ritengono che di norma un giornalista debba essere moderato ed imparziale, ma è assolutamente intollerabile ed offensivo per l’intelligenza di chi legge ed ascolta formulare simili paragoni. La giornata della memoria ha lo scopo di ricordare che uomini intelligenti, civilizzati, istruiti ed elevati culturalmente si sono trasformati in belve ripugnanti e senza briciolo di umanità, separando le madri dai figli piccoli, i mariti dalle mogli, i nonni dai nipoti… Ma non si sono fermati soltanto al trauma psicologico, per cui voglio sottolineare che un bimbo fino all’età di circa 5\6 anni piange soltanto se la madre si allontana da lui\lei per andare a lavoro; sono andati oltre le più perverse macchinazioni. Li hanno derubati di ogni effetto personale, delle loro case, delle loro specificità culturali, etniche, razziali e sociali, riducendoli ad involucri di carbonio.

Come si può pensare, in un semplice scherno fra ragazzi, di rievocare quelle mostruosità aberranti? Donne e bambini indotti con l’inganno alle docce, mentre in realtà, sottoposti alla cosiddetta “soluzione finale”, venivano condotti alle camere a gas e dopo ne venivano bruciati i corpi. Ma vi rendete conto che Eichmann, catturato dal “mossad” in maniera poco ortodossa e democratica in Argentina, negli anni 60’, su mandato del procuratore di Francoforte Her Fritz Bauer, durante il processo che lo condusse a morte, si difendeva dichiarando l’esimente della esecuzione di ordini dall’alto, sul presupposto che un militare tedesco il quale si rifiutasse di eseguire un comando sarebbe stato fucilato seduta stante, ma nell’istruttoria dibattimentale un testimone dichiarò che egli aveva ucciso un bambino di tre anni scagliandolo contro un muro. Riflettete sulla biografia del nobile giurista tedesco, che impedì che il suo popolo potesse ricevere la taccia morale della indifferenza e dell’oblio rispetto alla degenerazione della civiltà moderna che da Norimberga come movimento della gioventù nazista si propagò come un virus letale e pestilenziale in tutta la Germania ed in Europa.

Purtroppo, a questa barbarie l’Italia stessa prestava acquiescenza con l’introduzione delle leggi razziali del 1938 e con il collaborare di alcuni fascisti fianco a fianco con le truppe tedesche nei rastrellamenti di ebrei; il regime di Vichy in Francia si macchiò di viltà e di complicità con i gerarchi tedeschi che occuparono il loro territorio. Le truppe alleate intervennero appena in tempo per documentare la sozzura immonda cui i gestori dei campi di sterminio stavano ponendo rimedio con l’ordine pervenuto da Himler, Goering e Hitler di cancellare ed interrare tutte le prove fisiche della soluzione finale. Riflettete cari ragazzi, l’indifferenza ed il fingere di dimenticare uccidono in modo più violento di una tortura o di una vile trappola assassina. Non esiste nessun motivo, nessuna ideologia, nessuna logica razionale perché un uomo annienti e riduca ad inferiorità un altro uomo, ma dimenticare che un sopravvissuto abbia patito questi dolori indicibili ed inenarrabili significa restituirgli il male già ricevuto “settanta volte sette”.

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Molti testimoni uditi dal procuratore Fritz Bauer non si presentavano, agli inizi della inchiesta, perché tali erano le vicende aberranti assistite o subite che temevano di non essere creduti. Questo è il senso del giorno della memoria: restituire la speranza ai sopravvissuti, agli ultimi sopravvissuti dell’Olocausto, che quella barbarie permessa commissivamente da un gruppo di ex uomini deprivatisi di questo appellativo non possa trasformarsi nella altrettanto violenta e colpevole omissione di fingere di non vedere e di non ricordare, da parte dell’altra porzione di umanità rimasta come tale.

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Gentili isolani non richiudiamoci però nella Torre di Babele, rasserenati dalla gioia del nostro gravido orticello, ritenendo che una “Shoah” non possa accadere mai nella nostra comunità. La memoria storica non deve essere un retaggio dei vecchi reazionari, nostalgici del passato, ma un ponte di collegamento con gli errori del passato, che non devono mai più ripetersi. Non si pensi che l’isola sia digiuna da qualsiasi logica dell’oblio. Spesso accade nelle nostre cerchie locali, nei nostri campanilismi, di arroccarsi gli uni contro gli altri, tentando di dipingere il diverso, l’avversario come un folle visionario e millantatore, augurandogli ogni malanno e sciagura. Per Ischia, isola di turismo non si intende solo icona commerciale, ma, come disse il Santo Papa Giovanni Paolo II il 05 maggio 2002, “terra animata dalla cultura e dal dovere dell’ospitalità del forestiero”. Non dimentichiamo mai che umanità significa rispetto del diverso e della identità altrui e che allorquando stiamo denigrando una persona, senza motivo e senza un giusto processo, ma semplicemente per avversarlo ideologicamente, stiamo gettando il seme dell’odio e commettiamo un piccolo insignificante olocausto, ma pur sempre un gesto mostruoso e disumano…

Se un adolescente a tutt’oggi ardisce di esprimersi con questi gesti evocativi del dolore patito dai fratelli ebrei, ritengo che lo Stato debba energicamente intervenire, non solo in forza dell’Art. 3 comma 2 della nostra Carta Costituzionale, in materia di uguaglianza sostanziale, ma anche dell’Art.6 posto a tutela delle minoranze linguistiche ed etniche e per i seguenti art. 8, 19 e 20 Cost. sulla libertà di religione e di opinione. Quanto a rango di norme primarie e più incisive nella vita pratica, si deve elargire ai docenti ed ai dirigenti scolastici il potere-dovere di segnalare agli Organi di vigilanza minorile, ai sensi dell’art. 337 codice civile, nella specie il Giudice Tutelare, competente per territorio, queste condotte esecrabili, per rieducare i ragazzi e le famiglie alla cultura del rispetto del diverso ed alla memoria dei mali passati, che sono da scongiurare per il futuro. Onore ai caduti ed ai superstiti.

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