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Il governo di destra e la storia di Ischia

Svelo un piccolo segreto. Il pomeriggio della domenica in cui si è votato ho informato con un emozionato messaggio l’Organizzazione del Partito a Roma comunicando ad essi dieci ore prima dell’inizio dello scrutinio che testate radiotelevisive e fonti non politiche americane, già assegnavano la vittoria a Fratelli d’Italia e al centrodestra con largo margine e maggioranza assoluta alle camere. Mantengo infatti una capillare attività di osservazione sociologica e politica dei siti telematici informativi mondiali. La Destra Italiana nelle sue evoluzioni da Movimento Sociale Italiano a Msi-Dn ad Alleanza Nazionale fino a Fratelli d’Italia ha mantenuto il simbolo della Fiamma Tricolore e si è pienamente riconosciuta nei valori e nelle istituzioni della Repubblica tanto che già dal 1953 ha accettato l’ingresso dell’Italia nella Nato e già negli 1957, 1959 e 1960 ha sostenuto i governi Zoli, Segni e Tambroni così come ha contribuito alla elezione dei Presidenti della Repubblica come nel caso di Giovanni Leone. Molto prima della nascita del Polo delle Libertà con Silvio Berlusconi già negli anni cinquanta la Destra amministrava molti capoluoghi di provincia specie al sud, e solo la temperie della contestazione del ’68 lo ha temporaneamente allontanato dall’orbita del Governo; ciò anche per via di una formula politica inventata da Ciriaco De Mita, quella dell’arco costituzionale che bollava il MSI come erede del fascismo e quindi non compatibile con le forze altre e con ciò lo escludeva dalle formule politiche di governo. Il Msi è stato invece sempre un partito democratico che stabiliva regole condivise e consentiva un grande pluralismo al suo interno con la puntuale celebrazione di congressi e la elaborazione di tesi e mozioni. Del resto se è vero che il Primo MSI era nostalgico del Fascismo o meglio delle tesi sociali della RSI, dopo la nascita del partito che riunì innumerevoli sigle e gruppi del neofascismo, si pervenne quasi subito al motto “Non rinnegare non restaurare” nel senso di non volere dimenticare la propria identità ma di riconoscersi nei valori della Repubblica con la accettazione dell’alleanza transatlantica coi vecchi nemici per garantirsi dalla minaccia comunista.

Un progressivo cammino di affinamento passò per la creazione della Destra Nazionale con le elezioni del 1972 quando si affiancarono liberali e conservatori (l’armatore Achille Lauro, l’Ammiraglio Birindelli, il filosofo Armando Plebe) e nel 1975 con la Costituente di Destra sempre tesa a inglobare nuove forze nella sfera della destra missina. Nel 1976 il partito che contava quasi il 9 % dei voti e un significativo numero di parlamentari subì una scissione con la nascita della Democrazia Nazionale un prematuro tentativo di svecchiare le politiche msi e di rientrare nelle condizioni di alleabilità. In quegli anni il Msi era fortemente radicato e la base rifiutò i cambiamenti e le abiure tanto che alle successive elezioni politiche del 1979 Democrazia Nazionale non andò oltre lo 0,6 % mentre il Msi-Dn con difficoltà riprese a funzionare. Negli anni ottanta con il mutare delle generazioni i cosiddetti quarantenni cercarono di passare da un atteggiamento di mera opposizione a una ricerca di maggiore incisività e protagonismo politico come predicato ad esempio da Giuseppe Niccolai, l’eretico della Destra insieme a Mimmo Mennitti. Si disse occorreva passare dalla protesta alla proposta. D’altro canto una delle menti più acute, Pinuccio Tatarella mio amico e maestro, in quegli anni elaborava e formava la nuova classe dirigente. A Napoli persona di grande qualità è stato il Senatore Franco Pontone. Ma come dimenticare gli onorevoli Zanfagna, Pirolo,Rastrelli, Pistolese, Florino, Monaco, Parlato che negli anni ottanta animarono quel Msi che a Napoli giunse a conquistare 18 consiglieri comunali e a raccogliere duecentomila voti nella sola città capoluogo. Ecco io succeduto a Giovanni Balestriere, Domenico Di Meglio, Salvatore Lucibello, Antonio Barile che avevano creato e condotto il Movimento mi giovavo di quella forza e riuscii in breve tempo a fare del MSI a Ischia un partito attivo e dinamico, tanto che mentre nel 1975 a Barano e a Forio si praticava l’ostracismo contro i nostri consiglieri comunali, a Ischia io dialogai con altre forze consiliari e cosi nel 1991 insieme al PLI presentammo una proposta di Statuto all’atto dell’entrata in vigore della nuova legge sulle autonomie, la legge 142/90; e già nel 1992 da giovane dirigente provinciale del MSI rendevo possibile la nascita della Giunta DC-MSI-PLI-PSI E PCI con il Sindaco Giovanni Sorrentino proponendo come nostro assessore Giovanni Balestriere. Mi piace ricordare qui alcune figure foriane come i Regine, i Verde e l’indimenticabile Vincenzo Savarese nominato assessore del comune del torrione e prematuramente scomparso. Molto prima dell’avvento di Berlusconi e della trasformazione del Msi in Alleanza Nazionale io avevo portato il Msi al potere. Fatto che si confermò nel 1994 quando con Forza Italia e Alternativa per Ischia vincemmo le elezioni ed io divenni per 4 anni v.Sindaco di Ischia. Sono stato eletto 3 volte consigliere comunale e ho poi ricoperto l’incarico di Vice Sindaco per il Msi ed Alleanza Nazionale. Precedentemente sono stato a capo del FUAN, la destra universitaria fino a diventarne uno dei dieci massimi dirigenti in Italia. La svolta di Fiuggi era necessaria sia per modernizzare programma e contenuti sia per adeguare a funzioni di governo il partito.

Il Generale Ramponi ex Comandante Generale della Guardia di Finanza e poi Capo dei Servizi Segreti, uno dei costituenti di An mi raccontò come avevano deciso di fondare An con la presenza del 50% dei missini e il 50% di nuove forze laiche e cattoliche. Fatto che invece vide ancora il prevalere dei missini. Ricordo la sera del congresso del 1995 quando si spegne la fiamma del Msi, molti piangevano perchè sembravano tramontare le loro vite stesse e all’improvviso si alzò un canto virile dei tremila delegati sotto il tendone al termine dei lavori. La mattina seguente ricominciò il congresso con la nascita di Alleanza Nazionale ma con nostra sorpresa si riaccese ancora in un video grafico il simbolo della fiamma, la stessa, nel nuovo logo di An e comparve l’immagine di Almirante. Un fiume di lacrime e di entusiasmo travolse le migliaia di delegati. E’ da dire che già nel 1980 Giorgio Almirante aveva lanciato il Progetto per una Nuova Repubblica con una grande riforma costituzionale di stampo Presidenziale ma a quell’epoca questo obiettivo sembrava solo un sogno. Il Congresso di Fiuggi si incentrò sulla relazione di Gianfranco Fini che consacrò la svolta. Dopo la relazione di Fini si spensero le luci e fu interrotto il congresso per cinque minuti. Il primo a intervenire dopo Fini fui proprio io, a sostegno della svolta di An, salutato con affetto dal Presidente delle Assise l’On. Franco Servello che ebbe parole molto belle per me. Il Secolo d’Italia dopo la relazione di Fini pubblico’ un grande riquadro con la sintesi del mio intervento. Negli anni duemila An entrò in crisi pur dopo avere vinto nel 1994 e nel 2001 le elezioni fino a confluire poi nel Pdl e venendone assorbito. Fino a quando Meloni, Crosetto, La Russa, Rampelli, Cirielli ed altri decisero di fondare un nuovo soggetto di centrodestra, FdI. Nel tempo Fratelli d’Italia è passato dallo 0,9 al 26% costruendo una capace classe dirigente. Al Congresso di Trieste sono stato chiamato a far parte della Assemblea Nazionale del Partito. Oggi sono quasi duecento i parlamentari della fiamma che ancora campeggia nel simbolo del partito. E’ stato bello vedere che la nostra lunga e intensa opera democratica è stata premiata e nel Comune di Ischia la Fiamma è il primo partito col 26%. Bello vedere Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri da Capo Politico della Fiamma Tricolore che fu del Msi.

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