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Il monito di Ejarque: «Il mercato internazionale ha “dimenticato” Ischia»

Ieri, con l’incontro con giornalisti e cittadini, si è chiusa la due giorni isolana del manager del turismo chiamato a rilanciare il brand Ischia. Tante considerazioni, partendo anche dalla frana del 26 novembre, ma anche qualche campanello d’allarme da non sottovalutare

Una due giorni ischitana, una nuova full immersion per un nuovo step del progetto che prevede il rilancio turistico di Ischia. Ieri mattina l’ultima tappa per Josep Ejarque che dopo aver incontrato gli operatori turistici nella giornata di mercoledì ha fatto tappa alla Biblioteca Antoniana dove ha mostrato una serie di dati e numeri legati al brand Ischia e al territorio. Incontrando tra l’altro anche i cittadini che hanno voluto interloquire col manager esperto di turismo. Prima però quattro chiacchiere, più di quattro in verità, con i giornalisti, ai quali ha spiegato quello che è stato fatto e quello che invece resta da fare. Partendo da un punto che purtroppo in questo momento è focale: «L’evento catastrofico del 26 novembre purtroppo ha fatto sì che l’isola venisse esposta a livello internazionale non per le proprie bellezze, ma per la frana che ha riguardato soprattutto Casamicciola. Oggi siamo qui per cercare di andare avanti e per costruire il futuro. I numeri in nostro possesso ci dicono che Ischia, al netto della frana, è ancora una meta ambita dai turisti e che c’è ancora una grande considerazione dell’isola. In una scala di gradimento da 1 a 10 Ischia ha raccolto un punteggio che va oltre l’8 e direi che è un solido punto di ripartenza, soprattutto rispetto alle altre destinazioni turistiche. Detto ciò, va fatta un’analisi un po’ più approfondita perché il turismo sta cambiando, e anche velocemente. Per tale motivo Ischia non deve essere solo un’isola termale, bensì dovrebbe adeguarsi ai nuovi standard imposti dal mercato. Lo scopo che ci siamo posti, insieme a tutti gli albergatori con cui ci siamo interfacciati ieri, è quello di inserire Ischia in un circuito di turismo straniero, sotto certi punti di vista più internazionale in modo da farla conoscere in giro per il mondo. Nei prossimi anni va assolutamente aumentato il volume di turisti stranieri perché questo ci consentirà di lavorare più tempo nel corso dell’anno. Ciò non vuol dire avviare un processo di destagionalizzazione, ma dare vita a una nuova attività turistica, spalmata su più mesi in modo da avere una maggiore occupazione e una maggiore presenza nei mercati esteri. A mio modo di vedere, bisogna iniziare a sfruttare tutte le ricchezze dell’isola. C’è moltissima materia prima, ma questa va trasformata perché il mercato oggi non compra solo il territorio, ma anche, e soprattutto, le esperienze e le attività».

Inevitabile fare anche una riflessione sul fatto che il manager lavori per il Comune di Ischia ma l’isola rappresenti comunque un corpo unico. E per rafforzare il concetto gli rappresentiamo che la frana del 26 novembre dal punto di vista dell’immagine nuoce al territorio nella sua interezza. La risposta non si fa attendere: «Quello che emerge dalle nostre analisi è che i turisti non hanno una concezione territoriale ben precisa dell’isola. A loro non importa sapere dove inizia e dove finisce il comune di Casamicciola, piuttosto che quello di Forio. Nella loro mentalità – e questo deve essere chiaro – esiste un’unica destinazione che è l’isola d’Ischia perché così è conosciuta nel mondo e chi la sceglie per le proprie vacanze lo fa perché vuole godere di tutte le sue bellezze senza alcuna distinzione territoriale. Questo è un dato di fatto oggettivo e le sei amministrazioni devono cominciare ad avere una visione comune che metta al centro concetti come cooperazione e collaborazione. Ischia potrebbe essere l’isola del benessere del Mediterraneo, ma per arrivare un giorno ad esserlo nei fatti è necessario lavorare tutti insieme tralasciando divisioni e personalismi. È quindi auspicabile che le sei amministrazioni e gli imprenditori del turismo si mettano d’accordo per un progetto condiviso e a lungo termine».

Non può mancare una domanda su come albergatori e imprenditori turistici hanno eventualmente abbracciato e sposato il progetto di Ejarque che fa però una premessa: «Prima di rispondere al suo quesito vorrei chiarire che il progetto non è rivolto solo agli albergatori. Esso, infatti, coinvolge anche le altre categorie produttive dell’isola come i ristoratori, i gestori degli stabilimenti balneari, i negozianti, i responsabili delle terme e tutti quelli che contribuiscono all’economia di questo luogo. L’incontro di oggi (ieri per chi legge, ndr), a dire il vero, è rivolto anche ai semplici cittadini che vivono sull’isola e che sono parte del sistema. Oggi il turista è un patrimonio di tutto territorio, non solo degli albergatori». Poi Ejarque arriva al dunque: «Per venire alla sua domanda posso dire che ci sono alcuni operatori ricettivi in sintonia con noi nel superamento delle barriere territoriali, altri invece avanzano dei dubbi attorno a questo modus operandi, altri ancora sono restii a questi cambiamenti. Tuttavia un aspetto che mi ha molto colpito dell’incontro è che tanti albergatori hanno ammesso di fare poco per cambiare lo stato dell’arte perché tanto la bellezza di Ischia è tale che i turisti, nel bene o nel male, la scelgono sempre per le loro vacanze. La domanda che però dovremmo porci è se nel futuro sarà sempre così e se questo sistema potrà ancora reggere. Io non ho una risposta, ma credo che sia necessario cominciare a interrogarsi attorno a questo punto». Poi un sunto su quanto emerso sull’analisi swat eseguita e relativa alla considerazione che il mercato ha dell’isola: «Sia a livello nazionale che internazionale, è molto positiva, ma non eccezionalmente positiva. C’è poi un campanello d’allarme, ovvero la notorietà di Ischia nel mercato internazionale che purtroppo non è più come venti o dieci anni fa. Le motivazioni di questo calo in termini di conoscenza al di là dei confini nazionali sono tante, tra cui il lavoro svolto dai nostri diretti competitor che evidentemente in tutto questo tempo hanno fatto meglio. Oggi è necessario che Ischia cambi rotta se vuole tornare ad avere un miglior posizionamento nello scacchiere internazionale».

Alla Biblioteca Antoniana c’era anche il sindaco d’Ischia, Enzo Ferrandino che ha voluto rimarcare una volta di più come «la roadmap di questo progetto prevede il riposizionamento dell’intera isola d’Ischia nel mercato con una rinnovata offerta turistica. Dagli incontri che si stanno susseguendo pare che il nostro territorio abbia tutti gli ingredienti necessari per confezionare un’offerta che risulti essere apprezzata dal mercato turistico sia nazionale che internazionale. Dalle parole del dott. Ejarque si evince che la sfida dei giorni nostri è quella di andare a intercettare la domanda proveniente soprattutto da paesi stranieri come Germania, Svizzera, Olanda, Spagna, ma anche da terre lontane come gli Stati Uniti. Se vogliamo migliorare e tornare ai livelli di prima dobbiamo essere in grado di ricalibrare la nostra offerta in base ai canoni che ci vengono dati dal mercato. Ovviamente è un discorso che va oltre il solo comune di Ischia e che deve riguardare a 360° tutte le altre amministrazioni. In questo senso, credo che ci sarà compattezza nel fare fonte comune e affrontare le sfide che abbiamo davanti a noi». Poi un inevitabile “parentesi” anche sui fatti del 26 novembre e le possibili ripercussioni ma anche sulla necessità di accelerare: «Io credo che in questo momento siano importantissimi il tempismo e la concretezza. Da parte del governo centrale qualcosa si sta muovendo, ma è ancora una risposta timida. La nostra fortuna è che abbiamo ancora un lasso temporale piuttosto congruo per andare a intraprendere delle azioni sostanziose nella messa in sicurezza dei territori. Sono convinto che con una sinergia tra governo centrale, struttura commissariale ed enti locali riusciremo a farci trovare pronti per l’inizio della nuova stagione turistica».

FOTO FRANCO TRANI

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