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Il monito di Villano: «E’ la sera della speranza, le morti non siano vane»

Ieri sera presso la Basilica di Santa Maria Maddalena la Santa Messa in memoria delle 12 vittime dell’alluvione celebrata dal vescovo d’Ischia che invita a prendersi cura del territorio e spiega: «Mai più tragedie come queste. Facciamo memoria dei nostri fratelli e sorelle, chiediamo perdono per le nostre mancanze».

Dolore, lacrime, commozione. Nella Basilica di Santa Maria Maddalena, il momento profondo delle commemorazioni ufficiali del primo anniversario dell’alluvione di Casamicciola Terme che il 26 novembre 2022 seminò morte e distruzione. Una folla immensa ha preso parte alla messa in suffragio delle vittime,tanta che la chiesa non ha potuto contenerla tutta. Un messaggio pesante di comunità e per la comunità. Poi palloncini bianchi “liberati” in cielo. Un messaggio per ogni anima sacrificata a questo paese.Istituzioni civili e militari, i rappresentanti del Commissario di Governo ed i sindaci hanno presenziato al rito officiato dal Vescovo Mons Carlo Villano.In Basilica i parenti. Non tutti. Nella notte a Lacco Ameno, nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie alle 5,00 si era celebrato il rito più toccante ed intenso con la messa in memoria delle 12 vittime di quella strage di uomini, donne e di bambini al quale hanno partecipato, in forma riservata e lontana dai paradigmi istituzionali, i familiari più stretti. Il ricordo delle vittime è stato fatto durante tutte le celebrazioni domenicali del territorio parrocchiale. Il punto cardine di una domenica tristemente dedicata al loro sacrifico si è tenuto, comunque, nella Parrocchia del Funno con la funzione organizzata dalla Diocesi di Ischia nel tempio simbolo di un paese traviato dalla sciagura. Eleonora Sirabella, Salvatore Impagliazzo, Gianluca Monti, Valentina Castagna, e i loro tre figli: Michele, Francescoe Maria Teresa. La famiglia Scotto di Minico diMaurizio e Giovanna Mazzella, con l’angelo più giovane di questa sciagura, il piccolo GiovanGiuseppe Scotto di appena 21 giorni; Nikolinka Gancheva Blangova, e Maria Teresa Arcamone. Tutti sono stati ricordati e la loro morte ricordata al mondo da Mons. Villano, Vescovo di Ischia e Pozzuoli. 

I canti e la musica sacra hanno accompagnato, forse sovrastando le parole del Vangelo, in una messa in cui le parole pesantidell’omelia di Villano avrebbero meritato più profonda riflessione: «Facciamo memoria dei nostri fratelli e sorelle che lo scorso anno in maniera tragica hanno consegnato la loro vita a Dio. Se noi siamo qui è perché conosciamo i loro nomi, non sono un numero– poi Villano parla di dolore e speranza, parla di Perdono-vogliamo chiedere perdono per le nostre mancanze i nostri peccati». «Per questa comunità è stata una giornata intensa. Questa sera si è rinnovato il nostro dolore. Questa sera è la sera della speranza: se Gesù è risorto anche noi risorgeremo.Che questi nostri fratelli e queste nostre sorelle vivono nellaSua vita e risorgono insieme con Lui. Siamo a celebrare insieme come comunità l’Eucarestia. Siamo chiamati a rendere testimonianza del bene che riusciamo ad operare è chiamati a fare. Di quel bene che un anno fa siamo stati tutti testimoni».Il Vescovo parla di testimonianze di bene dopo la sciagura prima di affidarsi a parole grevi. «Non erano con voi, ero difronte.Se devo dire ciò che mi ha colpiti, è proprio: tutta la comunità si sia sentita nel profondo ed abbia partecipato nell’opera di soccorso. I giovani in maniera particolare. Questo bene è segno di speranza. Per guardare con fiducia al presente ed al futuro». «Dio nasce in una periferia anonima sconosciuta, è lì che ha incontrato il Signore. Conquesta comunità abbiamo incontrato il Signore con il bene che ci siamo sforzati di fare,nel volto di chi soffre, nel volto di chi ha vissuto il dolore. I familiari delle vittime». 

Don Gino Ballirano: «Un anno difficile, da sacerdote il più doloroso della mia vita». All’esterno della Chiesa i bambini del catechismo hanno fatto volare palloncini a cui sono stati legati messaggi per i martiri di Casamicciola

Il capo della Chiesa ischitana parla del suo incontro con i superstiti di chi è morto: «Ci siamo incontrati e sul vostro volto, non potrebbe essere altrimenti, è presente il dolore di chi nella vita ha perso il motivo della propria stessa vita. Ma nei vostri volti c’è anche tanta speranza, tanta dignità, di chi crede e chiede che queste morti non siano invano». Infine, l’appello (parole che pesano come Macigni) al vivere con attenzione premura e rispetto il nostro territorio. «Tutti dobbiamo sentirci responsabili, come comunità, delle nostre città e dell’ambiente fragile, delicato nel quale viviamo. Una responsabilità di tutti: vivere con attenzione, premura e rispetto questo nostro territorio. Come comunità e cristiani non siamo insensibili all’ambiente in cui viviamo.Siamo partecipi e responsabili, come comunità a vivere con attenzione, rispetto, questo nostro territorio. Il Signore ci accompagni in questa presa di responsabilità. Se siamo una comunità tutti dobbiamo portare i pesi gli uni degli altri anche in relazione all’ambiente. Se siamo qui è per un’attenzione a coloro che hanno perso i loro cari.Perchè tragedie come questenon si ripetano mai più!  Oggi sono qui perché tutta la Chiesa di Ischia e di Pozzuoli è presente».

In ultimo il richiamo al saluto consegnato a Villano dal Vescovo Gennaro Pascarella. Intensa la concelebrazione del parroco Ballirano.«La vostra presenza qui in mezzo a noi, è il segno tangibile non solo del vostro affetto di predilezione verso la nostra comunità ma è la vicinanza della Chiesa che, come una madre, consola i suoi figli nel momento del dolore.Lei ha voluto incontrare, nel suo ingresso in Diocesi come nuovo Pastore, per primi i familiari delle vittime del disastroso evento che lo scorso anno ci ha colpiti. Per primi, perché “più grande di tutto è l’amore» ha detto Don Gino Ballirano rivolgendosi al Vescovo nel suo ruolo di instancabile guida in questi giorni tormentati.«L’alluvione del 2022 è stato un evento che ha segnato la storia del nostro paese. Come il terremoto del 28 luglio 1883. E da allora la nostra vita non è più la stessa.È trascorso un anno difficile, da sacerdote posso dire forse il più doloroso della mia vita. Quante lacrime, quante paure, quanto dolore hanno visto questi occhi e ha percepito il mio cuore. Solo ora ho capito la frase che un anziano passionista mi disse una volta: “si è veramente parroco quando si sta stare sulla croce”». La speranza cristiana non è negazione del dolore e della morte, anche quando chi amiamo ci sembra lontano dice, prima di concludere con una invocazione.«Pregate per noi Eccellenza e rinchiudeteci nel cuore di Colui che per noi è morto ed è risorto.Lì potremo attingere “alle sorgenti della salvezza” per riprendere il nostro cammino, per costruire una Casamicciola nuova, non solo case nuove, edifici nuovi ma un popolo nuovo come sognava il venerabile parroco Don Giuseppe Morgera». Al termine della Santa Messa, all’esterno della Chiesa i bambini del catechismo locale hanno fatto volare centinaia di palloncini a cui sono stati legati messaggi“azzurri “ e “rosa” per i dodici martiri di Casamicciola.

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FOTO FRANCO TRANI

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