CRONACAPRIMO PIANO

«IL REDDITO HA FALLITO, COSI’ CAMBIERA’ L’ISOLA»

Oltre 3.000 i percettori del sussidio sull’isola che adesso verosimilmente non lo riceveranno più. A Il Golfo il sindacalista Rino Pilato spiega i contro ma anche i pro del RdC, che in ogni caso ha contribuito anche a mutare i rapporti di forza tra lavoratori e impresa sul nostro territorio. Una stoccata ai “divanisti” e la convinzione che ormai non è possibile lavorare turisticamente tre mesi l’anno

Cosa cambia ad Ischia con quella che di fatto è l’abolizione del reddito di cittadinanza, dal punto di vista del mondo del lavoro?

«Prima di spiegare cosa cambia, voglio dire cosa è stato il reddito di cittadinanza qui sulla nostra isola. Per me, visto come era stato impostato, si è dimostrato un fallimento politico. Ci sarebbero dovuti essere corsi di formazione e aiuto per l’inserimento nel mondo del lavoro, ma tutto questo si è rivelato aria fritta: sono rimasti esclusivamente i pagamenti sulle carte prepagate. Tuttavia, sulla nostra isola questo fenomeno ha avuto, da un punto di vista strettamente sindacale, un aspetto leggermente diverso: ovviamente, nella massa di persone che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza ci sono stati anche i “divanisti”, cioè coloro che avrebbero potuto lavorare prima, e a maggior ragione dopo che avevano ottenuto un sussidio. Però c’è stato anche chi, a fronte di tale sussidio, evitava di farsi prendere per gli “attributi” dai datori di lavoro: è capitato e capita ancora che essi dovevano accettare lavori per necessità, accontentandosi di salari che definire “minimi” sarebbe eufemistico».

«Da un lato il reddito di cittadinanza è servito per dare un po’ di forza contrattuale al lavoratore, dall’altro lato tuttavia c’erano i “divanisti”, che prima stavano sul divano e non guadagnavano nulla, mentre poi si sono trovati a stare sul divano guadagnando 700 euro al mese, e tra questi c’era anche chi speculava su tale situazione»

È giusto dire che comunque tra i tanti difetti, almeno in una realtà come la nostra,dove c’era un certo tipo di imprenditoria (senza fare di tutta l’erba un fascio), il reddito di cittadinanza aveva comunque ristabilito un minimo di equità sociale?

«Diciamo di sì. Ovviamente la sua premessa è doverosa: ci sono imprenditori di serie A, di serie B, di serie C, e gli pseudo-imprenditori. Quello di serie A cerca personale qualitativamente elevato ed è disposto a pagare. Man mano la scala scende, e chi aveva necessità di sbarcare il lunario per fronteggiare mutui e le basilari esigenze di vita, doveva accontentarsi anche di ottocento euro al mese, ad esempio per 10/12 ore di lavoro al giorno. Quindi un minimo di equità col reddito di cittadinanza era stato raggiunto: il lavoratore aveva cioè uno strumento per non farsi stringere il cappio al collo. Sull’altro versante va però detta un’altra cosa. È noto che il beneficiario del reddito di cittadinanza che ha un contratto di fitto registrato, moglie e due figli a carico, poteva anche arrivare a prendere 1200 euro al mese. C’era un altro fenomeno: chi era in tali condizioni rifiutava anche le offerte di lavoro delle aziende più serie che pagavano stupendi giusti, visto che tali potenziali lavoratori, soddisfatti dei 1200 euro, si dicevano disposti al massimo a lavorare “in nero” a cento euro a serata per arrotondare. Ecco quindi il rovescio della medaglia: mentre da un lato il sussidio è servito per dare un po’ di forza contrattuale al lavoratore, vista l’inefficacia dei sindacati dopo l’abolizione dell’articolo 18, dall’altro lato tuttavia c’è il citato “divanista”, il quale prima stava sul divano e non guadagnava nulla, mentre poi si è trovato a stare sul divano guadagnando 700 euro al mese, e tra questi c’era chi speculava su tale situazione». 

Ads

Sull’isola i percettori del sussidio erano circa 3000-3500. Comunque oggi sull’isola è impossibile pensare di andare avanti lavorando soltanto per una stagione di tre mesi. Accolgo quindi con favore l’interesse di investitori interessati a un turismo più “duraturo”, come coloro che hanno acquistato il Mezzatorre e il Punta Molino»

Ads

In tempi in cui la Naspi è stata dimezzata, qual è la mappa dei percettori del reddito di cittadinanza sull’isola, quanti sono? E con la Naspi a metà, il rdc che scompare potrà creare problemi in periodi di bassa stagione turistica in una economia “chiusa” come la nostra realtà insulare?

«Alla prima domanda, come Patronato sull’isola, nel triennio 2020-2022, rispondo dicendo che ho curato quasi 700 istanze. Tale cifra va moltiplicata per gli altri patronati e consulenti sul territorio, e siamo su circa 3000-3500 percettori del reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda la seconda domanda, ci dobbiamo rendere conto che non è più possibile lavorare solo tre mesi all’anno, perché con i proventi di tre mesi non si riesce a vivere nemmeno sei mesi all’anno. Quindi sono piacevolmente sorpreso dal fatto che alcuni grandi imprenditori sono venuti a investire sull’isola, come i nuovi gestori dell’Hotel Mezzatorre, dell’hotel Punta Molino, i quali hanno l’idea di fare un turismo “duraturo” che secondo me può avere degli sbocchi importanti per l’isola». 

«Poche aziende sono pronte a gestire un turismo che duri tutto l’anno, e pochi lavoratori sono pronti a lavorare tutto l’anno. Bisogna cambiare mentalità, Ischia d’inverno non è certo da buttare. ma è importante che le due parti in gioco possano operare su un territorio dove non vi sia più un tempo di percorrenza di un’ora tra Ischia e Casamicciola, dove ci sia pulizia e ospitalità, come lo era tempo fa»

La sua è una postazione privilegiata perché “fluttua” tra il mondo delle imprese e quello del lavoro. Domanda provocatoria: in questo momento è più pronto il lavoratore ischitano a lavorare tutto l’anno, è più pronta l’impresa locale a stare aperta tutto l’anno? La verità sta nel mezzo, oppure non è pronto nessuno?

«Eh, domanda molto significativa. Dico che secondo me non è pronto ancora nessuno. Per essere un po’ più precisi, poche aziende sono pronte a gestire un turismo che duri tutto l’anno, e pochi lavoratori sono pronti a lavorare tutto l’anno. Bisogna cambiare mentalità, Ischia d’inverno non è certo da buttare. Penso a realtà che non hanno nulla a che vedere con Ischia, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista delle bellezze del territorio, eppure sanno sfruttare la stagione invernare guadagnando molti soldi. Ovvio che questo è un discorso che ci porterebbe troppo lontano, ma sinteticamente va detto che tutta l’isola d’Ischia deve diventare pronta per un turismo che vada oltre i tre mesi, e adesso si sta lavorando in tale direzione, visti i nuovi protocolli, i nuovi assessori, l’apporto del professor Ejarque. Naturalmente, oltre al lavoro delle amministrazioni, è fondamentale che ad andare in tale direzione siano disposti sia gli imprenditori che i lavoratori. Ma prima di questo, è importante che le due parti in gioco possano operare su un territorio dove non vi sia più un tempo di percorrenza di un’ora tra Ischia e Casamicciola, dove ci sia pulizia e ospitalità, come lo era tempo fa».

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

2 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Vito calise

Il reddito non ha fallito bensi voi con le società di lavoro truffate lavoratori

Livio

Infatti tutti i cosiddetti imprenditori degli alberghi pensassero a regolarizzare i propri dipendenti invece di trattarli da schiavi.ricordo sempre che quest’ isola bellissima è governata da 5 sindaci che non servono a niente!

Pulsante per tornare all'inizio
2
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex