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Incendio di Serrara, l’allarme di Franco Ortolani: «La collina è diventata a rischio idrogeologico»

C’è una viva preoccupazione che sta accomunando in queste ore, all’indomani del vasto incendio che ha interessato il versante occidentale del Monte Epomeo nella notte compresa tra venerdì e sabato, gran parte della cittadinanza, ma soprattutto chi se ne intende di geologia e degli annessi e connessi del settore: l’accentuarsi dell’erosione di un’area come quella andata distrutta  dalla  recente devastazione delle fiamme e già da tempo geologicamente fragile. A seguito del rogo, infatti, la collina ora sarebbe a rischio idrogeologico. A sostenerlo è Franco Ortolani, noto geologo napoletano e professore ordinario di geologia presso l’università “Federico II” di Napoli, che nelle scorse ore è intervenuto in merito al recente disastro registratosi sulle colline a ridosso dei Comuni di Forio e di Serrara Fontana. Secondo il docente, l’area collinare interessata dalle fiamme, con l’arrivo di un nubifragio, potrebbe ora potenzialmente innescare dei flussi fangosi-detritici che finirebbero a valle, comportando dei gravi rischi per l’incolumità di edifici e cittadini.

«La cenere che ora copre il suolo della collina – ha spiegato Ortolani – in caso di nubifragio può causare ruscellamento con conseguente erosione e innesco di flussi fangosi detritici che si possono incanalare nelle depressioni fino ad invadere le aree atrofizzate e urbanizzate a valle. La cenere, infatti, rappresenta un livello impermeabilizzante che favorisce lo scorrimento dell’acqua della pioggia. Dall’inizio di un nubifragio al sopraggiungere di flussi fangosi ci vogliono solo alcune decine di minuti, come già verificato in altre zone precedentemente devastate da tali fenomeni. C’è da sperare ora quindi che non si verifichino nubifragi a Ischia». Ci sarebbero però una serie di soluzioni immediate, secondo il geologo napoletano, da poter mettere in atto nell’area incendiata dell’Epomeo, al fine di scongiurare il verificarsi di futuri e drammatici incidenti. «Ci sono – ha proseguito Ortolani – una serie di attività post incendio utili da poter mettere in atto: delimitare le aree devastate dal fuoco e individuare gli alvei che da esse di originano e che interessano aree abitate e con infrastrutture; delimitare le stesse aree urbane che potrebbero essere interessate dal flusso di fango e detriti; rilevare direttamente o con drone le aree incendiate al fine di individuare le problematiche causate dal fuoco incombenti sulle aree abitate. Altro intervento strutturale necessario è la pulizia degli alvei».

Un vademecum, quello delineato dal geologo, utile a scongiurare le conseguenze derivanti dal rischio idrogeologico innescatosi sulle colline di Serrara Fontana a causa della follia dei piromani. Ortolani però dà un ultimo suggerimento, che seppur lontano dalle immediate soluzioni, potrebbe essere valutato per un prossimo futuro. «Si potrebbe progettare e attuare un sistema di allarme idrogeologico immediato consistente in un piano di protezione dei cittadini potenzialmente interessati dallo scorrimento di flussi fangosi detritici non incanalati e l’ubicazione di una rete pluviometrica, autosufficiente per quanto riguarda l’alimentazione elettrica, con strumenti in grado di registrare le precipitazioni almeno ogni tre minuti e l’attivazione di una centrale dove affluiscono i dati pluviometrici in grado di lanciare l’allarme idrogeologico in pochi minuti».

Sara Mattera

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