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Ischia, dal Comune ecco la revoca di un’ordinanza a demolire

ISCHIA – Ischia come Forio, probabilmente con qualche distinguo. Se all’ombra del Torrione, infatti, la cosa ha destato profondo scalpore perché parte interessata è un alto magistrato, ad Ischia la cosa potrebbe passare sotto silenzio o comunque in “tono minore”. Potrebbe, appunto, perché in casi del genere la delicatezza della materia impone che il condizionale sia d’obbligo. Dal palazzo municipale di via Iasolino, infatti, è stata emessa un’ordinanza avente ad oggetto “ordinanza di demolizione n. 8 del 10 gennaio 2015. Revoca”, firmata dai tecnici comunali Franco Fermo e Silvano Arcamone. Tutto ha inizio da una precedente ordinanza emessa dal Comune nel lontano gennaio del 2008 a carico di un cittadino nella quale si rileva che lo stesso “stava effettuando lavori di manutenzione straordinaria al solo piano seminterrato ed alle aree esterne che allo stato risultano sterrate nella zona antistante la cantina… dal confronto dei grafici allegati alla concessione in sanatoria e lo stato dei luoghi risulta che il piano seminterrato era costituito da una abitazione di due camere, cucina, bagno, ripostiglio e sala pranzo oltre ad adiacente cisterna e cantina”. Nel corso del sopralluogo però fu rinvenuta una superficie di circa 75 mq, divisa da tramezzi abbozzati ed intonacati con la presenza di impianto idrico ed elettrico, che sarebbe stato indubbiamente destinato a futura civile abitazione.

A distanza di sette anni, però, l’interessato ha presentato ua richiesta di revoca della predetta ordinanza, pervenuta al protocollo comunale lo scorso 8 settembre. Il titolare dell’immobile ha esibito a suo beneficio una D.I.A. in sanatoria, datata 12 maggio 2015, ed il versamento delle relative sanzioni, con le quali sono state sanate parte delle opere sanzionate con l’ordinanza di demolizione n. 8/2008. Il cittadino nel frattempo aveva chiesto anche un accertamento all’ufficio tecnico comunale, con l’intento di far verificare allo stesso l’ottemperanza di demolizione. Il nuovo sopralluogo ha permesso di accertare che le opere sanabili erano ancora insistenti sul posto mentre quelle per le quali l’accesso alla sanatoria e dunque alla D.I.A. non erano accessibili erano state oggetto di demolizione, con annesso ripristino dello stato dei luoghi. Da qui la revoca dell’ordinanza, non essendoci più i presupposti per mantenerla “viva”.

 

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