CRONACA

IL CASO Lo smartphone e la rapina, nuova “grana” per il giudice Capuano

Sono le intercettazioni depositate agli atti e realizzate attraverso il trojan a fornire nuovi particolari della vicenda legata al giudice Capuano. Il magistrato in forza alla sezione penale del Tribunale di Ischia è stato colpito da un ordine di arresto il 3 luglio scorso nell’ambito di un’indagine anticorruzione della Procura di Roma, da cui sarebbero emersi anche dei collegamenti con la camorra (reato che, per inciso, non viene contestato a Capuano). Ad Alberto Capuano sono contestati due nuovi reati. Per i magistrati romani c’è un caso di falso in denuncia al fine di commettere frode assicurativa. Stando a quanto emerge dalle carte sul rito immediato a carico del magistrato, la Procura di Roma ha ipotizzato nuove accuse a carico dell’imputato, ipotesi reato che non hanno nulla a che vedere con quanto contestato fino ad oggi.

Secondo le indagini lo scorso giugno Capuano si sarebbe rivolto ai carabinieri di Napoli Fuorigrotta per denunciare una rapina mentre percorreva l’asse mediano. Il bottino sarebbe stato uno smartphone. Secondo l’accusa, invece, il cellulare era stato ‘semplicemente’ smarrito da un congiunto. Il fatto che l’apparecchio fosse assicurato contro il furto e la rapina al momento dell’acquisto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe fatto sì che Capuano trasformasse la distrazione di una propria parente in una rapina. Agli uomini dell’Arma Capuano avrebbe denunciato di essere stato vittima di una rapina mentre percorreva l’asse mediano e, sempre secondo l’accusa, solo per ottenere il rimborso della polizza. Secondo le intercettazioni, invece, lo smarrimento dello smartphone sarebbe avvenuto tra gli scogli di Mergellina. Capuano a partire dal dieci dicembre comparirà dinanzi alla seconda sezione del secondo collegio per il processo a carico del magistrato e dei suoi presunti complici. La difesa è al lavoro per smantellare l’impianto accusatorio mosso nei confronti del proprio assistito, a cominciare dal punto focale, costituito dalla presunta corruzione, ma anche ponendo l’accento con particolare e reiterata attenzione verso le eventuali pressioni che l’indagato avrebbe dovuto esercitare nei confronti di un magistrato della Corte di Appello.

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