CRONACA

L’INDAGINE Filiera del falso, 33 denunciati in Campania

Le Fiamme Gialle del Gruppo di Livorno hanno ripercorso a monte la filiera del falso, individuando altri 43 persone coinvolte, poi indagati, di cui 33 residenti in Campania, 2 in Puglia e 8 tra Lazio e Lombardia che si sarebbero occupati della produzione e dell’approvvigionamento della merce illecita. Tra i denunciati sono stati identificati operai, casalinghe, commesse e disoccupati che, in tempi di pandemia, avrebbero intrapreso il business illegale della vendita di merci false tra cui scarpe, borse, capi di abbigliamento e accessori, a mezzo social, con la possibilità di garantirsi, grazie alle operazioni di e-commerce realizzate, introiti e profitti accreditati con ricariche su carte prepagate. L’illecito volume d’affari realizzato è stato calcolato in oltre 800 mila euro complessivi (per effetto dei circa 1.000 euro mensili da ciascuno guadagnati). La merce, prodotta in prevalenza in Campania ma anche in Turchia, come accertato dopo l’analisi dei cellulari e dei pc sequestrati agli indagati, è risultata tutta di ottima fattura e con packaging serigrafato, tanto da generare, in taluni incauti acquirenti, la convinzione di comprare prodotti originali, attesi i non proprio irrisori prezzi di cessione, pari mediamente a un terzo del prezzo ufficiale di mercato. I 67 coinvolti dovranno ora rispondere, in base agli esiti preliminari delle indagini, dei reati di produzione, importazione e commercio di prodotti contraffatti e di ricettazione.

Le Fiamme Gialle del Gruppo di Livorno hanno ripercorso a monte la filiera del falso, individuando altri 43 persone coinvolte, poi indagati, di cui 33 residenti in Campania, 2 in Puglia e 8 tra Lazio e Lombardia che si sarebbero occupati della produzione e dell’approvvigionamento della merce illecita.

Tra i denunciati sono stati identificati operai, casalinghe, commesse e disoccupati che, in tempi di pandemia, avrebbero intrapreso il business illegale della vendita di merci false tra cui scarpe, borse, capi di abbigliamento e accessori, a mezzo social, con la possibilità di garantirsi, grazie alle operazioni di e-commerce realizzate, introiti e profitti accreditati con ricariche su carte prepagate. L’illecito volume d’affari realizzato è stato calcolato in oltre 800 mila euro complessivi (per effetto dei circa 1.000 euro mensili da ciascuno guadagnati).

La merce, prodotta in prevalenza in Campania ma anche in Turchia, come accertato dopo l’analisi dei cellulari e dei pc sequestrati agli indagati, è risultata tutta di ottima fattura e con packaging serigrafato, tanto da generare, in taluni incauti acquirenti, la convinzione di comprare prodotti originali, attesi i non proprio irrisori prezzi di cessione, pari mediamente a un terzo del prezzo ufficiale di mercato. I 67 coinvolti dovranno ora rispondere, in base agli esiti preliminari delle indagini, dei reati di produzione, importazione e commercio di prodotti contraffatti e di ricettazione.

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