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Ischia e il peso di chiamarsi “città”

ISCHIA. Si approssima il ferragosto, tradizionale giro di boa dell’alta stagione turistica dell’isola d’Ischia. Anzi, della “città di Ischia”: è questa infatti la denominazione ufficiale dell’ente capofila, che campeggia ormai su vari cartelli in giro per il territorio, e che torna ad alimentare la polemica circa l’opportunità di utilizzare in bella mostra tale denominazione. Una polemica mai spenta, anche se negli ultimi tempi si era un po’ sopita, e una denominazione che secondo molti esponenti dell’intellighenzia locale non fa altro che danneggiare l’immagine dell’intera isola, in quanto appiattisce e anzi mortifica pesantemente l’identità locale, già profondamente martoriata da una lunghissima serie di problemi e criticità tipici di una metropoli di medie dimensioni, e non certo di una rinomata e incantevole isola del Mediterraneo votata al turismo. Anzi, la definizione di “città” di per sé basterebbe a eliminare concettualmente ed idealmente la peculiarità costituita proprio dall’insularità. Dunque, pur sopportando tale “marchio” sulla carta intestata dei documenti ufficiali, quello che non va giù è averla addirittura messa in evidenza con grandi insegne che nella loro asetticità finiscono per penalizzare lo stesso aspetto dei luoghi in cui tali segnalazioni vengono apposte, fino a donarle un’apparenza da periferia di Comuni come ve ne sono tanti nell’hinterland dei grandi capoluoghi di provincia. Un effetto quindi del tutto opposto a quello che, almeno nelle intenzioni, si vuole conferire ai nostri luoghi, che invece accolgono i visitatori con questi voluminosi pannelli. Non dimentichiamo che la predisposizione delle Zone a Traffico Limitato e i relativi varchi sono indici rivelatori di un problema-traffico la cui gravità è persino stucchevole da ricordare un’ennesima volta, ma che connota in modo immediato l’aspetto e la vivibilità del territorio. C’è chi invoca l’intervento di qualcuno dotato di buon gusto, in grado di tornare a valorizzare il bello dell’isola eliminando le piccole e grandi brutture “moderne” che allontanano Ischia dalla sua storia e da sé stessa. Un tentativo malinteso di volersi mettere al passo coi tempi e che ha finito invece per far regredire l’intero sistema-Ischia: quello costituito dai cartelli antiestetici e dalla scritta “Città di Ischia” per alcuni commentatori è un esempio che tuttavia rappresenta l’efficace termometro di una politica d’intervento condotta secondo canoni inadatti per un’isola che, per definizione, dovrebbe essere proprio l’opposto della città.

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