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La fake news del condono tombale

DI ANGELO D’ABUNDO

E’ veramente incredibile quanto sta accadendo sotto i nostri occhi! Un decreto lungamente atteso per gli interventi di riparazione, ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e la ripresa economica nei territori dei Comuni di Casamicciola Terme, Forio, Lacco Ameno diventa oggetto dell’ossessiva ed abusata polemica sull’abusivismo edilizio ad Ischia. E’ l’ennesimo caso di strabismo mediatico alimentato ad arte da chi, in nome di valori assolutamente condivisibili come la tutela del paesaggio e dell’ambiente, è alla costante ricerca di una visibilità mediatica e di un effimero consenso.

Ed allora rispetto ad un decreto molto complesso ed articolato (nonché sofferto) il fuoco amico si concentra sull’articolo 25, che attiene alla definizione delle procedure di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017.

Premesso che l’art 25 serve solo a stabilire chi potrà essere indennizzato per i danni subiti dalla propria casa, una volta definite le relative pratiche di condono, è opportuno sottolineare ancora una volta che definire non significa necessariamente ed automaticamente approvare, perché prima di rilasciare il condono dovranno essere fatte valutazioni approfondite in merito al rispetto delle esigenze di sicurezza e dei valori paesaggistici ed ambientali. Non dimentichiamo inoltre che la Soprintendenza avrà un ruolo decisivo nell’eventuale rilascio dei condoni.

Se consideriamo infine che, qualora i risultati dello studio di microzonazione dovessero portare, come probabile nelle zone più a rischio, a scelte di delocalizzazione, decongestionamento o trasformazioni urbane significative, l’ottenimento del condono costituirebbe un titolo all’indennizzo e non certo alla ricostruzione “dov’era com’era”.

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A chi sottolinea che l’art. 25 introduce oggi la possibilità di un condono in un’area dove prima del terremoto il condono non era possibile a causa del vincolo di tutela paesaggistica, vorrei cortesemente far notare che il terremoto ha profondamente modificato quel paesaggio e che oggi quella tutela assoluta va relativizzata alla situazione di sconvolgimento che il terremoto ha determinato, motivo per cui sarà la Soprintendenza ad effettuare, nelle propria discrezionalità tecnica, ogni opportuna valutazione onde garantire piena tutela ai valori paesaggistici oggetto di speciale protezione.

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Sempre in merito all’obiezione relativa alla ricostruzione dove prima c’erano i vincoli, è opportuno precisare che l’assunto non vale in quei casi in cui i vincoli sono di inedificabilità relativa e non assoluta e, comunque, trattandosi in alcuni casi pur sempre di interventi su un patrimonio edilizio preesistente. È noto, peraltro, che anche sui fabbricati oggetto di domanda di condono sono perfettamente ammissibili gli interventi di manutenzione straordinaria, nei quali va ricompreso anche l’adeguamento sismico.

Allora cosa rimane del famoso “condono tombale” prefigurato da tutti quelli che si agitano senza prospettare soluzioni concrete e costruttive? O pensano alle macerie del Maio come un bene monumentale da tutelare come le rovine di Pompei? Sinceramente io concentrerei l’attenzione sulle modalità della ricostruzione a partire dalla considerazione che, non solo l’elevata vulnerabilità di certe aree, ma anche la pericolosa congestione delle stesse e la frammentazione della proprietà degli edifici danneggiati, rende difficilmente praticabile un processo di ricostruzione radicale e con tecniche costruttive antisismiche di avanguardia quale quello che si prospetta necessario almeno in determinate zone.

 

Franco Borgogna ha recentemente già illustrato su questo giornale le varie iniziative che sono state assunte negli ultimi 6 anni anche in collaborazione con la AStuR – Associazione delle Società di Trasformazione Urbana e per la Riqualificazione della Città. Ritengo utile qui richiamare i passaggi necessari per procedere allo sviluppo di un progetto nelle situazioni, come quella di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio in cui non vi sia  ancora uno strumento urbanistico attuativo vigente o, addirittura, tale strumento debba essere elaborato.

In questi casi la procedura da seguire può riassumersi come segue: Delibera di indirizzo del Consiglio Comunale per l’individuazione di massima (con indicazione delle funzioni e degli obiettivi di riqualificazione) dell’ambito da attuare, previa verifica di sostenibilità, mediante una S.T.U. da costituire e contestuale mandato all’Amministrazione di procedere a tale verifica; Incarico per la redazione dello Studio di Fattibilità e del Masterplan della Riqualificazione sulla base degli indirizzi dati dal Consiglio Comunale; Approvazione da parte del Consiglio Comunale dello Studio di Fattibilità e del Masterplan che sarà così anche la base per avviare la progettazione dello strumento urbanistico attuativo coerente con tale Masterplan; Costituzione della S.T.U. ed affidamento – con apposita Convenzione – alla S.T.U. del compito di progettazione dello strumento urbanistico attuativo; Redazione della progettazione urbanistica; Approvazione – secondo gli usuali iter procedurali – di tale strumento urbanistico da parte del Consiglio Comunale e contestuale approvazione del Bando di selezione dei soci privati,  e approvazione della definitiva Convenzione tra Comune e S.T.U. (nonché del definitivo nuovo Statuto della Società ove risultasse l’esigenza di adeguare quello iniziale); Pubblicazione del Bando e conseguente procedura di selezione con aggiudicazione; Conseguenti adempimenti societari per formalizzare l’ingresso nel capitale sociale dei soci privati.

E’ evidente che tra i soci privati si potrebbero includere, in via prioritaria, gli attuali proprietari degli immobili da inserire nel progetto di ristrutturazione urbana, ma, eventualmente, anche un Partner Strategico, dotato delle indispensabili competenze gestionali e finanziarie, che costituirebbero un indiscutibile valore aggiunto nella realizzazione del progetto. Allo stato sarebbe quindi auspicabile dar vita ad una o più Società di Trasformazione Urbana ai sensi dell’art. 120 del Testo Unico degli Enti Locali, che acquisisca gli immobili in “piena proprietà” e li restituisca al rinnovato sistema economico e sociale.

Nell’invitare tutte le forze politiche e sociali ad un confronto sereno e costruttivo per trovare insieme le soluzioni ai nostri problemi, faccio un’ultima e per me dolorosa notazione. Mi ha profondamente ferito il fatto che persone come Del Rio e Renzi, che hanno sempre goduto della mia stima, non abbiano sentito l’esigenza di confrontarsi su queste tematiche con il nostro territorio, cadendo nella tentazione di una facile propaganda inutile, superficiale e dannosa.

 

* INGEGNERE

 

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