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La Siena, quando il silenzio non è degli innocenti

In passato l’avvocato Santaroni volle puntualizzare alcuni aspetti sull’opera infinita, oggi sfugge inspiegabilmente alla stampa. Intanto, dopo l’ultimo scempio, una relazione sarà indirizzata alla Procura della Repubblica

Chi conosce questa testata, ne conosce (e speriamo apprezzi) anche la sobrietà con cui ama analizzare i fatti che riguardano la nostra isola. Senza preclusioni, senza astio preconcetto, mai animati da secondi fini o “telecomandati”. Ma arriva il momento in cui fare informazione deve anche essere l’occasione per fare qualche riflessione e cercare di fare il punto su una serie di cose che non funzionano, continuano a non funzionare e non sono più assolutamente tollerabili. Il riferimento, manco a dirlo, è ancora una volta rivolto al famigerato costruendo parcheggio de La Siena, all’ingresso del borgo antico di Ischia Ponte. Un’opera che sembra infinita e interminabile, anzi che pare essere a un punto tale da poterla definire ancora agli albori. Che ha causato danni di immagine all’isola, non pochi problemi al borgo rimasto senza un parcheggio dove poter ospitare le vetture, e che negli ultimi giorni ha scritto l’ultima indecorosa pagina. Il mare divenuto marrone perché da quel cantiere si è riversato di tutto nelle acque che bagnano e costeggiano il Castello Aragonese è l’ultimo schiaffo a una comunità che purtroppo (al netto della nascita di un Comitato intenzionato finalmente a dare battaglia) i ceffoni da qualche tempo a questa parte li incassa a meraviglia quasi senza colpo ferire.

Non ci piace, lo ripetiamo, puntare il dito contro questo o quello, ma un dettaglio ci è doveroso. Andando a ritroso nel tempo, ricordiamo quando un po’ di tempo fa l’avvocato Mario Santaroni, rappresentante della Turistica Villa Miramare, contattò il nostro giornale. Era già il periodo in cui il parcheggio infinito faceva imprecare tutti, e il professionista romano decise di raccontare le sue verità. Chi scrive fu invitato ad ascoltare e poi riportare le parole di Santaroni, che lo accompagnò in un lungo, minuzioso e dettagliato sopralluogo anche all’interno dell’Anfiteatro sotterraneo, che poi a lavori ultimati dovrebbe costituire il fiore all’occhiello dell’opera. Riportammo lo sfogo e le parole di Santaroni con ampio risalto, pur sapendo che in quel particolare momento storico la cosa poteva non giocarci, visto che il “vento” certo non spirava dalla parte dell’avvocato. Quello che è successo nell’ultimo arco di tempo è davanti agli occhi di tutti, ed è talmente palese che crediamo nemmeno serva riavvolgere il nastro per rinfrescarci la memoria. Succede che adesso siamo stati noi a bussare alla porta di Santaroni, direttamente e facendo il “giro largo”, perché credevamo e crediamo fosse necessario che l’imprenditore dicesse la sua su quanto accaduto negli ultimi mesi ma prima ancora negli ultimi giorni. Invece – almeno per adesso – ha preferito la strada del silenzio e del “non confronto” con la stampa locale, il cui supporto pure aveva invece reclamato in un passato nemmeno così remoto. L’incontro svoltosi in municipio con i commercianti e gli operatori della zona, peraltro non annunciato al circuito mediatico, è stato l’unico contatto tra Mario Santaroni e chi patisce oggi le conseguenze di cotanto scempio. A settembre sarà tutto a posto, questo e quello che è stato ripetuto. Sarà pur vero, ma immaginate se quello schifo cui abbiamo assistito giovedì e venerdì fosse verificato in piena estate. Una catastrofe di proporzioni bibliche, ma la Pasqua è comunquen vicina e il pericolo rimane a quanto pare di capire dietro l’angolo.

Nel frattempo c’è un’attività d’indagine che è stata aperta dagli uomini della Guardia Costiera di Ischia, guidati dal t.v. Andrea Meloni, che vogliono vederci chiaro su questa colata di acqua e fango (che poi può contenere di tutto, detto per inciso), che si è riversata in mare. I militari hanno effettuato una serie di rilievi e prelievi oltre a un dettagliato sopralluogo nell’area di cantiere. Bocche cucite nell’ufficio circondariale marittimo di via Iasolino ma l’impressione è che una dettagliata relazione sarà spedita alla Procura della Repubblica di Napoli chiamata poi a stabilire se sono configurabili reati di natura ambientale. Per la cronaca anche dal palazzo municipale di Ischia hanno chiesto lumi su quanto successo e si sarebbero sentiti rispondere che di fatto le pompe, una volta entrate in azione, avrebbero aspirato oltre all’acqua rimasta nel cantiere anche del terriccio, facendo sì che in mare finisse una chiazza certamente dal punto di vista estetico (e ci auguriamo ci si possa limitare a questo) tutt’altro che degno di una località turistica e prima ancora di un paese civile. Se ci saranno strascichi o meno, insomma, è presto per dirlo. Nel caso dovesse succedere, comunque, nessuno se ne meraviglierebbe: quello della Siena è un “film” che da sempre è stato pieno di colpi di scena.

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