CULTURA & SOCIETA'

LA STORIA DI GIOVANNI LUBRANO RACCONTATA DALL’INDIMENTICABILE MIZAR POCO PRIMA DELLA SUA SCOMPARSA

MARITTIMO E DIRIGENTE DELLA COMPAGNIA INGLESE WARMS DI PORT SAID IN EGITTO SVOLGEVA MANSIONI ANCHE DI INTERPRETE E TRADUTORE PER LA CONOSCENZA PERSONALE DI CINQUE LINGUE, ITALIANO, FRANCESE, INGLESE, ARABO E GRECO, OLTRE AD ALCUNI DIALETTI INDIGENI - DA PILOTA MARITTIMO A DIRIGENTE NEI MAGAZZINI GENERALI DELLA COMPAGNIA IL PASSO FU DISCRETAMENTE BREVE. DALL’ESPERIENZA DI PRENDERE IN CONSEGNA E PILOTARE LE GRANDI NAVI DEL TEMPO ATTRAVERSO IL CANALE DI SUEZ AL NUOVO INCARICO DI DIRIGENTE DEI MAGAZZINI GENERALI OVE SI CONTROLLAVA IL CARICO DELLE NAVI IN TRANSITO PER CONTO DELLA COMPAGNIA DI CUI ERA DIPENDENTE

DI MIZAR

(Giovan Giuseppe Mazzella)

Sulla bella petroliera al mio primo imbarco. Alla fine degli anni cinquanta,di guardia sull’aletta del ponte di Comando della petroliera  Santa Isabella, un pilota polacco imbarcato a Port Said in aiuto del Comandante mi chiede da dove provengo. Gli dico Ischia e lui mi chiede se conosco Giovanni Lubrano mio compaesano e pilota come lui del Canale.

Faccio passare nella mia mente i Lubrano che conosco e mi sovvengono i nomi di Felicia e Maria mie compagne delle Medie: gli elogi del pilota nei riguardi del suo collega, mio compaesano, una volta ritornato a Ischia, mi spingono ad una ricerca che ora dopo oltre 50 anni voglio pubblicare. Il 19 agosto di 64 anni fa (19 agosto 1955) moriva ad Ischia Giovanni Lubrano. Ma fino a quel giorno della sua dipartita scopro che tutta la sua vita è stata un esempio di rettitudine in tutte le cose cha ha fatto, meritandosi i consensi già alle prime scuole francesi frequentate con profitto come dicono gli attestati ufficiali rilasciatigli col massimo de voti che la famiglia ha gelosamente conservato fino ad oggi. Dopo anni di proficuo ed interessante lavoro alle dipendenze della Compagnia Universale del Canale di Suez in Egitto, dove ha ricoperto il ruolo di pilota marittimo prima poco più che ventenne e di dirigente poi negli uffici della Compagnia stessa con mansioni di livello superiore. e dove, del resto, è nato e vissuto.

All’ età di 48 anni ha scelto l’isola verde quale sua nuova residenza, arrivandovi nel 1933. Qui si è sposato con Antonietta Ungaro che gli ha dato cinque figli: Felicia, Maria, Antonio, Michele e Giovan Giuseppe. Fiero della sua famiglia ha lasciato la vita terrena il 19 agosto 1955. La storia personale di Giovanni Lubrano ( gli amici ed i parenti  lo chiamavano Giovannino), incomincia con un primo riconoscimento che gli viene assegnato nel 1902 all’adolescenziale età di 14 anni dal corpo insegnanti e dalla direzione della prestigiosa Ecole du Sacrè-Coeut  francese di Port Said con l’ambita Mention Honorable con l’indice di punteggio massimo di 150 su 150 al termine della prima formazione scolastica superiore. Figlio di naviganti, suo padre Antonio era di Procida e sua madre Felicia Sollazzo di Napoli, trapiantata con la sua famiglia nell’isola di Graziella, dopo gli studi compiuti, è ufficiale militare negli anni della prima guerra mondiale (1915-1918) con l’esercito italiano di stanza nella città di Perugia. Tornato sano e salvo nella sua terra natia Port Said d’Egitto, viene assunto dalla Compagnia Universale del Canale di Suez impiegato sui rimorchiatori di servizio nel canale stesso nella qualità di pilota marittimo, continuando quella che fu la professione del padre. Da pilota marittimo a dirigente nei magazzini generali della Compagnia il passo fu discretamente breve. Dall’esperienza di prendere in consegna e pilotare le grandi navi del tempo attraverso il canale di Suez al nuovo incarico di dirigente dei Magazzini Generali ove si controllava  il carico delle navi in transito per conto della Compagnia di cui era dipendente, trascorse il tempo giusto per il suo nuovo lavoro che mantenne fino alla meritata pensione. Giovanni Lubrano all’età di 45 anni, nel 1932 ancora in forza alla Compagnia Universale del Canale di Suez di Port Said, decide con la sorella Clicelia più grande di cinque anni, di prendersi una vacanza che poi risulterà determinante per il cambiamento futuro  della sua vita. Era giunto il momento di conoscere il paese natio dei suoi genitori, l’isola di Procida in Italia dove vi sbarcò in un tiepido pomeriggio di maggio del 1932. Si fermò pochi giorni per poi trasferirsi insieme alla sorellla Cliceria a Ischia consigliatagli da un suo stesso cugino procidano. Alloggiarono all’hotel Floridiana sul corso Vittoria Colonna dove vi soggiornarono per alcuni mesi, fino a quando Giovanni scoprì l’amore della sua vita in un atelier di via porto della sarta Francesca Carcamati frequentato da un gruppo di giovane ragazze di Ischia Ponte e Porto d’Ischia apprendiste del cucito e del ricamo e naturalmente anche da una discreta clientela. Una di queste ragazze sartine Antonietta Ungaro  divenne sua moglie  il 26 giugno del 1935.  Il ritorno a Port Said avvenne subito dopo con una calorosa accoglienza al suo arrivo da parte dei suoi colleghi di mare e di terra s degli alti funzionari della Compagnia inglese la  Worms presso la quale lavorava. Andò ad alloggiare in un quartiere residenziale occupando una villa a dure piani con giardino e servitù araba, tutto a spese della Compagnia Worms. Nelle città di  Ismailia e  Port Fuad a pochi chilometri da Port said, nacquero le prime due figlie Felicia e Maria. La sua famiglia prende così inizialmente corpo bene inserita nell’ambiente borghese delle famiglie italiane, inglesi e francesi colà residenti per la socializzazione. Giovanni Lubrano oltre all’italiano naturalmente,scriveva e parlava  correttamente altre quattro  lingue, il francese, l’inglese, l’arabo e il greco con alci dialetti indigeni. In più occasioni la Compagnia gli affidava compiti di interprete e traduttore ufficiale. La rivoluzione che stava trsfomando il paese facendo precipitare l’Egitto nel caos a discapito delle comunità  francesi, italiane ed inglesi, costrinse Giovanni Lubrano ormai pensionato e la sua famiglia a lasciare l’Egitto per stabilirsi definitivamente a Ischia dove il nucleo famigliare si allargo con la venuta al mondo di altri suoi tre figli Antonio, Michele e Giovan Giuseppe. Ciò che verrà dopo è storia corrente. Ora faccio un pò di storia del Canale che anch’io ho attraversato. Il canale di Suez (in arabo: قناة السويس‎, Qanāt al-Suways) è un alveo artificiale navigabile situato in Egitto, a ovest della penisola del Sinai, tra Porto Said (Bûr Sa’îd) sul mar Mediterraneo e Suez (al-Suways) sul Mar Rosso. Taglia l’omonimo istmo di Suez, permettendo la navigazione diretta dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, senza la necessità di circumnavigare l’Africa sull’Oceano Atlantico lungo la rotta del capo di Buona Speranza. Completato nel 1867 e inaugurato il 17 novembre 1869, il canale venne realizzato dal francese Ferdinand de Lesseps su progetto dell’ingegnere italiano Luigi Negrelli e consiste di due tratte, a nord e a sud dei Laghi amari. I lavori durarono 10 anni e videro la cooperazione tra molte nazioni europee, tra queste la Francia diede il contributo maggiore. Nel 2015 è stato completato il raddoppio di alcuni tratti del canale. Alla fine della sua costruzione il canale misurava 164 km di lunghezza, 8 m di profondità, 53 m di larghezza e consentiva il transito di navi con pescaggio massimo di 6,7 m. Nel 2010[1] il percorso del canale è stato modificato a 193,30 km di lunghezza (compresi un canale di accesso Nord di 22 km e un canale di accesso Sud di 9 km), 24 m di profondità e una larghezza che varia tra 205 e 225 m e consente il transito di navi con pescaggio massimo di 20,12 m. Nel canale transitano in media 78 navi al giorno; annualmente oltre 17 000 navi, 7,5% del traffico mercantile mondiale, utilizzano il canale come via di navigazione. Prima della costruzione del canale le merci dovevano viaggiare via terra da costa a costa. Il transito delle navi è organizzato in tre convogli alternati al giorno, da nord a sud, da sud a nord e ancora da nord a sud, che si incrociano ai Laghi amari e al by-pass di al-Balla. Le navi si mantengono alla distanza di circa un miglio nautico e la velocità è di circa nove nodi. Il transito dura in media circa 15 ore. Ogni nave imbarca alla partenza uno o due piloti che sono responsabili del rispetto dell’ordine dei convogli e della puntualità dei passaggi ai vari semafori, o posti di segnalazione, presenti ogni 10 km circa; a Ismailia si ha un cambio di pilota. Per ovviare a qualsiasi avaria, partecipano ai convogli dei rimorchiatori locali e le navi devono imbarcare un elettricista. Anche le barche a vela devono imbarcare personale specializzato locale. Inoltre ogni imbarcazione deve avere un proiettore (noleggiabile), per ovviare alla scarsa visibilità in caso di tempeste di sabbia.

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