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Adriano Olivetti, un sogno diventato Patrimonio Unesco

L’Italia accresce i propri siti riconosciuti come Patrimoni Unesco. Con l’iscrizione di “Ivrea, città industriale del ventesimo secolo” raggiungiamo quota 54. Un primato, quello italiano, che vacillava per la rincorsa incalzante della Cina.Soddisfatto il Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, che afferma: «Un riconoscimento che va a una concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo». In questo spazio permettetemi di dedicare un pensiero speciale a Gianroberto Casaleggio che iniziò a lavorare proprio alla Olivetti come progettista di software. Una notizia accolta con estrema soddisfazione anche dal Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino: «Il riconoscimento è un grande risultato che premia la visione e la determinazione dell’amministrazione che ha governato il Comunedi Ivrea fino al 24 giugno».Anche Stefano Sertoli, nuovo Sindaco del centrodestra, esulta: «Non posso che rivolgere un pensiero commosso a Lucia Guelpa ed alla Olivetti alle quali tutti noi eporediesi dovremmo essere eternamente riconoscenti».Per comprendere le motivazioni che in data primo luglio hanno spinto il Comitato Unesco a dichiarare Ivrea patrimonio dell’umanità occorrefare un passo indietro richiamando alcuni concetti più volte espressi da Adriano Olivetti: «Ciascuno nel proprio ambito e nella propria funzione lavora a un fine comune e coordinato».

Era la visione rivoluzionaria di Adriano Olivetti, era Ivrea, modello nuovo liberatosi dal banale utilitarismo industriale. Trent’anni a cavallo tra il 1930 e il 1960, periodo a cui l’Unesco ha guardato per nominare la cittadina piemontese patrimonio dell’umanità – e di umanità, nello sforzo illuminato di Adriano Olivetti capace di coniugare utile e bello, ce n’era molta. La storia e il modello di produzione Olivetti assumono oggi valori universalinon più riconducibili a luoghi fisici e immuni al passare del tempo.Il Comitato Unesco, riunitosi in Bahrein,ha indicato nel sito Olivetti, che si trova a circa 50 km da Torino e si estende per circa 72 mila ettari,la civiltà industriale del XX secolo in quanto espressione, si legge nelle motivazioni, di una visione moderna del rapporto tra produzione e architettura. Ivrea è Adriano Olivetti, ideologo e geniale quanto concreto imprenditore. Le sue fabbriche hanno visto nascere la prima macchina da scrivere portatile e il primo PC. Le sue iniziative hanno dato impulso alla spietata concorrenza americana. Da non dimenticare, i numerosi servizi sociali erogati in Olivetti; tra questi, la fondazione di una casa editrice e la creazione di asili nido per i figli dei dipendenti che, affermava Adriano Olivetti,dovevano essere educati al bello. Una città laboratorio con una coraggiosa architettura industriale concepita in funzione di chi l’adopera e non il contrario. Non mi resta che chiudere questo articolo implorando i nostri legislatori, le istituzionie le associazioni imprenditoriali tutte a fare rete con l’obiettivo comune di incoraggiare un modello imprenditoriale, quello di Olivetti, che può rappresentare, se replicato nei nostri settori manifatturieri, unvalido viatico per attrarre investimenti e una concreta soluzione per imboccare la strada della ripresa economica e sociale.

* Ricercatore di Finanza Aziendale – Università Telematica Pegaso, Napoli

 

 

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