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Ex Teleposto, contro la vendita il Comune incarica l’avvocato Tammaro

L’ente tenta di sospendere l’iter di alienazione al privato nonostante il parere negativo del Demanio

Proprio mentre il Demanio dichiarava con una nota l’impossibilità di sospendere la procedura di vendita dell’ex Teleposto di Monte Vico, la giunta municipale tentava una delle ultime carte. La settimana scorsa l’esecutivo di Piazza Santa Restituta ha infatti autorizzato il sindaco a promuovere “ogni utile iniziativa amministrativa e giudiziaria” contro gli atti della procedura di alienazione al privato, ma anche contro la stessa nota del Demanio, prima citata. È stato infatti conferito incarico di patrocinio legale al professore avvocato Chiacchio Tammaro, docente di Diritto Amministrativo, noto esperto della materia. Come alcuni ricorderanno, l’Agenzia del Demanio con una nota del 25 ottobre 2019, quindi subito dopo la caduta della prima amministrazione Pascale, aveva comunicato alla Regione Campania, alla Città Metropolitana di Napoli e al Comune di Lacco Ameno la volontà di procedere alla vendita del bene per consentire l’esercizio del diritto di opzione previsto dall’articolo 1 comma 437 della legge 311/2004. Proprio tale comma, infatti, riconosce a favore delle Regioni e degli enti territoriali locali, sul cui territorio sorgono gli immobili in vendita, il diritto di opzione all’acquisto entro 15 giorni dal ricevimento della determinazione a vendere, comunicata dall’Agenzia “prima dell’avvio delle procedure”.Tuttavia dagli enti in questione non arrivò nessuna risposta nei termini di legge, per esercitare tale diritto di opzione: per inciso, l’amministrazione comunale è già da alcuni giorni commissariato dopo la sfiducia consiliare. Second l’Agenzia anche le disposizioni degli articoli 59, 60 e 62 del “Codice dei beni Culturali”, che disciplinano la cosiddetta “prelazione artistica”, non sarebbero applicabili al caso in questione, perché l’Ufficio legislativo del Ministero dei Beni Culturali ha attestato che tali articoli si applicano soltanto alle procedure di vendita che hanno ad oggetto beni culturali appartenenti a una persona fisica, oppure a società commerciali, vale a dire i cosiddetti “beni culturali privati”.

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