CRONACA

Lagnese «Di Ischia mi mancheranno la natura e la bontà della gente»

Il neo vescovo di Caserta parla della possibilità dell’accorpamento della diocesi isolana con quella di Pozzuoli e dei suoi otto anni a Ischia

Ha parlato a lungo di Ischia e del periodo passato alla guida della Diocesi. Si tratta di monsignor Pietro Lagnese che tra poco più di due settimane arriverà alla guida della Diocesi di Caserta. Il vescovo di Ischia si è concesso in un’intervista a ‘Il Mattino’ di Caserta nel corso della quale ha parlato degli otto anni alla guida della Diocesi di Ischia. Sono stati anni intensi, in cui il prelato si è trovato a condividere con i cittadini isolani momenti anche molto drammatici, come il terremoto che ha colpito l’isola nel 2017 e le difficoltà che ne sono conseguite. «Di Ischia – ha detto Lagnese – certamente mi mancheranno la bellezza della natura e la bontà di animo della gente che ho avuto modo di conoscere e godere. Nell’isola c’è un forte senso di accoglienza, una diocesi piccola che permette a un vescovo di avere relazioni quasi familiari con tutti.

Ecco, questo voglio portare a Caserta, spirito di famiglia della Chiesa come l’ho vissuto a Ischia. Vivere da vescovo nella famiglia dei fedeli. In questo mi dovrebbe aiutare la circostanza che sono a due passi dalla terra dove sono nato e dove ho vissuto la mia prima parte della vocazione sacerdotale». Gli otto anni sull’isola hanno maturato un buon bagaglio per il neo vescovo di Caserta che ammette: «A Ischia ho imparato ascoltando tanti. Voglio essere un vescovo che incontra, ascolta, accoglie tutti, migranti, fedeli, chi è di altre religioni. Un vescovo che sappia mettersi in sintonia con il sentire del popolo di Dio. Chiaro, però, senza adeguarsi o piegarsi ai modi di pensare. Accogliere per me ha un significato ampio». Lagnese arriverà a Caserta il 20 gennaio. «Avrei potuto ancora protrarre per qualche breve tempo la mia permanenza a Ischia», ha detto. «Ma me lo hanno chiesto i sacerdoti casertani di arrivare il 20 gennaio e ho accettato di buon grado. È il giorno della festa dedicata al patrono San Sebastiano. È un modo anche per sposare in pieno il mio servizio alla città». Il programma per il giorno dell’insediamento è ancora da definire, ma tre tappe, di cui due prioritarie, lei le ha ben indicate: ospedale, casa Emmaus, infine sacerdoti e istituzioni. «Come potevo non andare in ospedale per essere, io, vescovo, al fianco di ehi soffre e di chi, in questo momento, medici e infermieri, si sta sacrificando per chi soffre. Poi, un’opera simbolo della Chiesa casertana per i poveri e i migranti. Infine, l’abbraccio con la comunità ecclesiale e i rappresentanti istituzionali della città». Il neo vescovo di Caserta ha parlato anche della possibilità di poter accorpare la Diocesi di Ischia a quella di Pozzuoli così come quella di Capua (che ha dato i natali al prelato) a quella di Caserta. «Unificazioni Capua-Caserta? Non so niente di questo né saprei che cosa dire. Posso invece parlare del problema che a Ischia è molto sentito. I fedeli mi chiedono di darmi da fare, di spendere qualche parola affinché l’isola, sebbene piccola, possa ancora avere un vescovo, L’isola non è ben collegata con la terraferma, ha una sua storia e si sente il bisogno di una personalità unificante per la Chiesa locale». Un’ammissione che fa temere la reale soppressione della diocesi di Ischia ed il conseguente accorpamento con quella di Pozzuoli.

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