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L’allarme dei revisori dei conti, rischio “default” a Ischia

Chiamatelo pure, se vi va, campanello d’allarme. O anche in qualche altra maniera. Ma comunque vogliate definirlo non va assolutamente sottovalutato visto che sul carente “stato di salute” dell’ente, a onor del vero, da tempo si discute più o meno a ragione. Ad Ischia a fine mese il consiglio comunale – dopo la diffida del prefetto di Napoli (che invero ha investito anche altri Comuni dell’isola verde, che evidentemente si sono presi tutto il tempo a disposizione, supplementari compresi) – per votare il bilancio ed è chiaro che a questo documento corrisponde sempre una relazione dei revisori dei conti, che viene messo a disposizione dei consiglieri comunali in maniera tale che gli stessi possano studiare a tavolino e fare le proprie deduzioni e considerazioni nel corso della seduta di civico consesso. Ebbene l’organo di revisione (composto da Luigi Maiorano, Giuseppe Canzano e Pietro Cadolini) nel formulare il proprio parere sulla proposta di bilancio di previsione 2019-2021, esprime naturalmente parere favorevole – e questo appare decisamente scontato, altrimenti l’amministrazione guidata dal sindaco Enzo Ferrandino sarebbe finita dritta a casa – ma fa un distinguo particolare. Lancia cioè segnali preoccupanti per la tenuta finanziaria di un ente che secondo molti analisti e addetti ai lavori versa in una situazione drammatica soprattutto in virtù di una serie di crediti che vanta nei confronti di terzi ma che difficilmente potranno mai essere riscossi.

Il passaggio incriminato arriva poco prima delle conclusioni, è senza dubbio di natura tecnica ma riteniamo sia facilmente comprensibile nella sua gravità anche a chi non mastica la materia contabile. Si legge testualmente quanto segue: “Il collegio rileva: che l’ente si trova in stato di illiquidità dovuta al perdurare dell’esigua riscossione dei residui attivi (crediti). Tale situazione comporta la necessità sia di anticipazione di tesoreria che di anticipazione di cassa sui fondi vincolati e in entrambi i casi non vi è ripiano alla fine degli esercizi di competenza: che l’ente prudenzialmente ha accantonato un fondo per passività potenziali ma non vi è contezza dell’ammontare del contenzioso in essere né pertanto dei debiti fuori bilancio, ed entrambi possono sottrarre ulteriore liquidità”. Lo avevamo detto, non crediamo serva una laurea in Economia e Commercio o addirittura un master per capire che la questione è di quelle decisamente scottanti, ma in ogni caso proviamo ad essere un attimino più chiari.

Quando si parla di esigua riscossione dei residui attivi è chiaro che il riferimento va a una serie di somme che l’ente di via Iasolino deve recuperare da terzi ma che difficilmente recupererà. Per una serie di motivi di svariata natura che probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricordare: vuoi perché si tratta di soggetti magari non “aggredibili”, vuoi per altre cause. In parole povere, tanto per fare un esempio, può darsi anche il Comune debba recuperare da terzi cento lire, ma difficilmente riuscirà nell’impresa se non ci sono strumenti per poter imporre il pagamento del debitore. Il secondo aspetto, se vogliamo, è ancor più inquietante: da quanto si intuisce mancherebbe negli uffici municipali di Ischia una relazione che indica il contenzioso tributario e le sue specifiche. Insomma, per farla breve non si capisce nemmeno quanti debiti abbia l’ente. Per la serie stiamo freschi. Che a via Iasolino la situazione fosse deficitaria, era nota da tempo. Ma la sottolineatura del collegio dei revisori dei conti è una spia da non sottovalutare. E che probabilmente potrebbe essere oggetto di discussione nel prossimo consiglio comunale.

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