CRONACAPRIMO PIANO

LE DUE FACCE DI ISCHIA

Il presidente di Federalberghi Luca D’Ambra plaude al clima che gli eventi hanno regalato in questo Natale a Forio ed all’intera isola: «Da turista avrei vissuto una piacevole esperienza». Poi l’analisi (mancata) sui flussi di dicembre e l’auspicio per il futuro: «Destagionalizzare? In certi settori il privato farà sempre i suoi interessi, serve l’intervento pubblico…».

100.000 passeggeri in arrivo nel mese di dicembre, quasi la metà nel periodo compreso tra il 22 dicembre e il 6 gennaio. Numeri da prendere sicuramente con le molle, anche perché in inverno il pendolarismo è molto più diffuso rispetto all’estate, ma che vanno giudicati come in chiave turistica?

«Secondo me si tratta di dati poco rilevanti, a meno che non sia possibile un’analisi comparativa con quelli che sono stati i dati relativi ai passaggi degli anni passati o almeno di quelli pre covid fino al 2018. In precedenza, se non ricordo male, avevamo dei format ad hoc, andrebbero confrontati quelli e capire quali sono le dinamiche positive o negative. Insomma, il dato in sé non offre soddisfazione né tantomeno spunti di riflessione e questo apre il dibattito su una nota dolente che stiamo a sottolineare da tempo».

Ossia?

«Entriamo cioè in una accorata richiesta, quella dell’istituzione di un osservatorio turistico che possa cominciare a offrire dei numeri consultabili in tempo reale. Questo è un qualcosa di già presente in altre realtà turistiche e consente ad ogni impresa o azienda del settore di comprendere al meglio una serie di tendenze, capendo così come investire, fissare il prezzo di una stanza e altro. Però, al netto di tutto questo, non posso nascondere che l’idea di venire su un’isola caratterizzata da tanti eventi è una prospettiva che a me non dispiace. Magari farlo in maniera coordinata tra le varie municipalità sarebbe ancora meglio…».

Ecco, restiamo in tema. Fossi stato un ospite di Ischia, come avresti valutato l’aria natalizia che si respirava dalle nostre parti? Ti saresti dichiarato soddisfatto di un soggiorno fuori stagione oppure no?

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«Assolutamente sì, senza dubbio alcuno. Perché effettivamente, al di là del grande e variegato cartellone foriano, ho avuto la possibilità di trascorrere momenti molto interessanti anche nel resto del territorio isolano e penso a Villa Arbusto, Ischia Ponte fino ad arrivare all’Eremo di San Nicola sul Monte Epomeo. C’è stata una valenza ed una varietà di esperienze che un turista medio avrebbe davvero apprezzato. L’isola, ad ogni buon conto, dovrebbe fare di più sotto l’aspetto del marketing territoriale ma io sono rimasto molto piacevolmente coinvolto da una serie di appuntamenti. Penso a Forio ma anche al concerto di Avitabile ed ai fuochi di Casamicciola, giusto per citare qualche altro esempio».

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Forio ha investito tanto sul Natale: un esempio da seguire e secondo te fino a che punto?

«Voglio partire da un presupposto: sicuramente, in base all’esperienza maturata quest’anno, con l’amministrazione comunale di Forio già si stanno analizzando i correttivi e le migliorie che vanno apportate. Tornando ai costi sostenuti, è chiaro che l’importo se non ce l’hai in cassa non lo puoi spendere. Quest’anno Forio è riuscita nella sua “mission” anche perché ha tagliato altre spese. Stani Verde e la sua maggioranza hanno osato, hanno voluto credere in un progetto ambizioso e sono stati premiati dai risultati raggiunti: l’auspicio anche di noi operatori, per gli anni a venire, è che si possa investire maggiormente sulla gestione ordinaria del territorio andando a facilitare anche un processo di servizi delle strutture alberghiere. Perché è chiaro che noi albergatori dobbiamo investire sui servizi, facendo ad esempio in modo che l’offerta termale possa essere usufruita tutto l’anno: occorrono investimenti, però, e per questo speriamo che il governo centrale, la regione e gli enti locali ci vengano incontro per creare ad esempio un wellness al coperto e parchi termali in grado di funzionare non solo d’estate. Detto questo torno alla tua domanda: è giusto spendere tutti questi soldi? Beh, mettiamola così: magari è possibile pagare meno e fare ugualmente bella figura»

Anche tra i tuoi associati si parla tanto di destagionalizzazione: intanto però tantissimi alberghi restano chiusi, ristoranti e negozi non ne parliamo proprio e traghetti e autobus si muovono col contagocce nei giorni festivi tra Natale e Capodanno. Senza contare tutti i collegamenti marittimi soppressi per pessime condizioni meteo marine spesso più presunte che reali. Ma non è che predichiamo bene e razzoliamo male?

«Noi dobbiamo scindere quello che è l’investimento privato e quello che invece è l’investimento pubblico, quest’ultimo mirato a far sì che ci siano dei servizi garantiti. Purtroppo negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo perso la Caremar perché non siamo stati in grado di gestirla a dovere. Spesso consideriamo la privatizzazione di un servizio un bene, quando in realtà un imprenditore alla fine farà sempre il suo interesse: è nella sua indole, se vogliamo è anche giusto che sia così, e quando poi si opera in un regime pressoché di monopolio la situazione diventa ancora più seria. C’è un passaggio che noi riteniamo indispensabile e parliamo della necessità di partire da un grande sforzo pubblico per garantire quel concetto di continuità territoriale che altrove è presente e che invece dalle nostre parti costituisce più di una mera utopia. Certi diritti a noi isolani non sono affatto garantiti, speriamo che la legge che ci riconosce come territorio disagiato serva a cambiare lo stesso dell’arte. Ripeto, serve una maggiore disponibilità da parte del pubblico altrimenti non si va da nessuna parte».

Cosa è lecito attendersi dalla stagione turistica 2024?

«Penso che sarà ancora un’ottima stagione, anche se effettivamente rimane l’incognita (che pesa parecchio) di una situazione geopolitica internazionale che rallenterà inesorabilmente anche il processo di un’economia locale. Dobbiamo fare come sempre prima un’analisi macro, che ci riesce sempre difficile vista la nostra indole che ci porta a rimanere chiusi nella nostra identità ristretta, il resto poi dovranno farlo il territorio regionale, quello locale e la capacità del settore turistico. Ma resto ottimista, nonostante tutto».

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