CULTURA & SOCIETA'

LE STORIE DI SANDRA Isidoro, Francesca e il “romanzo” dei Di Meglio

DI SANDRA MALATESTA

La storia della famiglia Di Isidoro Di Meglio (classe 1900) e di sua moglie Francesca D’Acunto (1901) originaria di Fondo Bosso e di famiglia benestante, mi ha emozionata tanto per quanto a quei tempi era duro vivere e portare avanti una famiglia. Però chi aveva la fortuna di avere una “pezza di terra” (in questo caso a San Ciro zona che veniva proprio chiamata delle pezze), lavorando tanto riusciva anche a risparmiare qualcosa. Isidoro lavorava duramente ma era anche un vulcano di idee e dal carattere tosto e pronto ad affrontare sfide pur avendo pochi soldi. Lui ebbe fiuto quando, pur continuando a coltivare patate, con i primi risparmi insieme a un pescatore di Formia costrui il primo gozzo conosciuto come “a ‘varc ru Patanaro”. Era un gran lavoratore e l’unico sfizio che si concedeva era una partitella a briscola da ” Zuppa e stok” (oggi bar Ciccio), con gli amici, dopo aver venduto insieme ai figli le patate e le verdure raccolte nella sua terra. Poi successe che nel 1955 il sindaco Vincenzo Telese riuscì a fargli vendere quel terreno tanto amato al Conte Marzotto, dietro la minaccia di un esproprio che spaventò Isidoro il quale si convinse che sarebbe stato meglio vendere per avere qualche soldo in più (sicuramente furono pochi lo stesso), pensando anche alla promessa che i suoi figli avrebbero avuto nuovi lavori che non riguardavano la terra. Il tutto senza contratto perché a quel tempo la stretta di mano era fiducia reciproca.

Isidoro e Francesca ebbero 11 figli ma vissero il grande dolore di perdere il figlio Giovan Giuseppe I (il figlio che stava sempre dietro al padre e anche lui giocatore di calcio come portiere) nel giorno della festa di Santa Restituta del 1945, dove era voluto andare per forza con quel carattere di sfida non accettando che le sorelle fossero andate e lui no. Purtroppo mentre giocavano a lanciare la borsetta della loro amica Annuccella, questa finì lontano e lui subito volle andare a recuperarla, ma, scavalcando una rete, cadde in un pozzo che esalava gas. Subito un amico di Forio scese per aiutarlo, e poi uno di Casamicciola che aveva anche lui tentato di scendere fu trovato senza sensi. Fu “Armando e Cap e fier” dopo alcuni tentativi a tirare fuori prima il foriano privo di sensi che poi si riprese, e poi corpi di Giovan Giuseppe I e del Casamicciolese abbracciati, e fu sempre lui ad andare a San Ciro a dare la triste notizia a Isidoro riuscendo a stento a trovare le parole. Da quel giorno Isidoro per mesi non reagiva e andava nella terra chiamando ad alta voce quel figlio che era sempre con lui, e che gli somigliava tanto e che spesso riusciva a vendere più patate del padre. Isidoro morì nel 1957 in seguito a una grave malattia lasciando una giovane e grande famiglia a sua moglie Francesca che si rivelò donna forte e in gamba.

Intanto Salvatore, ormai il primo dei maschi in quanto Giovanni era emigrato negli Stati Uniti, stava pensando che lavoro fare o addirittura di andare come suo fratello negli Stati Uniti, quando ascoltò il consiglio di Filippo Ferrandino (“Cap e fierr”), di aprire un’attività a Ischia. Cosi il 15 novembte del 1957 insieme a suo fratello Tonino (13 anni ) apri un negozio di frutta e verdura aiutato economicamente da mamma Francesca che gli diede i suoi risparmi. Poi fu inserito anche Stefano che stava imparando a fare il meccanico (il dolce e riservato Stefano di cui ho un caro ricordo), mentre il piccolo Giovan Giuseppe II (otto anni), fu mandato a scuola per diventare ragioniere e aiutare la ditta. Salvatore è stato quasi un padre per i fratelli e ha avuto il piglio del condottiero fin da piccolo. Io ricordo bene i colori di quel negozio con tutte le “apparate di frutta profumata” e ricordo il lavoro di quei tre fratelli che non si risparmiavano andando a caricare frutta fresca e scaricando e tenendo sempre tutto in ordine, mentre le donne si dedicavano ad aiutare la mamma e a lavori tipici di quei tempi come ricamare e cucire. Salvatore, Stefano e Tonino erano così dolci con tutti i più piccoli e ci conservavano le cassette per fare il falò a San Antuono. L’unico svago era per loro il calcio. Sono stati tutti buoni giocatori nella squadra isolana e ricordo anche le partite a San Ciro sul terrazzo di casa con i loro figli che lanciavano pallonate così forti che certe volte si rompeva la ringhiera. Dopo che fu incentivata la vendita di frutta e verdura anche per gli alberghi, oltre che al dettaglio, Salvatore intuì che potevano investire in attività e alberghiera con con l’acquisto del President, e che oggi è molto attiva con più alberghi e con gran parte della famiglia impegnata in essa. Ho voluto raccontare con tanto amore la storia di Isidoro e di Francesca (che ricordo bene spesso nel negozio con il viso dolce) dei loro 11 figli e dei tanti nipoti (aggiungo la foto con tutti I nomi), per dire che quando un uomo con 11 figli è riuscito a fare quello che ha fatto, dando loro quel carattere di chi sa osare per lanciarsi in nuove sfide, e che quando una donna rimasta vedova a 56 anni, ha saputo amare ed esserci sempre, allora io provo un senso di ammirazione per loro, che ai primi del novecento sono andati avanti restando legati a quel pezzo di terra, che poi dopo anni i figli hanno ricomprato, quasi volessero dare la soddisfazione al padre, che la sua ” pezza di terra rin San Ciro” era di nuovo della famiglia.

Mi è sembrato che Salvatore e i fratelli volessero chiudere un cerchio. Partire da lì con la coltivazione di patate e tornare lì ricordando quel grande padre quasi inchinandosi a lui in segno di affetto e stima. I Di Meglio devono tanto a quel pezzo di terra e quei due genitori che hanno vinto soprattutto in amore che cadeva a pioggia su di loro, con 11 figli, 33 nipoti, tra cui 8 Isidoro e 4 Francesca più solo i pronipoti che conosco io saranno 65 ma ne mancano ancora. Che posso dire di più se non che vi voglio bene e che tanti ricordi mi legano a tutti voi. Ringrazio Peppe Maisto e Peppe Di Meglio per la collaborazione.

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