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L’estate delle vacanze, quando i numeri fanno bene (o male) al turismo

Gianluca Castagna | Ischia – L’osservazione del sistema turistico dell’isola d’Ischia, soprattutto durante le concitate settimane di agosto, restituisce l’immagine di un settore caratterizzato da enormi potenzialità, ma schiacciato da questioni spinose rese ancora gravose da numeri imponenti. Traffico micidiale, porti congestionati, spiagge affollatissime, villeggianti mordi e fuggi. Un impatto che mette a dura prova l’inadeguatezza di certe infrastrutture ma soprattutto la narrazione, quindi l’immagine, di un località turistica come spazio di relax, benessere e tranquillità.
Il turismo è senza dubbio una formidabile opportunità. Ma quali sono, per un territorio circoscritto come l’isola d’Ischia, i rischi del turismo di massa? I grandi numeri fanno esplodere tutte le contraddizioni di una destinazione che, negli ultimi anni, aveva visto proliferare episodi di piccola criminalità e malcostume dovuti spesso proprio alle enormi concentrazioni di persone. Intendiamoci: i bivacchi, il rumore, l’immondizia dietro l’angolo, l’allergia diffusa al vivere civile, la fruizione vandalica degli spazi pubblici, l’uso forsennato del (proprio) parco auto, un diportismo selvaggio e insofferente alle regole, fino ad arrivare a ipotesi più estreme come episodi di spaccio e violenza registrati dalla cronaca, non sono certo accompagnati da un unico certificato di residenza.
Gli ischitani, ad esempio, danno continuamente prova si scarso senso civico (basterebbe farsi una passeggiata nei boschi o nelle aree di accesso alle spiagge anche fuori stagione), ma è innegabile che numeri maggiori, incredibilmente maggiori, contribuiscano al degrado generale con modalità esponenziali.

Può dunque il turismo dei grandi numeri nuocere a un’isola? Le opportunità che offre sono maggiori delle criticità che ne derivano oppure è vero il contrario? Quali sono, nel lungo periodo, i rischi del turismo di massa? Quali proposte o soluzioni per trovare un equilibrio tra tutela, valorizzazione ed economia del territorio? Cosa significa davvero gestire l’appeal turistico di una località come l’isola d’Ischia nei suoi mesi più ‘caldi’ (in ogni senso), dopo una frattura come il terremoto dell’anno scorso? Numeri più contenuti giustificano sempre l’emergenza e il piagnisteo di categoria? Gli scenari che si prospettano a fine stagione, al netto del boom di Ferragosto, non sono numericamente incoraggianti: questo è un bene o un male?
Secondo un’agenzia di viaggi specializzata nel settore dell’incoming «il calo complessivo potrebbe arrivare, a fine stagione, addirittura attorno al 30%. Sono venuti meno gli italiani, che hanno preferito altre destinazioni, a cominciare dall’Egitto e da Sharm el Sheik, ritornato competitor forte con costi perfino inferiori ai nostri. La sensazione è che non ci sia nemmeno un gran quantità di napoletani, soprattutto una certa marmaglia che non faceva certo bene al nostro turismo. Se c’è, si concentra in periodi sempre più brevi. Noi siamo specializzati con l’estero, pertanto riteniamo un dato estremamente positivo la presenza sempre più significativa di ospiti inglesi, belgi, francesi, americani e naturalmente tedeschi. Sono molte le strutture ricettive che, nelle passate settimane, hanno lavorato molto grazie a un flusso turistico internazionale. Un dato indubbiamente positivo».

Dai Giardini Poseidon, una delle realtà imprenditoriali più solide e virtuose sul territorio arrivano dati che parlano di una contrazione dei numeri. «Un calo di presenze quantificabile intorno al 20% – 30% circa rispetto al periodo dello scorso anno.Ovviamente, non dimentichiamo che l’anno scorso – almeno fino al 21 agosto – è stata una stagione eccezionale. Inoltre, i conti vanno fatti alla fine, abbiamo ancora oltre 2 mesi per recuperare terreno. In ottica più positiva, c’è da registrare un notevole incremento di un turismo internazionale, colto e raffinato: francesi, olandesi, scandinavi, americani, giapponesi. Questo lascia ben sperare per il futuro. Trattandosi di viaggiatori attenti ed esigenti, speriamo di averli conquistati. Senza dubbio le risorse e le bellezze a disposizione sono ancora di grande richiamo, ma non dimentichiamo i problemi su cui bisogna lavorare: rifiuti, trasporti terrestri e marini, viabilità, qualità dei servizi in genere, depuratori, solo per citarne alcuni.
Per un pubblico così attento non passa in secondo piano l’aspetto ecologico, sarebbe auspicabile che molti imprenditori riducessero l’uso di bottiglie e bicchieri di plastica,  come stiamo facendo noi da diversi anni. I Comuni si impegnassero finalmente a realizzare i depuratori, a ridurre lo sbarco illimitato delle autovetture sulla nostra isola semplicemente facendo ricorso ad un numero chiuso, come succede in quasi tutte le isole.»

Anche per Peppe La Franca, presidente FIBA Ischia, «il calo dei numeri è evidente. Naturalmente attendiamo la fine della stagione per un bilancio complessivo che ci porti a ragionare sui motivi di questa crisi – precisa il titolare del Bagno Italia – ma al momento direi che siamo su una percentuale del – 20%. Un buon Ferragosto non può risollevare un’intera stagione, la situazione del settore balneare merita interventi, anche normativi, che accolgano le ragioni delle imprese balneari al fine di salvaguardare tutto il settore turistico. Soffriamo, ad esempio, la concorrenza sleale degli alberghi: mandano la clientela dove vogliono o hanno strutture e concessioni sulle spiagge dove infilano di tutto e di più senza rispetto dei regolamenti che noi, invece, osserviamo scrupolosamente.»
Per La Franca altra questione spinosa sono i controlli. «Le Forze dell’ordine hanno fatto il possibile, però non basta. I controlli vanno intensificati per le case, bisogna contrastare chi fitta in nero e soprattutto chi propone luoghi non idonei ad ospitare villeggianti. Vogliamo un turismo di qualità ed il primo passo è fare in modo che si propongano luoghi idonei ai turisti che scelgono la nostra isola quale destinazione per le proprie vacanze. Ai fini della sicurezza, non trovo miglioramenti rispetto all’anno scorso: basta andare per Via Buonocore, via De Rivaz o alla Mandra. Siamo sempre alle solite, soprattutto in questo giorni di agosto. Abbiamo fatto noi la vigilanza del territorio. A mio avviso, sono mancati i Comuni, il coordinamento dei sei sindaci è inesistente. In Costiera, da quel che mi risulta ,continuano a lavorare bene mentre noi perdiamo colpi, pur avendo delle peculiarità straordinarie che non riusciamo a valorizzare.»

Eppure, in tema di sicurezza, da più parti arrivano segnali che, al netto della consueta fibrillazione di Ferragosto e dintorni, al calo dei numeri è corrisposto anche un calo di episodi da cronaca nera o disordine pubblico. Non si registrano, da parte delle Forze dell’ordine, significative operazioni di contrasto a fatti di criminalità e/o microcriminalità legate ai flussi turistici estivi. Anche gli uomini della Guardia Costiera, salvo qualche ormeggio selvaggio sotto costa, non hanno evidenziato casi particolari e diffusi di condotte non regolamentari negli specchi d’acqua dell’isola.
Che il calo delle presenze abbia drasticamente ridotto soprattutto quelle meno gradite?
«In effetti bisogna dare atto alle Forze dell’ordine di aver lavorato benissimo», osserva l’avvocato Maria Grazia Di Scala, consigliere regionale. «Sulle strade ho notato controlli efficacissimi, una presenza importante che sicuramente ha fatto da deterrente. Non ho notato questo grande calo di numeri di cui tutti parlano: ho cercato personalmente disponibilità alberghiera per amici durante il mese di agosto ed è stato complicato. Sono contenta che i turisti stranieri siano in crescita, non sappiamo ancora in quali percentuali, ma ho incontrato ospiti scandinavi, americani, addirittura qualche cinese. Flussi turistici che andavano sempre e solo a Capri e in Costiera si stanno allungando verso la nostra destinazione. Un segnale di incoraggiamento che purtroppo si scontra con una falla endemica del nostro turismo: la politica low cost. L’offerta spesso non è adeguata alla domanda che vorremmo intercettare: prezzi risibili per stanze inadeguate e servizi mediocri. C’è bisogno che gli operatori privati e gli amministratori pubblici facciano tutti uno sforzo per migliorare la qualità: chi punta su questo aspetto viene premiato. Non sempre siamo all’altezza, anche per mancanza di coordinamento delle strutture alberghiere e di una efficace rappresentatività della categoria.»

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Come dimostrano altre esperienze turistiche, e al contrario di ciò che comunemente si ritiene che valga per il mercato finanziario, è l’offerta che dovrebbe modellare e indirizzare la domanda, non cedendo al livellamento verso il basso e anzi difendendo uno standard che tenda sempre verso l’alto. Proprio allo scopo di contribuire a innalzare la qualità del turista che ci sceglie. Ma per far questo ci vuole una politica accorta, consapevole, onesta, con investimenti a lungo termine e una seria programmazione.
«Quando parlo di mancanza di coordinamento tra le amministrazioni mi riferisco anche all’eccessiva frammentazione dell’offerta culturale» continua Di Scala. «In un Comune si organizza una cosa, tutti gli altri non ne sanno niente. Non esiste un cartellone unico che faccia da richiamo per tutta l’isola d’Ischia, si agisce tutti in maniera slegata, ognuno cura il proprio orticello senza ragionare come sistema. Valuterò in maniera positiva questo calo quantitativo dei numeri solo se ci porterà a riflettere con serietà su una su una diversa proposta qualitativa per tutti i settori del nostro turismo, oltre che a un coordinamento più efficace della politica e dell’imprenditoria isolana: non vorrei finire sempre sulla questione del Comune unico, ma se continuiamo a ragionare sull’estate di Barano o di Forio, e non sull’estate dell’isola d’Ischia, mai usciremo da questo imbuto.»
Ripensare dunque anche il sistema dei trasporti marittimi, che proprio nei numeri delle vacanze trova temibili banchi di prova? «Aspettiamo il controesodo, ma fino al 3 agosto sono stata a Napoli quotidianamente e non mi pare ci siano stati particolari problemi di imbarco e sbarco. Non possiamo nemmeno lamentarci del numero di corse che collegano in questo periodo le isole con la terraferma. Restano però due criticità importanti da risolvere: il caro-biglietti, con la Regione Campania che non vuole adottare una politica tariffaria unica che faccia anche da calmiere, e la qualità della flotta, in buona parte pessima. Fatto salvo un buon restyling, i mezzi sono datati. Le compagnie marittime non dovrebbero pensare solo alla manutenzione ma anche al rinnovo della flotta.»

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Per non parlare, poi della redditività del turismo, altra questione capitale che sta mettendo in ginocchio il commercio isolano. E contro cui poco o nulla possono numeri biblici ma con scarsa propensione di spesa. Finchè si continua a pensare ai villeggianti come polli da spennare o destinatari di misure puramente cosmetiche (dal divieto di girare a torso nudo al veto sui panni stesi) che lasciano il tempo che trovano (perché non affiancate da rivoluzioni strutturali), la rigenerazione della qualità turistica resta una lontana chimera. Stiamo sempre lì: che tipo di turismo vogliamo? Come aiutare il territorio a rigenerarsi dopo ondate turistiche dall’impatto così evidente? E’ possibile parlare di turismo “sostenibile” senza escludere completamente quello di massa, su cui pure si regge una fetta non trascurabile della nostra economia complessiva?
Le potenzialità di una riqualificazione esistono. Così come l’appeal internazionale, mai definitivamente tramontato. A parte la parentesi Global, questa estate Ischia ha sedotto la regina del tennis Maria Sharapova come gli attori Samuel L. Jackson e Rami Malek. Ma se Jennifer Lopez che si scatena all’ “Anema e core” di Capri o Leonardo di Caprio in compagnia dell’ennesima baby fidanzata in Costiera riempiono le pagine dei magazine internazionali, da noi la narrazione prevede altri ospiti, altre cronache, altri orizzonti.
Chissà se questa (prevista) contrazione dei numeri porterà ad affrontare a fine stagione una discussione seria su una politica dell’accoglienza che sappia coniugare meglio cifre e qualità, proposte e servizi all’altezza. Per intercettare più e meglio i flussi internazionali e invertire così la parabola della crisi.

 

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