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L’estinzione del Cretaceo: non solo dinosauri

K-T. Due lettere, messe così, che a molti sembrano banalmente un tentativo fallito di ripetere l’alfabeto. Per gli appassionati di paleontologia, invece, quelle due lettere rappresentano una sigla, ovvero “Cretaceous–Tertiary extinction”, detta anche “Cretaceous–Paleogene (K–Pg) extinction”, una delle cinque cosiddette “estinzioni di massa” (eventi nei quali più del 50% delle specie esistenti si sono estinte in tempi geologicamente rapidi). Avvenuta circa 66/65 milioni di anni fa, essa è nota soprattutto tra i neofiti come “l’estinzione dei dinosauri”, dato che le “lucertole terribili” conclusero il loro “regno” con questo evento; segna anche l’inizio del Paleogene, il primo dei periodi nei quali è divisa l’era Terziaria.

Innanzitutto, ci sta da dire che non tutti i dinosauri si estinsero in quell’evento: molti di loro erano già considerabili fossili. Pensiamo ad esempio a tutti gli stegosauri (famiglia Stegosauridae), scomparsi circa 140-136 milioni di anni fa e dunque molto prima dell’evento; oppure anche al famigerato antagonista (nella sua “antiquata forma rettiliana”) di “Jurassic Park”, il Velociraptor mongoliensis, scomparso almeno 5 milioni di anni prima del K-T. Inoltre, è stupido definire un gruppo così eterogeneo come “inadatto”: i dinosauri erano molto diversificati ed erano perfino presenti specie in zone fredde o grandi quanto una lucertola! Semplicemente, nelle estinzioni di massa non conta molto se sei generalista (“adatto un po’ a tutto”) o specialista (“adatto” solo a determinate condizioni ambientali). Qualche esperto poi potrà anche ribattere che tecnicamente i dinosauri potrebbero essere considerati non estinti, data la presenza degli uccelli loro discendenti; molti infatti distinguono “dinosauri non aviani” dai “dinosauri aviani”, indicando con quest’ultimo termine proprio gli uccelli.

Come però già detto, in un’estinzione di massa più del 50% delle specie esistenti scompare. E i dinosauri non furono gli unici ad estinguersi: varie forme di vita non sono riuscite a passare il limite K-T. Tra di esse ricordiamo: le ammoniti (molluschi cefalopodi, alcuni dei quali somiglianti molto a specie attuali del genere Nautilus; in quel periodo erano presenti le cosiddette “eteromorfe”, dato che le forme più “semplici” morfologicamente erano già estinte da tempo); gli pterosauri (un ordine di rettili erroneamente considerati come “dinosauri volanti” dai non esperti, nei quali inseriamo pure la famiglia dei pterodattili che si era già estinta circa 40 milioni di anni prima del K-T); le rudiste (particolari molluschi bivalvi che costituivano “l’ossatura” delle piattaforme carbonatiche del periodo); i mosasauri, da non confondere con i mesosauri, vissuti dai circa 300 ai 270 milioni di anni fa, e i plesiosauri (entrambi sono gruppi di rettili estinti adattati alla vita acquatica); infine, alcune globotruncane (foraminiferi ovvero microscopici organismi), che sono state molto utili a livello stratigrafico, dato che sopra di esse sono presenti livelli di iridio molto elevati in alcune zone della Terra (tra queste zone ricordiamo un sito a Gubbio, dalla cui analisi è stata ipotizzata la teoria principale sulle cause dell’estinzione). Difatti l’iridio è un materiale che è poco presente sulla superficie terrestre, ma è molto concentrato negli asteroidi.

Proprio l’ipotesi di un impatto da asteroide che avrebbe sollevato polveri sottili ed oscurato l’atmosfera, con conseguente blocco della fotosintesi, abbassamento della temperatura e piogge acide che hanno impattato soprattutto gli oceani e gli organismi con gusci di carbonato di calcio, l’ipotesi al momento più accreditata per spiegare l’evento di estinzione. Altre ipotesi coinvolgono anche i cosiddetti “trappi del Deccan” e le loro eruzioni avvenute in quel periodo, un insieme di più impatti o un mix di cause nel quale è comunque presente il “colpo” inferto dall’asteroide. Grandi perplessità sovvengono cercando di spiegare come mai alcuni fenomeni abbiano impattato solo determinati gruppi, ma “lasciato proliferare” altri (ad esempio i coccodrilli).

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Se ci sono dubbi sulle cause, non ce ne sono invece riguardo gli effetti dell’evento; l’estinzione dei gruppi sopracitati ha portato ad una cosiddetta “radiazione adattiva”, soprattutto per quanto riguarda i mammiferi. Sebbene fossero già presenti ai tempi del “regno dei dinosauri”, essi “sfruttarono” la scomparsa delle “lucertole terribili” per diversificarsi e “occupare” nicchie ecologiche lasciate libere. Proprio grazie a questo fenomeno “verrà alla luce” anche il gruppo dei primati, del quale noi facciamo parte.

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*BsC in STeNa e specializzando in Scienze della Natura presso “La Sapienza” di Roma

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