CULTURA & SOCIETA'

L’isola e il tanto verde: il 70% della superficie di Ischia è ricoperta da pinete, boschi e campagne da curare meglio

IL “MOSTRO” SACRO - La Sovrintendenza, fino a quando conserva sull’isola d’Ischia e nelle altre località dalle potenzialità ambientali simili a quelle della nostra Isola Verde il potere di bloccare qualsiasi progetto di bonifica e rilancio del territorio con positivi riflessi sull’economia del paese, non ci sono studi filosofici e trattati sull’ambiente che tengono per averla vinta sul “nemico” storico che andrebbe abolito

L’isola d’Ischia non può “morire” di troppo verde. La sua straripante vegetazione, dal Monte di Campagnano fino al Monte di Sant’Angelo attraverso l’intero suo territorio boschivo, a valle e campagnolo, classifica l’isola Verde, è proprio il caso di dirlo, nei primi posti nel novero di quelle località insulari e non solo con insediamenti abitativi ed a larga macchia verde, almeno nell’area mediterranea.

Insomma Ischia, da sempre è un’isola “green” e rimane tale col suo 70% di vegetazione in lungo ed in largo, nonostante le ingiustificate grida d’allarme dei soliti visionari di Ischia e fuori di essa, che vedono l’isola sempre più meno verde del giorno precedente. Evidentemente questi “ecologisti” da strapazzo non si accorgono che sono affetti da vista corta e quindi difettosa e propensi a non ammettere che l’isola di verde ne ha fin sopra i…capelli. “I percorsi ecologici, agrituristici e botanici dell’isola d’Ischia: dai boschi del monte Epomeo alla campagna di Piano Liguori. I fiori e le piante rare delle ville e dei parchi. Il palazzo reale, il castello aragonese, villa Walton, villa Arbusto e le pinete di Ischia e di Fiaiano. I rimedi naturali delle acque e delle erbe. Le vie del vino, dalla coppa di Nestore alle antiche cantine. Un viaggio affascinante attraverso una natura generosa, alla scoperta del rarissimo papiro delle fumarole una pianta esotica che cresce spontaneamente solo ad Ischia in prossimità di una fumarola vulcanica sul monte Rotaro o della Puya Bertoliana, una pianta di Villa Walton che fiorisce ogni 25 anni.

Un sostegno indispensabile per conoscere Ischia e apprezzare la sua natura più profonda e segreta.” E’ la presentazione al libro “Ischia Verde” di Giuseppe Sollino prematuramente scomparso, valente botanico ischitano, collaboratore dell’Istituto di entomologia agraria e del dipartimento di arboricoltura, botanica e patologia vegetale dell’Università Federico II di Napoli. Si Nel fulgore della sua professione si era nteressatop dei problemi ambientali del territorio e del recupero delle aree mediterranee degradate. Chi meglio di lui potevs affermare e spiegare a livello naturale e scientifico la “ricchezza” arborea della nostra isola con la bellezza della flora accompagnata da testimonianze archeologiche stagliate nel tempo e divenute elementi indicatori della storia antica del nostro territorio. Lo scomparso Sollino lo aveva fatto, L’isola d’Ischia in tutta la sua ampiezza è ricoperta da un evidente “tappeto verde” a larghe macchie di fiorente vegetazione di bassa, media ed alta dimensione che sta a vivacizzare un territorio che meriterebbe a tempo, programmati monitoraggi per verificarne la linea vitale di ogni singola pianta sulla quale la natura da sola compie il processo di crescita.

Purtroppo la mancanza di cura totale da parte dei Comuni, Provincia e Regione, del nostro patrimonio boschivo e vegetativo in generale lungo la costa ed all’interno dell’isola, determina una progressiva involuzione dello stato di benessere delle fasce verdi che segnano il nostro paesaggio visto da mare. Chi ammira l’isola da lontano con visione a largo raggio, scopre la “bella Ischia” avvolta in modo uniforme da un immenso manto verde la cui tonalità del colore varia a seconda dell’evolversi dell’atmosfera nell’aria, lasciando nell’osservatore frastornato la sensazione di trovarsi di fronte ad una gigantesca isola disabitata con sola vegetazione rigogliosa e tutta da scoprire. Ma mano a mano che l’occhio dell’osservatore si avvicina, lo scenario cambia sensibilmente ed assume la dimensione e le forme reali di un’ isola del nostro tempo ove la natura controllata dalla mano e dalla mente dell’uomo presenta deficienze evidenti alternate a realtà accettabili ma pur sempre prive del rispetto che è dovuto ad una terra baciata dal Signore.

In sostanza appare chiara una marcata disparità fra aree urbane a notevole densità abitativa e aree agricole e boschive a larga estensione fino alle falde dell’Epomeo e lungo il perimetro dell’isola con tanto verde che nelle zone collinari che dall’interno scendono verso il mare finisce col diventare verde in esubero. Poichè il verde non è mai abbastanza per un’isola come la nostra immersa nella natura, quello di troppo, non dico che bisogna eliminarlo, anzi, al contrario. Su di esso bisogna intervenire affinchè non diventi erbaccia da degrado ambientale. I teorici della pianificazione del territorio impiegano fiumi di parole in concetti troppi elaborati per essere messi in pratica e spesso cozzano contro il muro eretto da Enti pubblici per la tutela dell’ambiente come ad esempio la Sovrintendenza che fino a quando conserva sull’isola e nelle altre località con le stesse potenzialità ambientali della nostra Isola Verde, il potere di bloccare qualsiasi progetto di bonifica e rilancio del territorio con positivi riflessi sull’economia del paese, non ci sono studi filosofici, trattati sull’ambiente che tengono per averla vinta sul “nemico” storico, la Sovrintendenza, che non ci permette di fare salti di qualità. Gli antichi caseggiati costruiti dai nostri antenati lungo la costa e sulle spiagge senza farsi scrupolo di deturpate il paesaggio, rappresentano un punto fermo della nostra architettura mediterranea storica che difendiamo con orgoglio.

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Sarebbero guai se a qualche architetto nostrano venisse in mente di progettare la costruzione una seconda Torre di Michelangelo sotto i dirupi sulla spiaggia pietrosa di San Pancrazio o sotto i costoni a terriccio della Scarrupata. Non accadrebbe niente invece se ischitani coscienziosi e di buona volontà manomettessero allo scopo di bonificare la zona, grosse macchie di erbaccia passata dai soliti “ecologisti” da strapazzo per “aree verdi” da tutelare a beneficio di zone ambientali intoccabili. Qui occorre una “rivoluzione” ambientale, altro che pianificazione territoriale del cavolo. Gli “ecologisti” nulla facenti ischitani di un’altra Ischia, supportati dai loro “colleghi” della terra ferma, pigliassero visione della nostra costa dove a strapiombo sul mare si stagliano pezzi di terrapieni ricoperti di grossi cespugli fino alla sommità per poi pianificare verso l’interno diventando col sole, la pioggia ed il vento inguardabili macchie di verde scolorito simile ad erbaccia da sradicare. Lo facciano. Sarà un provvidenziale arricchimento per la propria cultura…dell’ambiente.

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