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Metti una vendemmia a casa di Alice

Di Malinda Sassu

Strano destino quello di Alice Iacono. Strano ma bello, movimentato, fatto di incontri e di chilometri macinati su e giù per l’Italia. Di sogni ma anche di certezze sul suo futuro, nonostante la giovanissima età. Quando si dice che non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma è solo nostro ciò che vi mettiamo dentro, non si può che pensare a lei, alla sua storia di agricoltura al femminile, saltellando tra uno spettacolo e l’altro. Una cornice dove Alice, puntando solo su sé stessa, ci ha messo veramente di tutto. Dal palcoscenico del teatro alla campagna, dalla vigna di famiglia al bicchiere e, a fare da contorno, solo tempo e dedizione. E passione, tanta passione. Per gli amici e la sua famiglia, soprattutto per il suo vino, quel Bajola che sta conquistando sempre più consensi ed interesse anche all’estero. E poi l’Isola d’Ischia, che la sua terra proprio non è ma che l’ha conquistata sin da subito, quando piccola piccola pigiava l’uva con i piedi. Lo dice lei stessa “l’unico posto che riesco a chiamare casa, alla fine è sempre Forio”. Dove tornare a respirare un patrimonio di tradizioni lasciando alle spalle il caos delle strade di Roma e dedicarsi ai suoi 7500 metri quadrati di “casa”; dove mare e terra si abbracciano forte forte, dando vita ad una natura che trae forza dal mare e che regala ogni volta panorami e realtà vitivinicole sempre diverse, speciali, uniche. Bajola è tra queste, il primo vigneto in Campania ad aver ottenuto il riconoscimento biologico, dallo scorso anno anche biodinamico e simbiotico. Non poteva essere altrimenti, perché sembra naturale piantare l’uva in questa zona. Così, a fianco delle più tradizionali Biancolella e Forastera, qui al contrario si coccola il profumato Sauvignon Blanc e il Vermentino, vengono coltivati Viognier, Malvasia e Pinot Bianco o i più sperimentali Incrocio Manzoni e Riesling Renano. In vigna, tutto si può fare. Caparbia quanto professionale, Alice ha in testa sogni e desideri da realizzare: prima di tutto il fuoco dell’arte che l’ha portata lontana da casa per ritrovarsi a Roma, a calpestare le tavole dei palcoscenici teatrali; per poi tornare e donare nuova luce alla proprietà di famiglia, con quel vino giallo come il sole di Forio. Poco importa se non ha (ancora) alle spalle il grande lavoro di conoscenza del padre; è difficile arrivare al “virtuosismo enologico” di Francesco Iacono ma Alice lo sa, ne è conscia e quasi contenta di aver trovato la sua strada, tutta da sola. D’altronde, anche questa è arte. “In realtà ho sempre pensato che anche mio padre fosse un artista” racconta “e quindi non riesco a vedere le due cose totalmente separate; mia madre è una pittrice e mio fratello ha preso da lei la passione per il disegno e per la pittura. Non ho mai visto questa manualità in me, né la genialità nella scienza di mio padre, anzi; però ho sempre pensato che la sua presenza nell’azienda fosse tanto artistica rispetto alle altre persone che vedevo, per cui ho cercato di dare il mio contributo insieme a lui in un altro modo”.

aliceiacono

In punta di piedi, a cavallo tra tradizione e innovazione, tra storia e dedizione, tra saperi e l’esperienza del papà Francesco nasce il “sogno visionario” di Alice Iacono e di Bajola. La stagione 2016 ha un sapore tutto particolare, una vendemmia delle emozioni: “Questa del 2016 è stata la prima che faccio in maniera del tutto personale. È stata una vendemmia tra amici, o meglio tra amici a casa” come confida serenamente “c’erano mio padre e mia madre, mancava solo mio fratello ma erano con noi mio cugino Ciro e poi Natale Sessa, senza il quale non riusciremmo davvero a far nulla, è lui quello che mi dà una mano quando non ci sono io o papà. È lui il nostro riferimento, lui ha le chiavi, è il nostro San Pietro. È stata comunque un’esperienza meravigliosa, le due giornate più faticose dell’anno poiché abbiamo unito alla vendemmia, l’imbottigliamento del Bajola 2015”. Le previsioni per quest’anno, sono comunque votate all’ottimismo, nonostante una stagione davvero balorda e imprevedibile dal punto di vista climatico. Confortata e supportata da papà Francesco, impegnato nel frattempo in un progetto di architettura ambientale a chilometro zero che vedrà protagoniste le famose “parracine”, Alice traccia intanto un primo bilancio di quello che sarà Bajola 2016: “Coltiviamo varietà non locali per cui molto più precoci: abbiamo vendemmiato tra fine agosto e inizi di settembre, in una stagione che obiettivamente non è proprio stata tra le migliori ma siamo relativamente contenti. Diciamo che, per il momento, non c’è ancora molta concentrazione, non è sapida al punto giusto ma è presto per dirlo, a Natale sapremo dire qualcosa di più. Abbiamo cercato di vendemmiare separatamente le 4 varietà che abbiamo, per poi unirle tutte insieme. Una vendemmia durata appena 5 giorni, per raccogliere poco più di un ettaro di vigna. Siamo partiti da una varietà e quando questa ha iniziato a fermentare, siamo andati a finire gradualmente con l’ultima, l’incrocio Manzoni. Questo ha fatto sì che iniziasse una fermentazione bella, spontanea, tumultuosa, senza problemi, che quest’anno non ha mai superato i 28 gradi, mentre gli altri anni siamo arrivati anche a 32, 33 o 34 gradi.  Dal punto di vista aromatico, quindi, è molto più fine rispetto agli altri anni, quando il vino in fermentazione prendeva dei profumi un po’ troppo solari, per dire. E abbiamo ottenuto 30 ettolitri che non è pochino per noi, dovrebbero essere circa 4000 bottiglie”.

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Il vino si fa in vigna a Bajola, tradizione e innovazione si sposano perfettamente in questa piccola e preziosa azienda che lavora con metodi del passato, lasciando che parli la terra e non l’enologo, dove la passione è data dall’amore per il territorio e per il vino. E intanto, il mercato di Bajola cresce: a novembre Alice Iacono sarà insieme ad altri giovani viticoltori, in una grande rassegna che punterà i riflettori per due giorni sulle piccole produzioni, sul palcoscenico di Eataly a Roma.  Più in generale, e con orgoglio, racconta anche della nuova avventura di Bajola negli Stati uniti, precisamente a New York, Los Angeles e San Francisco “Iniziano a chiamarci per delle degustazioni o per delle mini verticali. Con le prime bottiglie a fine ottobre si sbarca in America con Giovanni Palombo, un giovane importatore di 35 anni, entusiasta del nostro vino e forse arriveremo in Australia e nel Regno Unito”. Tutto questo, e altro ancora, mentre papà Francesco si dedica al problema principale dell’Isola, la flavescenza e il mal dell’esca: “Con alcuni produttori stiamo cercando di attivare un gruppo, non di studio ma un gruppo che coinvolga il più grande vivaista al mondo, i vivai cooperativi di Rauscedo e il prof Attilio Scienza, per un approccio un pochino più ampio.” racconta Francesco Iacono “Visto che sono 2700 anni che qui si coltiva la vite, sembra che sia un problema dovuto alla stanchezza del terreno, nella sua naturalità e fertilità. Si potrebbe pensare ad un ritorno al vivaismo locale, lavorare con materiale nostro, fare gli innesti. Gli impegni professionali sono tanti ma cerco di esserci quando serve: ci tengo, è la mia isola”. Ed è ormai anche l’isola di Alice, il suo sogno e anche la sua casa. Se sia meglio Forio e i suoi colori o il palcoscenico dei teatri romani, risponde che nella vita non potrebbe fare altro che l’attrice: “So che di questo potrei viverci ogni giorno felice, con tutte le difficoltà che questo mestiere comporta ma se consideri che il mio sogno è sempre stato quello di andarmene, di andare non so dove ma per poi tornare e dire ce l’ho fatta, beh si può fare, e in realtà Forio e il teatro li associo davvero tanto”.

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