CRONACAPRIMO PIANO

Molinaro “smonta” il sistema Capri, nessuna Tangentopoli

Cinque condanne ed un’assoluzione per il processo legato ai presunti illeciti commessi sull’isola azzurra, ad uscire immacolato è l’architetto dei vip Genny Della Rocca, difeso dall’avvocato ischitano: cade anche la contestazione di associazione per delinquere

Un processo che per l’intera sua durata ha fatto parlare e non poco, vuoi perché si parlava di una vera e propria Tangentopoli e di un sistema corruttivo che sarebbe stato ramificato e addirittura scientifico e vuoi perché la location dove tutto questo sarebbe accaduto è l’isola di Capri, una delle località turistiche più apprezzate del pianeta. Un lungo processo che ha avuto anche protagonisti ischitani o che sono stati comunque in un recente passato legato a Ischia che si è concluso con il bilancio di cinque condanne ed una assoluzione. Tra i condannati il tecnico comunale ed altri quattro imputati ma la sentenza dispone in maniera definitiva che il cosiddetto “sistema Capri” sull’isola azzurra non esistesse. Non è un caso che secondo il tribunale non abbia valenza la tesi della pubblica accusa, al punto che caduto anche il resto più “consistente” contestato che era quello di associazione per delinquere. Nessuna finalità associativa, dunque, le responsabilità per il tribunale sono da attribuire ai singoli: non c’era dunque nessun accordo, cartello o intreccio criminoso che vedesse coinvolte un insieme di persone.

Ad essere assolto è stato Genny Della Rocca, conosciuto per essere il tecnico dei vip, che era rappresentato dagli avvocati Bruno Molinaro ed Emilia Granata, che con la loro strategia difensiva hanno sempre sostenuto con forza la sua totale estraneità dei fatti riuscendo a convincere i giudici che non a caso hanno mandato assolti il loro assistito con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”. 

Il risultato portato a casa dall’avvocato Molinaro laddove si consideri quello che era lo stato dell’arte con il quale si è sviluppato questo processo: Le accuse, in verità, erano gravissime e spaziavano dall’associazione per delinquere alla concussione ambientale nelle forme più varie. L’associazione per delinquere è caduta per tutti gli imputati, sicché, vista la sentenza in controluce,deve dedursene che il Tribunale abbia ritenuto l’insussistenza del cosiddetto “Sistema Capri“, avendo affermato le sole responsabilità dei singoli, fra cui quella del tecnico comunale Mario Cacciapuoti, addetto al paesaggio, condannato a 5 anni per episodi di concussione e tentata concussione in danno di privati. Il Tribunale ha anche dichiarato, con la lettura del dispositivo,”l’estinzione del rapporto di lavoro” del Cacciapuoti con il Comune, che per il tecnico rappresenta sicuramente una brutta mazzata.

E’ questo dunque l’epilogo del processo di primo grado sulla tangentopoli caprese, nata da una inchiesta della Procura di Napoli (coordinata all’epoca dai pubblici ministeri Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto) relativa a mazzette ed utilità che sarebbero state corrisposte al funzionario comunale Cacciapuoti per la concessione di titoli abilitativi inerenti a pratiche edilizie sull’isola azzurra, alcune delle quali curate da Genny Della Rocca. La prima sezione del Tribunale di Napoli, Collegio A, presieduto da Maurizio Conte e composto dai giudici a latere Federico Somma (giudice ad Ischia per diversi anni, ecco un altro sia pur tenue legame di questo procedimento con la nostra isola) e Antonia Napolitano Tafuri, oltre a condannare il tecnico comunale Cacciapuoti a 5 anni di reclusione, ha anche condannato il marmista caprese Ciro di Capua, accusato di aver contattato le vittime, a tre anni di reclusione. Non finisce qui, è stato inoltre condannato anche l’ex comandante della Stazione dei Carabinieri di Capri Michele Sansone a 5 anni di reclusione, il maresciallo della Guardia di Finanza Pasquale Franco, all’epoca dei fatti vice comandante della Tenenza di Capri, a un anno di reclusione (peril reato di accesso abusivo a sistema informativo) ed infine Francesco Verardi, imprenditore nautico, a due anni e otto mesi di reclusione. Insomma, mazzate su tuttii  fronti tranne che per l’assistito di Molinaro uscito assolutamente immacolato.

Si chiude così un complesso ed articolato processo di primo grado, l’accusa tendeva a dimostrare che proprio Della Rocca sarebbe stato favorito dall’ufficio tecnico comunale caprese al fine di ottenere qualche incarico. La formula è stata la più ampia, “perché il fatto non sussiste”

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Nella sua arringa per Della Rocca, assolto – lo si ripete – da tutte le accuse, l’avvocato Bruno Molinaro ha ricordato che l’inchiesta è nata da una serie di denunce relative a presunte corsie preferenziali garantite dal tecnico comunale al Della Rocca: denunce manifestamente infondate (come ritenuto già in sede cautelare dal gip e dal Tribunale del Riesame di Napoli che su questo avevano già espresso un chiaro orientamento) presentate alla Procura da pochi tecnici antagonisti, desiderosi di far fuori dalla piazza Della Rocca, loro scomodo concorrente,all’evidente scopo di accaparrarsi la sua clientela. L’avvocato ischitano, dopo aver dimostrato, con articolate argomentazioni difensive,che Genny Della Rocca non ha mani beneficiato di alcuna corsia preferenziale nella trattazione delle sue pratiche, ha poi aggiunto che “Non vi è una sola telefonata intercettata in cui il Della Rocca abbia avuto un solo contatto con il Di Capua ed anche con lo stesso Cacciapuoti. Non vi è stata nessuna intercettazione ambientale da cui risulti che il Di Capuae il Cacciapuoti abbiano avuto un qualche colloquio ‘in presenza’ con il Della Rocca. Eppure, le attività di monitoraggio sono state intense e di lunga durata. Il cellulare del Della Rocca è stato sequestrato ed i contenuti digitali dei suoi computer sono stati passati al setaccio con inusitato rigore … in pratica rovesciati come un calzino. Per ben 4 volte la casa e lo studio sono stati perquisiti. La Polizia Giudiziaria ha portato via fascicoli e rubriche telefoniche. Non è stata rinvenuta una sola traccia di un solo contatto, anche occasionale, con il Di Capua e con il Cacciapuoti nelle vicende considerate. Per di più, dal telefono sequestrato non è emerso nemmeno che il Della Rocca avesse il numero del Di Capua in rubrica. Il Della Rocca non ha mai acquistato o fatto acquistare, dai suoi clienti, privati o società, una sola lastra di marmo o di granito dal Di Capua, in oltre 40 anni di attività. Il Della Rocca ha un unico conto corrente bancario. Nessuna verifica ha consentito di accertare, nel periodo considerato, ed anche in seguito, movimenti di danaro sospetti o prelievi di denaro in contante”. Insomma un lungo, accurato e minuzioso excursus cronologico e di fatti e circostanze per dimostrare come il suo assistito fosse completamente avulso da ogni vicenda relativa alle contestazioni mosse agli altri imputati.

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L’avvocato Bruno Molinaro

Dal canto suo il pubblico ministero era di ben altro avviso e non a caso aveva spiegato: “A mio avviso Cacciapuoti è penalmente responsabile perché se pure Della Rocca fosse stato (sia … e non lo metto in dubbio) Le Corbusier, non avrebbe dovuto dire … se non nominate Della Rocca vi blocco la pratica. Della Rocca è stato beneficiario di questa condotta”. Un riferimento che tra l’altro non aveva scomposto affatto Bruno Molinaro che così aveva replicato con decisione: “Il Della Roccanon è certamente Le Corbusier. Ci mancherebbe altro! Tuttavia – mi sia consentito dirlo – non è nemmeno l’ultimo arrivato. Si è laureato in ingegneria con il voto di 110 e lode. Ha maturato importanti esperienze non solo a Capri, dove ha uno studio con il quale collaborano quattro validissimi architetti, ma anche all’estero, avendo lavorato, per oltre vent’anni, in Russia, in Svizzera ed in altri paesi. In Russia, per l’esattezza, è contitolare, sin dagli anni 90,di uno studio tecnico e tra i pochissimi italiani abilitato ad operare sulle facciate degli edifici. Ha frequentato con successo, presso il Consorzio del Politecnico di Milano, sia i corsi di alta formazione professionale per acquisire competenze specialistiche su come progettare funzionalmente ed esteticamente la luce (lighting designer), in ambienti esterni ed interni, sia quelli di Hotellerie, Restaurant e Caffè per progettare ed arredare  locali e spazi innovativi. Il Della Rocca, infine, ha lavorato e continua a lavorare con 4 architetti di fama mondiale, come Massimiliano Fuksas, Matteo Thun, Michele Bonan e Jacques Garcia. Il sistema Capri, dunque, non esiste…è un castello di sabbia”.

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