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Notti violente: “Adesso non demonizzate il by night”

di Laura Cipullo

 

Il sabato sera, si sa, rappresenta per i più il momento della settimana in cui ci si può tranquillamente dedicare al divertimento e allo svago senza il pensiero di doversi svegliare presto l’indomani per andare a lavorare o a seguire le lezioni scolastiche ed universitarie. C’è chi sceglie di andare al pub, in un bar a bere qualcosa con gli amici o a scatenarsi in discoteca fino a tarda notte. Pur trattandosi di scelte differenti, appartenenti a modi diversi di intendere il divertimento, sono tutte validissime finché, complice qualche bicchiere di troppo, non sfociano in litigi che, troppo spesso, si trasformano in vere e proprie risse. E’ quello che è successo sull’isola nella notte tra sabato e domenica, quando ben due violente risse sono scoppiate rispettivamente a Casamicciola Terme e ad Ischia. Nel primo caso, sarebbero state coinvolte addirittura una trentina di persone, nel secondo, invece, pare che i ragazzi protagonisti della rissa siano stati tutti giovanissimi. Si tratta di fatti molto gravi, che sempre di più balzano agli onori della cronaca lasciando un senso di amarezza e perplessità. Spesso, quando avvengono questi episodi, si tende a puntare il dito contro i locali notturni accusati di restare aperti fino all’alba e di somministrare troppi alcolici. Ma cosa ne pensano le persone che lavorano nel campo del divertimento notturno e quali sono le politiche di sicurezza che adottano nei propri locali? Per scoprirlo, abbiamo raccolto le testimonianze di Marcello Bondavalli, proprietario del Valentino e di Gianmarco Balestrieri, noto organizzatore di serate e manager dell’agenzia Ellegi Spettacoli.

«Per quanto riguarda le risse sono stato informato da terzi, perché il Valentino era chiuso per cui ero in casa mia, però posso dire che per la rissa avvenuta fuori al Blanco si tratta di un gruppo di ragazzi che sono stati ripresi tante volte dalle mie telecamere e che sono stati anche denunciati, tant’è vero che non sono più i benvenuti da noi, non li facciamo più entrare nel locale da qualche tempo» ha esordito Marcello Bondavalli. E’ un gruppo di ragazzi proveniente da Lacco Ameno che causa spesso risse nei locali, sono sempre gli stessi. Sono recidivi, chi sa perché a litigare sono sempre le stesse persone, qualunque sia il motivo: una donna, una parola di troppo, e così via».

Parlando, poi, della delicata questione inerente alla sicurezza all’interno dei locali e alla somministrazione di alcolici, il noto imprenditore ha spiegato: «Noi non serviamo alcool ai minori, abbiamo dei cartelli esposti. Lo diciamo e lo facciamo. Quando organizziamo le serate per i giovanissimi come i Mac-P, all’ingresso viene richiesto un documento che comprovi la maggiore età dei ragazzi e se anche riuscissero ad avere il ticket alcolico in altre serate, il barista, se un ragazzo gli sembra troppo giovane, non gli serve alcool. In generale, comunque la nostra politica è quella di non servire alcoolici durante le serate dedicate ai più giovani. Cerchiamo di essere molto precisi, anche perché ci sono delle pene molto pesanti per chi serve alcool ai minorenni. Per quanto riguarda gli adulti, invece- ha continuato- nella discoteca è più difficile individuare le persone che già da ubriache chiedono altri drink. Diciamo che, teoricamente, le persone alticce di solito vengono accompagnate fuori, però il barista non riesce sempre ad accorgersi se il cliente è già brillo, la persona deve essere proprio in stato di ubriachezza molesta per essere chiaramente riconoscibile e allontanata. Per quanto riguarda poi gli orari di somministrazione di alcolici, noi ci atteniamo alla legge secondo la quale oltre le tre di notte non possono più essere serviti alcolici ai clienti. Facendo poi un parallelo con il passato, il proprietario del Valentino ha precisato: possiamo sicuramente dire che i giovani di oggi bevono molti più alcolici e che c’è stato un incremento soprattutto tra le ragazze».

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La seconda testimonianza è quella di Gianmarco Balestrieri organizzatore di serate che lavora essenzialmente con un pubblico di giovanissimi, che ha spiegato: «Nel mio caso, avendo soprattutto un target scolastico, quindi Mac-P e feste simili, si opera una differenziazione alla porta tra maggiorenni e minori ai quali non vengono date consumazioni alcooliche e anche se ci sono ragazzi sprovvisti di documenti, seppur fisicamente si portano più adulti, gli rilasciamo solo ed esclusivamente consumazioni analcoliche. Poi, oltre al controllo effettuato alla porta, le stesse persone al bar tendono comunque a verificare ulteriormente i documenti. Non so quello che succede negli altri locali, dove magari si potrebbe dare per scontato che ci siano solo maggiorenni, in quanto si lavora sostanzialmente con un pubblico più adulto, ma conoscendo i proprietari delle discoteche posso dire che sono delle persone che ci tengono particolarmente a questo tipo di cose, per cui saranno sicuramente molto attenti».

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Per quanto riguarda le differenze tra i giovani di ieri e di oggi Balestrieri sembra trovarsi d’accordo con Bondavalli «Posso affermare che negli anni il consumo di alcool tra i ragazzi è fortemente aumentato, ad esempio c’è una differenza abissale tra i ragazzi dei miei tempi e quelli di oggi. All’epoca noi passavamo una serata in discoteca per divertirci e magari per conoscere qualche ragazza o ballare con gli amici. Di certo anche oggi le forme di divertimento non sono legate solo all’alcool, ma quella di bere alcolici è comunque una tendenza che si sta diffondendo tra i giovani. C’è comunque da dire che questo non è un fenomeno legato esclusivamente alle discoteche- ha sottolineato Balestrieri- perché i ragazzi che intendono fare abuso di alcool oppure assumere sostanze stupefacenti lo fanno anche all’esterno delle discoteche, non lo fanno solo ed esclusivamente all’interno dei locali. In effetti- ha detto concludendo- è una tendenza che non credo sia imputabile alle discoteche di per sé, ma alle compagnie o alla poca attenzione dei genitori nei confronti dei propri figli. Demonizzare la discoteca come luogo di perdizione credo che sia sbagliato, penso sia piuttosto un fatto legato all’ educazione e alla cultura dei ragazzi di oggi».

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